La Fed lascia i tassi invariati, ma nello statement e nelle parole del Presidente Powell, si intravedono chiaramente i segnali del prossimo rialzo del costo del denaro.
Nello statement si legge “Gli indicatori dell’attività economica e dell’occupazione hanno continuato a rafforzarsi. I settori più colpiti dalla pandemia sono migliorati negli ultimi mesi, ma sono stati colpiti dal recente forte aumento dei casi di COVID-19. I guadagni di posti di lavoro sono stati solidi negli ultimi mesi e il tasso di disoccupazione è notevolmente diminuito. Gli squilibri dell’offerta e della domanda legati alla pandemia e alla riapertura dell’economia hanno continuato a contribuire a livelli elevati di inflazione. Le condizioni finanziarie complessive rimangono accomodanti, riflettendo in parte le misure politiche a sostegno dell’economia e del flusso di credito alle famiglie e alle imprese statunitensi. Il percorso dell’economia continua a dipendere dal corso del virus. Si prevede che i progressi nelle vaccinazioni e un allentamento dei vincoli di fornitura sosterranno i continui guadagni dell’attività economica e dell’occupazione, nonché una riduzione dell’inflazione. Permangono rischi per le prospettive economiche, anche da nuove varianti del virus. Il Comitato cerca di raggiungere la massima occupazione e inflazione al tasso del 2 per cento nel lungo periodo. A sostegno di questi obiettivi, il Comitato ha deciso di mantenere l’intervallo target per il tasso sui fondi federali da 0 a 1/4 per cento. Con un’inflazione ben al di sopra del 2 per cento e un mercato del lavoro forte, il Comitato prevede che presto sarà opportuno aumentare la fascia obiettivo per il tasso sui fondi federali. Il Comitato ha deciso di continuare a ridurre il ritmo mensile degli acquisti netti di attività, portandoli a termine all’inizio di marzo. A partire da febbraio, il Comitato aumenterà le sue disponibilità di titoli del Tesoro di almeno $ 20 miliardi al mese e di titoli garantiti da ipoteca di agenzie di almeno $ 10 miliardi al mese. La Federal Reserve, nel valutare l’atteggiamento appropriato della politica monetaria, il Comitato continuerà a monitorare le implicazioni delle informazioni in entrata per le prospettive economiche. Il Comitato sarebbe pronto ad adeguare opportunamente l’orientamento della politica monetaria qualora emergessero rischi che potrebbero impedire il raggiungimento degli obiettivi del Comitato. Le valutazioni del Comitato terranno conto di un’ampia gamma di informazioni, comprese le letture sulla salute pubblica, le condizioni del mercato del lavoro, le pressioni inflazionistiche e le aspettative di inflazione e gli sviluppi finanziari e internazionali”.
Un chiaro messaggio che riflette la volontà di alzare il costo del denaro nelle prossime riunioni, come confermato anche da Jerome Powell in conferenza stampa. Nonostante il Governatore segnali ancora la presenza di rischi e incertezze per l’economia, sembra prevalere, all’interno del board, la volontà di combattere l’inflazione ad ogni costo, inflazione che, secondo la Fed, potrebbe rimanere alta anche per un periodo più lungo di tempo. E mentre il mercato del lavoro ha fatto registrare un netto miglioramento, Powell ha ribadito che la pandemia potrebbe ancora avere un impatto sull’occupazione nel medio termine. In ogni caso però, l’economia Usa non ha più bisogno di supporto e di liquidità. Per tale ragione continua la riduzione degli acquisti di titoli, da 40 miliardi a 20 a partire dal primo febbraio, sui treasuries, e da 20 a 10 miliardi di Mbs, i mortgage back Securities, ovvero mutui garantiti da ipoteca.
Tra le righe però il Presidente della Fed non dimentica di dire che esistono ancora margini di incertezza e per questa ragione si deve navigare tenendo in considerazione il fatto che i rischi possono venire da ogni parte, non tralasciando quindi neanche l’ipotesi di un rallentamento economico. Nonostante questo, la Fed sembra però orientata ad alzare il costo del denaro per combattere l’inflazione anche in presenza di questi rischi. Ma questi rischi non sembrano frenare il board della Fed che pare deciso a restringere i cordoni della borsa e alzare i tassi anche ripetutamente.
I mercati hanno reagito, nel breve termine decorrelandosi tra di loro, nel senso che le borse hanno ceduto il terreno che avevano recuperato in mattinata ieri, chiudendo in rosso mentre sui cambi non si è vista la forza dello Jpy o del franco svizzero. Anzi, entrambi hanno perso contro divisa Usa in ragione del fatto che sulle valute sembrano prevalere le aspettative sui tassi di interesse, anziché la possibile condizione di risk off che avrebbe dovuto permettergli invece di guadagnare terreno. EurUsd è sceso in area 1.1210 15 e sembra voler attaccare il minimo precedente di fine novembre scorso a 1.1185. Nel caso di violazione anche di tale supporto, per trovare livelli interessanti, si deve risalire al periodo di Maggio 2020 a 1.1000 per trovare un’area di swing interessante. Il Cable ha anch’esso rotto 1.3450 e quota intorno a 1.3430 con i supporti chiave che ora, osservando i grafici daily, sembrano intervenire tra 1.3350 e 1.3365 area. Ma le divise più colpite sono senza dubbio le oceaniche che scendono senza soluzione di continuità, con AudUsd su un supporto minor a 0.7070, ma ancora lontano dai livelli chiave posti in area 0.6980 90, minimi peraltro visti il 3 dicembre dello scorso anno. Al di sotto di tali livelli, i primi punti di swing rilevanti li troviamo a 0.6775 85. NzdUsd si trova a ridosso di un supporto secondario a 0.6600 con obiettivi ancora lontani a 0.6530 40, prime aree veramente rilevanti. UsdCad invece sale con obiettivi di breve a 1.2770 80 area. Detto questo sui cross indicatori di risk off come EurNzd e EurAud, notiamo tentativi rialzisti ma onestamente, il movimento di questi rapporti di cambio pare ignorare la paura che invece si sta diffondendo sull’azionario.
Riepilogando, ci sembra di poter dire che il trend a favore del dollaro, anche se lentamente rispetto a quanto ci saremmo potuti attendere, sta cominciando anche se non tiene conto della possibilità che le valute rifugio, in caso di panico sui listini, possano recuperare terreno. C’è qualcosa di anomalo in tutto ciò.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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