La scorsa settimana potrebbe rappresentare un punto di svolta del 2021. Lo abbiamo ribadito ripetutamente che la chiave dell’andamento dei mercati sarebbero stati dalla Fed e Jerome Powell, vero e assoluto protagonista, di quanto è successo nelle ultime sedute. Ma andiamo con ordine.
Fino a mercoledì scorso, vivevamo in uno scenario fatto di Qe persistente, un’inflazione che non rappresentava alcun pericolo in quanto non era strutturale, materie prime in salita, oro vicino ai punti di rottura rialzista e un mercato azionario persistentemente vicino ai massimi. Congiuntamente i rendimenti dei titoli di Stato decennali, termometro dell’andamento futuro dei tassi, rimanevano deboli e in ribasso dopo i massimi visti ad inizio di aprile. In questo quadro, il dollaro era persistentemente venduto dagli Istituzionali e dai big player, in un trend che appariva ribassista e con poche possibilità di inversione. Da mercoledì sembra che sia cambiato il mondo. Ricorderete che avevamo messo in guardia i nostri lettori, analizzando soprattutto alcuni tassi di cambio, che in questo scenario c’era qualcosa di anomalo che nasceva dalla valutazione degli aggregati macro negli Usa rispetto ad altre aree, come l’Europa, ma anche Canada, e pure Australia e Nuova Zelanda. Avevamo evidenziato che il sentiment fosse pericolosamente sbilanciato contro la divisa Usa, pur avendo la consapevolezza che Jerome Powell potesse insistere nel mantenere una posizione accomodante, per evitare un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato che avrebbero generato un incremento significativo degli interessi da pagare sul debito Usa, ormai giunto oltre il 107% del Pil.
Ci teniamo peraltro a ribadire che a livello sostanziale, da mercoledì ad oggi, non è cambiato nulla in termini di Quantitative easing e sui tassi. Cosà ha generato un repentino ribaltamento del mercato sulla maggior parte degli asset finanziari? Come mai le borse hanno cominciato a scendere, l’oro ha perso circa 170 dollari e il dollaro ha rialzato prepotentemente la testa? La ragione è semplicemente legata ad un overshooting nella comunicazione verbale delle autorità monetarie statunitensi rispetto a quelle di altre paesi.
Prendiamo ad esempio UsdCad, che abbiamo chiamato al rialzo già da un mese almeno, specificando come la comunicazione delle due banche centrali la Boc e la Fed fosse pericolosamente sbilanciata rispetto a dati e aggregati macro che non rispecchiavano l’andamento ribassista del cambio. In Canada, dopo il taglio degli acquisti di obbligazioni (tapering) di 1 miliardo di dollari canadesi al mese, scesi da 4 a 3 miliardi, deciso dal Board della Boc il 21 aprile scorso, i dati macro sull’occupazione hanno subito una brusca frenata, con un +8.2% che rispetto al 5.8% della disoccupazione Usa. Così come il mercato aveva preso male l’ultimo numero pubblicato relativo ai payrolls Usa, comunque positivo a 560 mila nuovi occupati, inferiore di circa 60 mila rispetto al consensus, mentre analogamente in Canada, i contratti part time e a tempo indeterminato facevano addirittura registrare un calo dell’occupazione. Eppure il mercato, almeno quello istituzionale, restava long Cad e short Usd, con 40 mila contratti sul Cot esposti a favore della divisa del paese nordamericano. Mercoledì, pur non essendo cambiato nulla a livello sostanziale, di fatto è cambiato il mondo a livello formale, ovvero di comunicazione verbale, con la Fed che non ha più potuto negare l’evidenza, ovvero un’inflazione salita comunque al 5% sul dato generale e al 3.6% sul dato core, oltre l’1% più alta che in Canada, dove pure il tapering è già partito. Tra le altre cose il Governatore Macklem ha ammesso sempre mercoledì che l’eccessiva forza di Cad rischiava di compromettere la ripresa. E il mercato si è girato violentemente, ma non solo su UsdCad, ma anche su tutti gli atri rapporti di cambio. E di conseguenza quasi tutti gli altri asset ne hanno risentito. Eccezion fatta per i rendimenti dei titoli di Stato Usa, rimasti in area 1.44%. Ergo possiamo dire che è cambiato il mondo perché è cambiato l’approccio della Fed.
Ma durerà questo cambiamento? E se si, cosa accadrà al mercato e al dollaro? Oppure, dopo uno storno, torneremo a risalire sulle borse, sull’oro e i rendimenti dei titoli di stato a scendere? Questa è la domanda chiave da porsi, senza dimenticare che comunque, a livello di aggregati, almeno per ora, la congiuntura Usa, soprattutto per via degli stimoli fiscali da 5 trilioni di dollari, sembra migliore di quella di altre aree. Certo il debito è salito in modo significativo, ma se guardiamo all’Europa, il confronto non è così distante, essendo comunque al 100% anche quello del Vecchio Continente. Non dimentichiamo poi che agli altri paesi il dollaro forte conviene e se poi negli Usa i tassi non dovessero salire e il rialzo della divisa Usa dovesse proseguire con tassi bassi, sarebbe la manna dal cielo per tutti. Vedremo, intanto cari amici, seguiamo sempre la settimana entrante, priva di grandi notizie, se non la decisione sui tassi della Bank of England di giovedì prossimo alle 13.00.
Venendo alle price action segnaliamo la possibilità che l’EurUsd scenda in pieno momentum ribassista anche fino a 1.1700 e 1.1600, Cable a 1.3660 e 1.3500 mentre UsdCad potrebbe anche salire a 1.2650. Oceaniche anch’esse in deciso ribasso con livelli target in area 0.7310 e 0.6820 per AudUsd e NzdUsd. Potrebbe scendere CadJpy trascinando leggermente al ribasso UsdJpy che potrebbe andare in controtendenza se i mercati azionari dovessero mostrare un aumento della paura e del risk off, con conseguente rialzo dello Jpy, la valuta rifugio d’hoc. Lo vedremo insieme cari amici, si avvicina una estate che dopo mercoledì scorso, potrebbe rivelarsi estremamente intrigante.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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