Il dollaro continua a schiacciare le valute concorrenti e la pressione non accenna a diminuire. Se si eccettua il dollaro neozelandese, che ha tenuto le posizioni dopo che la Rbnz non ha tagliato il costo del denaro, e il UsdJpy, che però non sale in ragione dell’aumento possibile del risk off che rende lo Jpy la valuta rifugio per eccellenza, le altre valute majors o legate alle materie prime, sono schiacciate dalla forza della divisa americana, che resta vicino ai massimi e anche come indice, cerca di violare la resistenza chiave a 98.00. Il superamento di quest’area riproporrebbe i livelli di 98.25-30 come possibili nuovi obiettivi senza però escludere l’area di 98.90-99.00 e soprattutto il massimo precedente, già visto tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre a 99.22.
Del resto le indicazioni che arrivano dai dati macro evidenziano una economia a stelle e strisce che non rivela alcun segnale di rallentamento, sia sul fronte occupazionale, ma anche e soprattutto su quello che è l’indicatore che maggiormente preoccupa i banchieri centrali statunitensi, ovvero l’inflazione. Il dato, pubblicato ieri pomeriggio, ha evidenziato un’inflazione che su base annua, nel dato generale, cresce dell’1.8% contro un consensus a +1.7% mentre il dato core, ovvero depurato da alimentari ed energia, cresce nello stesso periodo del 2.3% contro attese del 2.4%, ma comunque superiore al 2% che nell’immaginario collettivo rappresenta sempre il livello obiettivo che le banche centrali si prefiggono. E la Fed non è quindi lontana se consideriamo entrambi i dati. Tra l’altro il dato del mese di ottobre, ha fatto segnare un incremento dello 0.4% rispetto a previsioni dello 0.3% a dimostrazione che nel breve l’economia Usa ha mantenuto un alto livello di consumi. Lo stesso Powell, che ha parlato al Comitato Economico del Congresso ha ribadito il proprio ottimismo in relazione all’andamento dell’economia e ha spiegato che la politica monetaria è in questo momento appropriata fintanto che i dati rimarranno favorevoli. Certamente, ha spiegato ancora, le incertezze globali derivanti dalle problematiche irrisolte, (dazi, Brexit), potrebbero rallentare una congiuntura che però allo stato attuale non pare in indebolimento.
Sui dazi Trump, ha ribadito che l’accordo commerciale si avvicina, nella sua solita retorica, ma senza fornire ulteriori dettagli. Ma è chiaro che tale accordo sta trovando nuovi ostacoli, in quanto tutti si attendevano una firma per metà novembre, che ora è slittata.
Sul fronte notizie macro pubblicate questa notte, segnaliamo i dati australiani sull’occupazione, usciti sorprendentemente negativi, e lontani anche dal consensus, forse per ragioni congiunturali e stagionali (in Australia comincia l’estate e molte aziende potrebbero aver rimandato investimenti in personale), ma certamente non positivi. L’employment di ottobre è uscito a -19k contro attese di +15k e un dato precedente di +14.7k. La disoccupazione è rimasta invariata al 5.3%, ma sono diminuiti di 10.3k sia i contratti a tempo indeterminato sia quelli a tempo determinato (-8.3k). Il tasso di partecipazione della forza lavoro è rimasto quasi invariato al 66% contro il 66.1 delle attese. L’unica buona notizia si segnala sul dato che misura le aspettative di inflazione basate sul consumo, salito a novembre a +4% dal 3.6% del dato precedente. Insomma dati contrastanti che hanno fatto scendere AudUsd sotto quota 0.6800 in una price action a senso unico e con poche correzioni.
Successivamente segnaliamo i dati cinesi, usciti sempre questa notte, con le vendite al dettaglio salite del 7.2% a ottobre ma inferiori al consensus di +7.9%. Su base annua restano invariate a +8.1% come da consensus. La produzione industriale sale su base annua del 5.6% come da attese, mentre il tasso di disoccupazione scende al 5.1% rispetto al 5.2% delle aspettative. Insomma dati in rallentamento anche se restano positivi, segno che la congiuntura globale si trova di fronte ad effetti legati all’incertezza sui commerci. Il UsdYuan è tornato sopra quota 7.00 in attesa di notizie.
Oggi attendiamo il Pil dell’Eurozona, mentre nel pomeriggio dati dal Canada e sull’occupazione settimanale Usa. Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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