Ieri abbiamo segnalato un possibile cambiamento nelle price action di mercato ed oggi tutto ciò sembra venire confermato, con il dollaro che ha cominciato leggermente a correggere contro le principali valute. Questo ribaltamento del sentiment è legato al dato americano relativo all’Ism manifatturiero, uscito per la prima volta sotto i 50 punti due giorni orsono. Ciò accelera sensibilmente l’idea che la Fed, il prossimo 18 settembre, possa tagliare il costo del denaro di almeno 25 basis points, ma secondo le previsioni degli analisti, potremmo vedere altri due tagli successivamente per arrivare a fine anno con i fed funds nella forbice 1.25% 1.50%. Le probabilità che vi sia un taglio il 18 settembre sono intorno al 98.5%, mentre quelle di una successiva riduzione a ottobre sono intorno al 63% così come quelle relative a Dicembre (come sappiamo a novembre non è prevista nessuna decisione), sono intorno al 47%. Quindi riteniamo sufficientemente probabile che vi siano due riduzioni con i fed fund intorno a 1.50% 1.75% e qualche possibilità di una chiusura a fine anno anche tra 1.25% e 1.50%. Tutto dipenderà dai dati ovviamente.
Intanto come price action segnaliamo la ripresa di Eurusd e del cable, il primo sopra 1.1000 con il target a 1.1030 raggiunto già ieri sera mentre la sterlina ha recuperato quota 1.2240 dopo che ieri sera le votazioni sulla mozione relativa al no deal hanno visto prevalere decisamente i ribelli contrari al Primo Ministro Boris Johnson con 329 voti contrari rispetto ai 300 favorevoli. A questo punto sono decisamente probabili nuove elezioni che si terranno probabilmente nel mese di ottobre. E da questo punto di vista, il no deal si allontana.
Ma il mese di ottobre diventa cruciale anche in ragione del fatto che il Vice Primo Ministro Liu e il Segretario al Tesoro Usa Munchin hanno deciso di incontrarsi nella prima settimana del mese prossimo per parlare di dazi e per trovare finalmente un accordo quadro. Ci apprestiamo quindi a vivere un autunno decisamente caldo, nel quale ogni opzione è ancora aperta.
Sulle oceaniche intanto segnaliamo la pubblicazione del trade balance australiano, salito a + 7.2 miliardi nel mese di Luglio, mese nel quale tra l’altro la media dei prezzi di Audusd è stata intorno a 0.6950, mentre successivamente abbiamo assistito ad una discesa ulteriore del cambio di quasi il 3%. La composizione di questo surplus commerciale deriva da un aumento dell’export a 42.5 miliardi di dollari con le importazioni che salgono a 35.2 miliardi di dollari, ma mentre l’export continua a mantenere un trend positivo e costante da un anno a questa parte, la domanda interna di beni e servizi esteri ha avuto delle flessioni significative, segno di un rallentamento della congiuntura, anche se a luglio comunque le importazioni sono salite del 3% rispetto ad un calo precedente del 4%, segno di una certa ripresa nell’ultimo periodo. Ma l’aspetto da rilevare è anche che i dazi tra Cina e Usa, non sembrano affatto aver intaccato la domanda di beni (in particolare materie prime) australiani da parte del colosso cinese, essendo Pechino il primo partner commerciale dell’Australia. L’altra dimostrazione abbastanza chiara del fatto che i dazi imposti da Trump, non stiano avendo degli effetti, si ha osservando la bilancia commerciale Usa, uscita in deficit a 54 miliardi di dollari contro attese di 53.4 anche se in leggero recupero rispetto al dato precedente di 55.5 miliardi. Un recupero insufficiente per poter dire che l’applicazione delle tariffe possa rappresentare la soluzione per l’aggiustamento della bilancia, che tra l’altro resta su questi livelli ormai da anni. Probabilmente la spiegazione è legata al deprezzamento dello Yuan che sembra aver sterilizzato quasi completamente l’aumento del costo dell’import negli Usa.
La nostra idea relativamente al mercato, al di là del fatto che saranno i prezzi a stabilirne la direzione, è molto chiara: un eventuale accordo unito sui dazi a nuove elezioni in Uk dovrebbero portare ad un ridimensionamento della divisa Usa, anche significativo, e ad una ripresa globale che oggi pare minata soprattutto nella fiducia più che nei dati reali veri e propri. Ma se persistesse un sfiducia generalizzata, allora anche i dati potrebbero prima o poi risentirne.
Tecnicamente siamo arrivati sui primi punti chiave di supporto di dollaro, contro le principali valute, posizionati a 1.1050-55 di EurUsd , 1.2300-10 di Cable, 1.3190-00 di UsdCad, 0.6820-25 di AudUsd, 0.6390-00 di NzdUsd, ma anche sui cross come EurCad con livello chiave a 1.4510-20 area o 1.6110-20 di EurAud. Insomma punti chiave in un momento chiave, quindi tutto molto intrigante. Ci aspettiamo volatilità anche perchè oggi usciranno i dati sull’adp ovvero il mercato del lavoro riferito al settore privato Usa e domani i payrolls. Ci sarà da ballare.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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