Il mese di Agosto sta lentamente scivolando via, con un dollaro che continua a schiacciare inesorabilmente le valute concorrenti, alcune più di altre, ma senza che vi siano correzioni o movimenti contrari di una certa rilevanza. Durante le diverse sessioni notiamo però delle evidenti differenze nelle price action.
La seduta europea rimane, tra le tre sessioni, quella meno volatile e meno interessante da un punto di vista dell’operatività. Pochi movimenti e poche oscillazioni dovute alla mancanza di interessi veri, ma anche al periodo, che ancora vede molti operatori in vacanza. Di fatto la seduta, in assenza di notizie rilevanti, si limita a oscillazioni poco significative e poco degne di nota.
La sessione Usa è sempre più volatile e nelle ultime cinque o sei giornate abbiamo notato movimenti correttivi del dollaro, in controtendenza allo scivolamento lento del mercato durante quella europea, quasi sempre nell’ultimo periodo a favore del biglietto verde, e a quella asiatica, dove invece gli acquisti di dollari proseguono in modo massiccio, soprattutto sulle oceaniche. Pertanto notiamo una differenza abbastanza netta di price action, ovvero Asia pro dollaro, Europa mista e poco volatile anche se nel trend pro biglietto verde, e sessione Usa dove le dichiarazioni di Trump creano volatilità ma portano anche a correzioni più rilevanti al ribasso della divisa Usa. Chi avrà ragione? Quali movimenti potremo vedere prossimamente?
È chiaro a tutti ormai che la guerra commerciale non solo non si è ancora risolta ma parrebbe essere ancora lontano da una anche parziale soluzione, in quanto nella dialettica tra il Presidente Usa e i Cinesi, si assiste ad un deciso rialzo dei toni e delle provocazioni verbali. Fa sicuramente parte del gioco, ma gli effetti di questa tensione cominciano ad intravedersi anche sull’economia reale, alle prese con il rischio di una recessione globale, che però ancora non coinvolge gli Usa. Anzi, negli Stati Uniti, i dati macro mostrano ancora una certa robustezza e chi pensava che si potesse cominciare ad intravedere qualche rallentamento, per ora ha dovuto ricredersi. La fiducia dei consumatori pubblicata ieri, ha mostrato ancora un incremento oltre i 135 punti quando il consensus dava una misura a 129. Ciò significa che la Fed, almeno per ora, ha fatto bene a non tagliare il costo del denaro secondo quanto richiedeva a gran voce Trump, proprio per evitare, in caso di dati ancora in ripresa, di dover ritornare ad avere e mantenere un atteggiamento Hawkish nei prossimi mesi.
Sul fronte dei prezzi, Aud e Nzd mantengono un tono decisamente ribassista, in assenza di una qualsiasi correzione che non si limiti ai 10-20 pip, ed è dovuta ad un atteggiamento accomodante da parte della Rba e Rbnz che però non è rispecchiata da dati macro, che, anche se lentamente, ci sembrano in ripresa. Per ora però passano decisamente inosservati. L’unica valuta che in questa fase ha dato segnali di ripresa è la sterlina, alimentata dalle voci che mostrano un Boris Johnson voglioso, almeno a parole, di trovare una soluzione condivisa con l’Europa, che però onestamente, alla luce dei commenti che si leggono, non pare facile da trovare, perché contempla i famosi 39 miliardi che la Gran Bretagna aveva promesso di pagare con l’accordo stipulato da Theresa May. Johnson non li vuole onorare in relazione al fatto che ritiene decaduto l’accordo firmato con l’Unione Europea firmato dal predecessore. In ogni caso Sterlina vicino a 1.2300, quasi 300 pip dai minimi di 1.2014. Solo il superamento di quota 1.2480-1.2520 potrebbe farci pensare ad una inversione di medio termine. Per ora si tratta di una correzione. EurGbp che ha perso quasi il 3% dai massimi e si trova non lontano da supporti chiave di medio termine a 0.8900. Euro dal canto suo che resta tendenzialmente debole anche se per ora tiene i supporti chiave e il che è per noi sorprendente in quanto anche ieri rappresentanti della Bce hanno richiamato la necessità di aumentare il Qe e tagliare i tassi sotto zero. 1.1000-10 rimane il supporto di medio termine. Vedremo quel che accadrà quando Trump prenderà di mira l’Europa con le tariffe, dopo le minacce, neanche tanto velate, di tassare il settore auto tedesco e quello dei vini francesi. Il UsdYuan intanto resta sui massimi, vicino a 7.1850, anche se si è leggermente stabilizzato. UsdJpy che tiene i supporti e resta nel range 104.50 106.90. Il risk off non è così chiaro, anche perchè le borse Usa sono ancora non lontane dai massimi. Il problema è solo valutario e di forza di dollaro.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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