La forza del dollaro continua a dominare la scena sui mercati, anche se piano piano cominciano ad emergere preoccupazioni per l’eccessiva forza della divisa americana. Ne è riprova il fatto che si cominciano ad intravedere swap tra banche centrali, che consentono alle banche commerciali di ottenere liquidità in valuta estera, presa in prestito alla banca centrale che contrae il contratto di swap con l’emittente della valuta di cui si ha bisogno. Ed è quello che è accaduto questa settimana con circa 9,3 miliardi di swap, una parte tra la Fed e la Bce (per un importo ridotto di circa 200 milioni di dollari) e l’altra parte, tra la Fed e la Snb (pari a circa 6.3 miliardi di dollari).
Come molti ricorderanno, quando nel 2020 scoppiò la pandemia, la fame di dollari che c’era sul mercato costrinse la Fed a mettere in piedi swap per miliardi e miliardi di dollari, per consentire alle banche estere, di ottenere liquidità, e quello fu il momento in cui la corsa del biglietto verde si fermò.
Le linee di swap, negli ultimi anni si sono affermate come importante strumento per preservare la stabilità finanziaria e impedire che le tensioni sui mercati si ripercuotano sull’economia reale. Gli accordi di swap stipulati dalla Bce a partire dal 2007 sono stati, ad esempio, concepiti per l’erogazione di liquidità in valuta estera alle banche nazionali. Il deterioramento dei mercati di raccolta in una valuta rende difficile per le banche commerciali situate al di fuori dell’area di tale valuta finanziare le proprie attività legate ad essa, non avendo accesso diretto alla banca centrale estera che la emette. Se invece la banca centrale del paese di appartenenza dispone di una linea di swap con la banca centrale estera, essa potrà fornire alle proprie banche la liquidità richiesta nella valuta straniera senza dover attingere alle proprie riserve valutarie ufficiali. E sappiamo quanto le riserve valutarie in mano alla banca centrale, siano necessarie per poter fronteggiare una caduta eventuale del tasso di cambio.
In questo modo, attraverso gli swap, si evita la riduzione di tali riserve. La fame attuale di dollari è legata, a differenza che nel 2020, al maggiore rendimento del biglietto verde rispetto alle altre valute, nonchè alle aspettative sui tassi di interesse e al fatto che il dollaro rappresenta la valuta rifugio per eccellenza nei periodi di conflitti militari e di grande tensione geopolitica. Ma come sempre è successo nel mercato valutario, ciò che è eccesso, prima o poi è destinato ad invertire perché gli effetti perversi di un dollaro troppo forte si ripercuoteranno anche sugli aggregati macro degli Stati Uniti, che ora necessitano di un biglietto verde forte anche per questioni geopolitiche. Il dollaro forte infatti, è difficilmente attaccabile da coloro che ne vorrebbero un ridimensionamento su scala globale.
Venendo alla settimana appena conclusa, rimarchiamo il fatto che negli Usa sono usciti dati ancora buoni (quelli redatti dall’Università del Michigan sui vari aggregati macro e aspettative su crescita e inflazione), ma è anche vero che le vendite al dettaglio, pubblicate sempre venerdì, hanno evidenziato un leggero rallentamento rispetto alle attese. La Fed però ritiene che il calo sia dovuto ad una inflazione troppo alta, ed è per questa ragione che la narrazione sui tassi continuerà ad essere estremamente rialzista, con possibili aumenti ulteriori del costo del denaro per un altro 1.25%-1.50% da qui a fine anno.
Venerdì, proprio per questa ragione, i listini Usa hanno perso buona parte dei guadagni messi a segno il giorno precedente, così come sul valutario Euro e Sterlina sono nuovamente scesi, insieme alle oceaniche. E non dimentichiamo lo Jpy che continua a scendere rapidamente, essendo ormai vicino a 149.00 con 150 alle porte. Sarà questa materia di intervento della Boj? Forse si ma sappiamo che le autorità monetarie di Tokyo agiranno di concerto al Governo (in Giappone non c’è indipendenza della banca centrale), non appena la discesa dovesse mostrarsi troppo rapida, ma non con la volontà di rivalutare, almeno per il momento, la divisa giapponese, che, debole, fa comodo per importare una inflazione ancora intorno al 3%. Quando la Boj vorrà la rivalutazione dello Jpy, sarà o perché il dollaro comincerà a scendere in caso di recessione Usa, oppure perché l’avversione al rischio farà tornare al “fly to quality” con acquisti incondizionati di Jpy. E forse ora è prematuro.
Per quel che riguarda la sterlina, che è stata il leading indicator la settimana scorsa, assistiamo a correzioni dopo le dimissioni di Kwarteng, sostituito da Jeremy Hunt, e dopo il parziale dietrofront ti Liz Truss sul piano di ripresa economica basato sul calo della pressione fiscale, ora modificato con un congelamento del taglio delle imposte precedentemente previsto. Cable in area 1.1150 con 1.1100 area di supporto chiave.
Rimane un mercato in decisa tensione pro dollaro in attesa della decisione sui tassi i prossimi primi giorni di novembre. Ma a novembre ci aspettiamo rialzi del costo del denaro importanti anche da parte della Boe e in parte anche della Bce.
La settimana sarà caratterizzata dagli utili societari trimestrali pubblicati negli sa, oltre alle solite dichiarazioni dei responsabili della Fed. Settimana importante anche per il mercato immobiliare, considerato il fatto che avremo i permessi di costruzione e la vendita di case esistenti. I tassi sui mutui ipotecari intanto sono arrivati quasi al 7%.
Infine attenzione al Petrolio con l’Opec che ha previsto un calo importante della domanda nel 2023. Prezzo intorno agli 84 dollari al barile il Wti e 91.50 il Brent.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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