La diversificazione dei portafoglio valutari, in atto ormai da settimane, continua a farsi preferire rispetto alle correlazioni che conosciamo, attraverso movimenti che si sviluppano soprattutto sui cross coinvolti in tale processo.
La settimana scorsa si è chiusa con l’ennesimo rialzo del prezzo del petrolio, salito a 82.30 dollari al barile, il nuovo massimo degli ultimi 7 anni, con un guadagno del 3.6% solo nell’ultima settimana, in ragione dell’aumento della domanda di gas naturale in Europa e Asia. La crisi energetica, che pare ormai alle porte, dovrebbe aumentare la domanda di petrolio, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, di 500.000 barili al giorno. L’offerta per ora non si adegua e questa è la principale ragione di questo movimento. Tecnicamente tutta l’area compresa tra 84 e 90 rappresenta un’area di arrivo, creatasi con l’individuazione di massimi e minimi precedenti significativi, che risalgono addirittura agli anni 2013-2014. Per ora non vi sono segnali di correzione, tanto meno inversione, per cui si deve avere pazienza e aspettare.
Conseguenza di tutto ciò è il movimento di UsdCad che persiste nella sua lenta ma costante discesa con obiettivi possibili in area 1.2250 per cominciare. Se poi persistesse la crisi e non si trovassero misure adeguate per calmierare il prezzo del greggio, non possiamo escludere neppure il test in area 1.2000. Cad quindi sugli scudi come una delle valute preferite mentre la valuta più debole in assoluto continua a rimanere lo Jpy, che scivola in ragione della deflazione persistente, che anche in un periodo di rialzi impulsivi delle materie prime, il che è realmente sorprendente e sostanzialmente la vera ragione della discesa della valuta nipponica che, contro dollaro, sembra voler perdere ancora terreno con obiettivi che, se superata quota 114.50, possono essere individuati in area 115.50 senza escludere neanche il massimo realizzato nel dicembre 2016 a 118.50. Il tasso di cambio quindi che più si è mosso, trai cross, pare proprio il CadJpy che dal 20 settembre ha fatto circa il 9% di rialzo, in meno di 18 sedute di trading. Gli obiettivi? A questo punto neppure 101.00, che poi è un livello raggiunto due volte nel 2013 e 2015, è da escludere. Dipende ovviamente da quel che accadrà sul fronte Opec che diventa la chiave per comprendere le prossime mosse. Certamente, dal lato dell’inflazione globale, il prezzo delle materie prime dovrà essere calmierato se si vuole impedire un possibile stagflazione che farebbe tornare indietro agli anni ‘70, quando la crisi petrolifera aveva rappresentato il tema centrale di quegli anni.
Leggendo queste poche righe, però, verrebbe spontaneo pensare a mercati che crollano sotto il peso di questi timori, schiacciati dalla paura ed invece le borse, con Wall Street in testa, continuano a tenere ogni correzione e risalgono verso i massimi, lasciando di stucco molti investitori, che logicamente penserebbero a logiche di ribasso di fronte a tali avvenimenti.
Sui cambi, come detto, prevale la diversificazione di portafoglio, che privilegia Cad e vende Jpy, e compra nuovamente oceaniche vendendo dollari, mentre resta neutro su EurUsd, vicino ancora ai minimi e incapace per ora di rompere 1.1640 e Cable che nonostante cerchi di rompere al rialzo, resta tutto sommato sotto controllo. Sugli altri cross segnaliamo la ripresa di NzdCad che da 0.8600 ha fatto 150 pips di correzione circa e sembra impostato almeno ad un test di 0.8800. Interessante anche GbpJpy, tornato su livelli che non si vedevano dal 2016 con obiettivi che, guardando i livelli passati, potrebbero anche essere in area 164.00.
Dollar index ha corretto qualcosa ma per ora l’area 93.65-70 sembra un muro difficile da rompere al ribasso. Sul fronte macro non ci sono novità. La Fed è attesa alla decisione di novembre che ormai rappresenta il momento chiave da qui a fine anno, perché Jerome Powell e il board dovranno finalmente decidere l’entità del tapering. Al riguardo, si leggono commenti che parlano di 15 miliardi mese, 10 sui titoli di stato e 5 sugli Abs. Vedremo se saranno confermate le previsioni, certamente i rendimenti dei treasuries decennali sono ancora fermi in area +1.58% e non sembrano salire così violentemente. Powell per ora è riuscito a tener calmi i mercati. Ci riuscirà ancora? Questo è il vero dilemma.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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