Non possiamo dire che, nelle ultime ore, il dollaro non ci abbia provato a correggere al rialzo, ma per ora tutte le correzioni si sono rivelate delle opportunità per venderlo nuovamente. E la ragione di questo cambiamento radicale è secondo noi legata al posizionamento sul mercato, che per mesi e mesi si è cullato su una forza intrinseca della valuta americana tanto da risultare normale e logico fare il pieno di dollari su ogni movimento al ribasso, ma questo succede da almeno 10 anni a questa parte, anche se con correzioni ovviamente. Ed ora molto probabilmente, vi sono importanti posizioni a favore di biglietto verde su ogni livello, acquistate negli ultimi tre mesi e che dovranno fare i conti con una realtà che sembra capovolta. E oggi il Re sembra nudo. La storia del dollaro, nonostante sia una storia di evidente successo, da Bretton Woods in poi, è però caratterizzata da una discesa di lungo periodo contro la maggior parte delle valute, ad eccezione di quelle che sono state e sono ancora, manipolate dalle rispettive banche centrali che fanno di tutto per sostenere la divisa americana, per poter avere vantaggi competitivi sull’export.
È il caso di molte valute asiatiche, che senza intervento a sostegno del biglietto verde, avrebbero ripercorso molto probabilmente, negli ultimi 20 anni, la storia dello Jpy che, non dobbiamo dimenticarlo, dal 1975 progressivamente sale contro il dollaro. Nel 1975 per esempio, occorrevano 360 Jpy per fare un dollaro ed era presente il peg a quei prezzi, fino alla liberalizzazione e la flessibilità che lo hanno progressivamente rinforzato fino al minimo di UsdJpy di 75.40 visto a ottobre 2011, livello dal quale poi c’è stata una ripresa sostenuta dal Qe e dalla Zirp della Boj che è la sola ragione del recupero della divisa Usa ovvero l’indebolimento sostenuto dalle banche centrali delle valute concorrenti. La stessa considerazione potremmo farla per il franco svizzero, che contro dollaro nel 1975 quotava oltre i 4.3800 per poi scendere fino ad un minimo di 0.7060 nell’ottobre del 2011. Lo stesso Euro, dapprima Ecu, nel 1987 quotava, intorno a 0.6200 per poi arrivare ad un massimo a 1.6025 nel Luglio 2008 (anche se non dobbiamo dimenticare che la storia dell’Ecu è differente perché al suo interno aveva valute strutturalmente deboli come la Lira, Peseta, Escudo e Dracma, ma nonostante ciò il dollaro aveva osservato significativi ribassi anche contro di esso). Il solo periodo di grande rafforzamento del biglietto verde, lo abbiamo visto fino al 1985 su alcune valute, movimenti che portarono alla necessità di svalutare la divisa americana: ci stiamo riferendo agli accordi del Plaza del 1985, in cui ci si rese conto che un dollaro valuta di riferimento ma da svalutare sarebbe stata probabilmente la condizione migliore per tutti, in quanto gli Usa avrebbero potuto continuare a beneficiare di una moneta sottovalutata facendosi finanziare dal resto del mondo e mantenendo quella capacità intrinseca del loro mercato azionario, di offrire rendimenti superiori a quelli del resto del pianeta finanziario.
Tornando all’attualità, un dollaro debole, ma non troppo, potrebbe anche far comodo in quanto gli Usa potrebbero averne bisogno per una ripresa economica che in questo momento, sembra difficile, e mai come in questo periodo la Presidenza Trump appare in difficoltà, alle prese con i disordini interni dovuti al caso Floyd, oltre ad una condizione macro che ancora non accenna a migliorare, una disoccupazione intorno al 15%, quando solo a dicembre scorso eravamo al 3,5%, ed una necessità di fare ulteriore deficit per far ripartire la macchina produttiva. Si parla infatti di monetizzazione del debito come possibile uscita da una situazione ora non semplice, e con le elezioni dietro l’angolo a fine anno. Le borse però tirano e restano vicini ai massimi, ma ci chiediamo cosa potrebbe accadere, se il risk off, per qualche ragione che ora sembra difficile da trovare, dovesse ripartire. Il dollaro ricomincerebbe a salire e l’azionario a scendere, con conseguenze poco piacevoli non solo per gli States ma per tutti. Ecco che quindi, la debolezza di dollaro può essere accettata, specie se questa sarà accompagnata ad una tenuta dei mercati azionari. Lo vedremo, già oggi è giorno di Payrolls e ci aspettiamo alta volatilità.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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