Due gli eventi che hanno caratterizzato la seduta di ieri, 2 febbraio, con le price action che hanno generato una nuova discesa del dollaro che solo due giorni orsono, sembrava il re incontrastato del mercato dei cambi. Segno che quest’ultimo vive una fase di incertezza e instabilità che produce cambiamenti anche repentini dei prezzi.
Le ragioni, abbiamo detto, sono da ricercarsi in due notizie che sono uscite a distanza di poche ore l’una dall’altra. Nella mattinata sono stati pubblicati i dati sull’inflazione italiana ed europea, con risultati che hanno evidenziato una crescita dei prezzi nel nostro paese del 5.3%, nel dato armonizzato su base annua, e +0.2% nel dato mensile relativo anch’esso al mese di gennaio. Entrambi decisamente superiori al consensus. Il dato europeo ha fatto anch’esso segnare un +5.1% su base annua, ben superiore alle attese, che erano per un +4.4% e un +0.3% mensile migliore del consensus previsto a -0.4%. Le componenti che maggiormente hanno contribuito a questo rialzo, sono l’energia (+28.6%), cibo alcool e tabacco (+3.6%), servizi (+2.4%) e beni industriali (+2.3%). Il dato aveva portato l’Euro a ridosso di 1.1300. Successivamente, ad alimentare un ulteriore rialzo della moneta unica sul dollaro, è stato pubblicato l’adp statunitense, relativo al mercato del lavoro del settore privato che, udite udite, ha perso ben 301 mila posti di lavoro a febbraio rispetto ad un consensus che vedeva un incremento di 184 mila. L’EurUsd è schizzato a 1.1330 per poi correggere qualcosa e consolidare sopra 1.1300.
Il dollaro ha ovviamente ceduto contro le principali valute e a questo punto, i numeri di venerdì 4 febbraio sui payrolls diventano cruciali per capire se la congiuntura sia ancora in fase di recovery, oppure se non siamo invece in presenza di un rallentamento più marcato del previsto. Certamente, se venisse confermato un dato negativo sul mercato del lavoro negli Usa tra due giorni, all’interno del board della Fed dovranno porsi qualche domanda sull’opportunità di essere così aggressivi sui tassi, come hanno evidenziato negli ultimi interventi verbali, che di fatto hanno promesso il primo rialzo nel mese di marzo a cui però ne seguiranno altri. E non dimentichiamo che oggi è il giorno della Bank of England e della Bce, attese alla decisione di politica monetaria.
Per quanto riguarda la Bank of England, le attese sono per un rialzo dei tassi dello 0.25%, che sembra già scontato nei prezzi di mercato, mentre un’ora dopo sarà la volta della Banca Centrale Europea. Se da un lato pare ovvio che l’Istituto di Francoforte rimarrà fermo sul costo del denaro, dall’altro, le notizie che provengono dai mercati sull’inflazione potrebbero modificare i toni che Miss Lagarde utilizzerà in conferenza stampa. Non si può negare infatti che l’inflazione rischi di andare fuori controllo e il board della Bce potrebbe cambiare il proprio approccio verso una inflazione che sta cominciando a dare segnali preoccupanti.
Nonostante questo sui mercati, sembra che l’avversione al rischio non sia più contemplata come eventualità dato che nonostante i timori e le incertezze relative al prossimo futuro, le borse mantengono i guadagni, lo Jpy non sale e i principali indici di rischio, dal Vix ai rendimenti dei titoli di stato , restano perfettamente in controllo. Il che se da un lato è positivo, ovviamente, dall’altro però rischia di vedere movimenti improvvisi e verso il basso, in ragione del fatto che nessuno ormai ci crede più all’arrivo della paura sui mercati, e questa di solito rappresenta la migliore condizione perché invece l’eventualità del cigno nero, possa presentarsi.
Tornando alle valute, i cambi originali continuano a muoversi secondo una correlazione dollaro centrica, mentre i cross, proprio in ragione della centralità del biglietto verde, rappresentano dei demoltiplicatori di volatilità offrendo comunque delle significative opportunità di investimento. E’ il caso dei cross AudCad e NzdCad o anche CadJpy che sembrano avviati a movimenti più strutturali di medio termine, rialzisti i primi due e ribassista il terzo. Relativamente alla materie prime segnaliamo la decisione dell’Opec di aumentare la produzione di 400 mila barili dal mese di marzo, una decisione prevista ma per molti analisti insufficiente. Prezzo dell’oro nero che resta vicino ai 90 dollari al barile e nel caso di superamento, attenzione perché 100 non è una chimera.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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