Il mercato attuale appare, nell’ultimo periodo e di più che nei mesi passati, pesantemente condizionato dalle dichiarazioni dei banchieri centrali che anche ieri, hanno continuato nel solito refrain, ovvero persistenti dichiarazioni su inflazione, recessione, congiuntura e politiche monetarie.
Il Presidente della Federal Reserve Jerome Powell per esempio, intervenuto ieri durante la conferenza annuale della Bce, ha ribadito l’impegno della Fed a fare tutto il necessario per controllare l’elevata inflazione e ha affermato che il rischio maggiore è di non riuscire a ripristinare la stabilità dei prezzi. Powell ha anche osservato, sempre durante la conferenza, che l’economia statunitense è ancora in crescita e ben posizionata per resistere a una politica monetaria più restrittiva. C’è però il concreto rischio che rallenti più del necessario. Powell ha anche confermato che la Fed continuerà con il ritmo di crescita dei tassi che in qualche modo ha promesso.
Nel frattempo, altri rappresentanti del board della Fed, hanno anch’essi sostenuto la necessità di un rapido aumento dei tassi di interesse per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%. Bisogna però ricordare che i dati macro Usa, inclusa la terza rilevazione del Pil del primo trimestre pubblicata ieri, sono usciti negativi e peggiori del previsto così come i dati sulla fiducia dei consumatori pubblicata il giorno precedente, tanto che qualche analista si aspetterebbe una Fed leggermente più accomodante nel prossimo futuro, specie se il rallentamento dovesse sfociare in recessione, esclusa per ora dai rappresentanti delle autorità monetarie, in modo categorico. Tuttavia, un peggioramento delle prospettive di crescita non è stato finora sufficiente a modificare la narrativa restrittiva della banca centrale, che sostiene un aumento ulteriore dei tassi di interesse per frenare la corsa dei prezzi, e con i mercati che ora scontano un aumento di 75 punti base anche a luglio dopo le ultime dichiarazioni. L’economia americana ha comunque fatto registrare una contrazione dell’1,6% rispetto al trimestre precedente, nel primo del 2022, leggermente peggiore rispetto al dato dell’1,5% pubblicato nella seconda stima. È la prima contrazione dai tempi della pandemia nel 2020.
Venendo ai dati europei di ieri, il tasso di inflazione annuo in Germania è salito meno del previsto, al 7,6% nel mese di Giugno dal 7,9% di Maggio, che era stata la lettura più alta dalla riunificazione tedesca. Il consensus era dell’8%. I prezzi dell’energia sono aumentati del 38%, leggermente meno del 38,3% precedente, mentre i prezzi degli alimentari sono saliti del 12,7% un numero superiore al dato precedente dell’11,1%. Su base mensile, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,1%, il livello più basso degli ultimi sette mesi. In rallentamento anche i tassi armonizzati UE, con quello annuale che scende all’8,2% dall’8,7%.
Sul fronte materie prime il Wti è sceso qualcosa questa notte tornando sotto quota 110 in area 108. Resta la paura di una restrizione delle forniture e quella di una recessione globale che indebolisca la domanda. I principali produttori, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti hanno limitata capacità aggiuntiva per aumentare la produzione, mentre i disordini politici in Libia ed Ecuador minacciano, come già ricordato ieri, di restringere ulteriormente l’offerta. Nel frattempo, la riunione dell’OPEC si è conclusa senza alcun cambiamento di politica. All’inizio di giugno, l’Opec aveva promesso di aumentare la produzione mensile di 648.000 barili al giorno dal mese di Luglio.
Venendo alle price action, sempre e comunque forza di dollaro con l’Euro tornato a 1.0440 e Cable a ridosso di 1.2100. Oceaniche vicino ai supporti chiave, mentre il UsdJpy ha toccato 137.00 per poi stabilizzarsi per ora 50 pips sotto. Del resto le divergenze tra i sentiment di politica monetaria espresse da Powell, di cui abbiamo detto e Bailey e Lagarde per Boe e Bce rispettivamente, si fanno sentire, e questo non può far altro che creare interesse continuo e persistente per la divisa Usa che non accenna a fermarsi. Se non interverranno verbalmente a sostenere Euro e Sterlina, Ue e Uk importeranno ulteriore inflazione e non sono da escludere a questo punto tentativi di discesa verso 1.0300 e 1.2000 rispettivamente, senza dimenticare poi i livelli successivi, ovvero la parità per EurUsd e 1.1500 per il Cable.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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