Aumenta l’avversione al rischio sui mercati, caratterizzata da un sell off dei listini azionari, specie quelli americani, che ieri avevano aperto in pesante rosso, trascinati dai timore sulle trimestrali, che questa settimana riguarderanno tra le altre, società come IBM, Microsoft, Tesla, e Apple, e dalla paura legata al rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve, che parrebbe pronta ad agire sul costo del denaro per combattere l’inflazione.
Su questo punto però ci sono delle incognite, e non sono da sottovalutare, perché se da un lato, i numeri sulle vendite al dettaglio Usa pubblicati venerdì 14 gennaio erano stati negativi ma erano comunque solo un primo segnale sporadico di rallentamento della congiuntura, dall’altro, quelli usciti ieri sui Pmi hanno evidenziato un calo preoccupante, con il composite e il service appena sopra i 50 punti, che come sappiamo rappresentano lo spartiacque tra crescita e recessione. Ergo, un altro segnale preoccupante di una congiuntura Usa che, ne abbiamo la sensazione, possa ulteriormente peggiorare nelle prossime settimane, alimentando quindi ulteriori timori, ovvero quelli legati al fatto che la Fed possa arrivare all’appuntamento di Marzo con poche armi a disposizione nel proprio arsenale. Cosa potrebbe succedere allora? Se l’inflazione rimanesse ai livelli di qualche settimana orsono, e la congiuntura fosse, non diciamo recessiva (ci vogliono almeno tre trimestri di pil al ribasso per esserlo), ma comunque in rallentamento, come sembra, cosa potrebbe fare l’autorità centrale per contrastare una inflazione da costi e strozzature dal lato dell’offerta e una domanda in rallentamento? Ricominciare il Qe in una fase di rialzo del costo del denaro sarebbe possibile? Come reagirebbero i mercati?
Per ora le price action continuano ad essere orientate verso un aumento della paura, legata però al rialzo del costo del denaro in una fase ancora di recovery e di crescita. Ma di quanto aumenterebbe il risk off in termini di volatilità nel caso in cui il mondo scoprisse di essere non lontano da un’altra recessione? Teniamoci queste riflessioni in un angolino del nostro cervello cari amici, e viviamo alla giornata, il che ci pare l’unica soluzione possibile in questo momento per evitare di bloccare l’operatività giornaliera. E soprattutto, tentiamo di ristabilire ordine nelle correlazioni intermarket, che in questo momento paiono estremamente ballerine e talvolta poco comprensibili.
Le borse scendono e contestualmente dovremmo assistere ad una ripresa delle valute rifugio, Jpy, Chf ed Euro in testa. Ebbene, per ora, le tre in questione oscillano relativamente poco, anche lo Jpy, come se gli operatori Forex non credessero a questa discesa dei listini. In ogni caso sul nostro mercato l’EurUsd è tornato sopra 1.1300 mentre il UsdJpy, ci saremmo aspettati di vederlo abbondantemente sotto quota 113 ed invece resta in pieno trend rialzista anche se in fase correttiva. Perché? La spiegazione verrà fuori nei prossimi giorni, ne siamo certi e capiremo chi, tra le borse e lo Jpy, mente. Tecnicamente l’unico vero movimento in linea con il risk off degli azionari, sono le oceaniche che scendono contro dollaro, vestendo i panni delle valute da investimento rispetto alla divisa Usa pur avendo i tassi più bassi o prossimi a quelli del dollaro (almeno AudUsd).
Gli altri movimenti degni di nota e che sono corretti in termini di correlazioni intermarket, sono rappresentati dalle price action di EurAud, EurNzd ed EurCad che sono salite in modo impulsivo, così come le discese di AudJpy e NzdJpy, che paiono essere in pieno momentum da sell off. La sterlina è un mondo a parte, specie dopo la ripresa (che avevamo richiamato da settimane) di EurGbp, con il Cable che è tornato sui supporti chiave di medio termine a 1.3420 30 are per poi rimbalzare in serata.
Ora, ci prepariamo alla seduta di oggi, avendo cura di segnalare che questa notte l’inflazione australiana è risultata essere superiore al consensus, a +3.5% su base annua, la più bassa tra quelle del primo mondo però. Sul fronte europeo, a differenza di quanto visto in Uk e Us, i dati sui Pmi hanno mantenuto le aspettative con quelli tedeschi ancora in crescita, il che farebbe pensare ad una ripresa della moneta unica, a tendere. Ma da domattina cominceremo a pensare alla Fed e a Powell, atteso mercoledì sera alla decisione sui tassi. Se da un lato non ci aspettiamo un cambiamento di politica monetaria, sarà interessante capire cosa il Governatore ci dirà relativamente agli ultimi dati macro inferiori alle attese o se li minimizzerà ponendo ancora l’accento sull’inflazione. E’ un bel dilemma. Relativamente ai dati odierni, segnaliamo l’Ifo tedesco alle 11 e i dati sul mercato immobiliare Usa.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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