E mentre la sterlina non dà ancora segni di risveglio, pur essendosi fermata, almeno per ora, l’emorragia ribassista, questa notte, i dati cinesi e Australiani, hanno permesso al mercato dei cambi di respirare, dopo giorni e giorni di forza di dollaro e di pressione decisamente rilevante della moneta americana contro tutte le divise concorrenti.
Il Pmi manifatturiero è uscito superiore alle attese in Cina a 49.7 contro un consensus a 49.6, poca roba ma sufficiente ad alimentare in poco di fiducia, mentre il dato composite ha mostrato un 53.1 superiore al dato precedente. In Australia invece era prevista l’inflazione con i prezzi al consumo del secondo trimestre usciti a + 0.6% su base mensile, superiori al consensus di 0.5%, mentre il dato su base annua ha evidenziato una crescita dell’1.6% superiore alle attese di +1.5%. Piccoli segnali che hanno però permesso ad Audusd di recuperare una trentina di pips sul dollaro, circa lo 0.45%, mentre AudNzd, ha recuperato quota 1.0450. Il dollaro ha mollato anche contro dollaro canadese, scendendo a 1.3135 dall’ 1.3200 dei massimi di ieri mentre il UsdJpy fatica a salire, a conferma che questi livelli, per il biglietto verde, al di là delle dichiarazioni di Trump e dei rapporti Usa Cina, sembrano molto tirati.
Il Dollar index ha toccato il massimo del maggio di quest’anno a 97.75 area, e per ora non ha rotto questa cruciale area, con una correzione che sembrerebbe poter iniziare ad evidenziarsi. Sulla sterlina, come detto poc’anzi, si è fermata, almeno per adesso, l’emorragia ribassista, in un mercato ormai orientato tutto a pensare che sarà no deal Brexit, il che significherà una cosa sola ovvero che ai rapporti Uk-Eu si applicheranno i trattati firmati da entrambi all’interno del WTO, che regoleranno i rapporti tra le due aree. In particolare, entrambi, dovranno seguire le regole della “nazione più favorita”, del WTO, ovvero l’Organizzazione Mondiale del Commercio che sarà l’arbitro tra i due contendenti. La regola impone di esercitare parità di trattamento a tutti i paesi con i quali non si hanno accordi di libero scambio o di unione doganale che riguardino tutti o parte dei loro scambi. Il Regno Unito e l’Unione europea finirebbero quindi, in caso di no-deal, per riscuotere le stesse tariffe doganali sulle esportazioni della controparte come fanno al momento con paesi come gli Stati Uniti, il Brasile o l’India, dove non sono presenti accordi di libero scambio e unione doganale. Comportamento che sarebbe non figlio di ripicche o punizioni reciproche, ma di regole internazionali che né il Regno Unito e tantomeno l’Unione europea hanno potere di violare. Tutto ciò si dovrebbe, in linea teorica, applicare, ovviamente, anche agli scambi transfrontalieri tra Irlanda e Irlanda del Nord, poiché diventerà una nuova “frontiera” tra l’UE e un “paese terzo” non UE (il Regno Unito). Ma su questo tema Boris Johnson pare avere una opinione diversa, nel senso che prima di uscire dall’Unione, vorrebbe trovare un accordo sul backstop, ovvero sulle dogane irlandesi, prima poi di applicare tali regole. Ora pare ovvio che in questa situazione, chi rischia di più è il l’area che esporta, e in questo caso la Germania con i suoi 100 miliardi di esportazioni verso il Regno Unito e l’Italia, se la Gran Bretagna applicherà dazi all’import che applica a paesi con i quali regola i rapporti secondo i trattati del Wto. Ma anche l’import inglese, ovviamente ne subirà delle conseguenze, visto che non stiamo parlando di un paese mercantilista. Insomma bisognerà vedere come poi le due aree saranno capaci di farsi trovare pronte alla sfida globale dei commerci, il che significa intrecciare nuove relazioni per svilupparli. L’altro punto controverso sarà vedere come reagirà la finanza sul discorso passport per capire se vi sarà o no una migrazione di molte Istituzioni finanziarie verso il vecchio continente. Non se ne parla più molto ma sarà probabilmente un problema in più da affrontare.
Tornando al mercato, oggi è una giornata densa di dati macro, con quelli sull’occupazione tedesca alle 9.55 stamani mentre alle 11.00 riceveremo i dati sull’inflazione di Eurozona. A mezzogiorno Pil Italia del secondo trimestre, mentre alle 14.15 si comincia con l’adp Usa. Alle 14.30 Pil Canada e ciliegina sulla torta, stasera alle 20.00 la decisione della Fed sui tassi con alle 20.30 la conferenza di Powell. La sensazione è che questo evento sia decisamente il più importante della giornata e quindi assisteremo a scarsi movimenti nonostante i dati e solo stasera si scateneranno le danze. Vedremo!
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell'analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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