3 Dicembre, 2025
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    Perché gli Investitori Istituzionali Temono un Crollo dell’AI: la Verità dietro la Bolla che Preoccupa Wall Street

    Perché gli Investitori Istituzionali Temono un Crollo dell’AI: la Verità dietro la Bolla che Preoccupa Wall Street

    La finanza mondiale sta attraversando una fase in cui l’euforia per l’intelligenza artificiale convive con un timore crescente: molti gestori patrimoniali, fondi pensione e milionari stanno preparando le proprie strategie a un possibile “crash tecnologico”.

    Le valutazioni record delle big tech, l’impennata delle richieste di potenza computazionale e la corsa agli investimenti su GPU e data center hanno fatto scattare un campanello d’allarme sempre più insistente.

    La percezione è che il mercato abbia già prezzato profitti futuri che potrebbero richiedere anni per concretizzarsi. Un equilibrio estremamente fragile, sorretto da una catena di ordini e investimenti che si alimenta da sola. Il punto cruciale? Questa catena poggia quasi interamente sulla capacità di OpenAI di onorare commesse enormi, pur avendo oggi ricavi modesti rispetto agli impegni presi.

    In questo approfondimento analizziamo, passo dopo passo, perché molti analisti parlano di una bolla AI, quali dinamiche ricordano da vicino la crisi del 2008 e perché proprio questi segnali stanno spingendo i grandi investitori a prepararsi al peggio… o a un’opportunità irripetibile.

    L’Origine delle Bolle: dal 2008 all’Era dell’Intelligenza Artificiale

    Comprendere la presunta bolla dell’AI richiede un salto indietro nel tempo, quando il mercato immobiliare statunitense sembrava indistruttibile. Un esempio storico che offre una chiave di lettura preziosa per ciò che sta accadendo oggi.

    Le dinamiche che crearono il disastro del 2008

    All’inizio degli anni 2000, gli Stati Uniti agevolarono l’accesso ai mutui per spingere l’acquisto di case. Le banche potevano concedere finanziamenti più facilmente e poi trasformarli in mortgage-backed securities (MBS), titoli composti da pacchetti di mutui pronti per essere venduti agli investitori.

    Le agenzie di rating attribuivano a questi strumenti un punteggio altissimo, spesso AAA, facendo credere che fossero sicuri perché garantiti da un’assicurazione chiamata credit default swap (CDS). Le compagnie assicurative, convinte che lo Stato non avrebbe mai lasciato crollare il mercato immobiliare, accettavano di coprire rischi enormi.

    La conseguenza fu devastante: quando i mutuatari meno affidabili iniziarono a non pagare, la catena si spezzò. Le assicurazioni non erano in grado di sostenere le perdite, gli MBS crollarono di valore, il sistema bancario entrò in crisi e l’intero mercato precipitò.

    Il meccanismo era chiaro: rischi sottovalutati, valutazioni distorte, dipendenza da una catena che si autoalimenta.

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    La Nuova Catena: AI, GPU e Valutazioni che Corrono più dei Ricavi

    Oggi una struttura molto simile si sta sviluppando attorno alla corsa all’intelligenza artificiale. La differenza è il settore coinvolto, ma molti passaggi sono sovrapponibili.

    L’esplosione dell’AI inizia da ChatGPT

    Nel 2022, l’arrivo di ChatGPT ha acceso l’immaginazione di investitori e aziende. Improvvisamente, l’intelligenza artificiale è diventata il tema dominante a Wall Street, attirando capitali giganteschi.

    OpenAI, però, per far crescere i propri modelli, necessita di enormi quantità di GPU prodotte da Nvidia. Da qui parte l’effetto domino:

    1. Nvidia investe in OpenAI non con denaro reale, ma con l’equivalente in GPU.
    2. Tale operazione aumenta la valutazione di OpenAI.
    3. OpenAI, forte di questa valutazione, può chiedere finanziamenti più elevati.
    4. Con i nuovi fondi, OpenAI effettua nuovi ordini di GPU a Nvidia, Oracle, AMD, CoreWeave e Amazon.
    5. Le aziende che ricevono gli ordini ottengono valutazioni sempre più elevate in base ai ricavi futuri attesi.
    6. Per soddisfare gli ordini, queste stesse aziende devono finanziare la produzione richiedendo ulteriori prestiti o aumentando il capitale.

    Il risultato? Una catena autoalimentata dove le valutazioni salgono prima dei profitti reali.

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    Il Nodo Critico: OpenAI e i Ricavi che Non Giustificano gli Ordini

    Qui nasce l’elemento più fragile del sistema: OpenAI genera oggi circa 18–20 miliardi di dollari all’anno, con una base di utenti dove solo il 3% è pagante.

    Eppure ha firmato accordi che superano 1.000 miliardi di dollari in capacità computazionale. Un divario enorme rispetto alla sua reale capacità economica.

    Perché questa situazione è pericolosa

    • Se OpenAI non paga, Amazon, Oracle, Meta, CoreWeave e AMD non potranno onorare i propri ordini verso Nvidia.
    • Se gli ordini non vengono pagati, le aspettative sugli utili futuri di Nvidia crollano.
    • Nvidia rappresenta oltre l’8% dello S&P 500, mentre i colossi coinvolti arrivano a rappresentare quasi il 40% dell’intero indice.
    • Un calo del 15–20% in questo settore spingerebbe l’intero mercato verso una correzione violenta.

    È la stessa logica del 2008: se salta la prima tessera, cade tutta la fila.

    L’Illusione dei Profitti Futuri: il Cuore della Bolla AI

    Le attuali valutazioni delle società protagoniste del settore AI non sono basate sugli utili di oggi, ma su un futuro ipotetico dove ogni ordine verrà completato e ogni GPU acquistata genererà valore reale.

    Il problema è che questa crescita presuppone che:

    • l’adozione dell’AI continui a ritmo esponenziale,
    • i ricavi aumentino abbastanza da giustificare spese miliardarie,
    • OpenAI riesca a sostenere costi fuori scala,
    • l’AI diventi realmente il motore dominante della produttività globale.

    Uno scenario possibile, ma tutt’altro che garantito.

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    Il Fattore Geopolitico: la Corsa tra USA e Cina

    Un altro elemento infiamma ulteriormente la bolla: la rivalità geopolitica tra Stati Uniti e Cina.

    Il timore che Pechino possa superare Washington nello sviluppo dell’AI ha spinto il governo USA a considerare la possibilità di sostenere OpenAI come assicuratore di ultima istanza.

    Secondo alcuni analisti, se la catena di ordini dovesse iniziare a incrinarsi, gli Stati Uniti potrebbero intervenire per evitare un effetto domino simile al 2008. Una mossa che, per ora, rimane solo un’ipotesi, ma che dimostra quanto la situazione sia delicata.

    Quali Settori Potrebbero Beneficiare di un Crollo dell’AI

    Una flessione del comparto tecnologico potrebbe provocare una naturale rotazione settoriale, aprendo la strada a opportunità spesso ignorate durante i periodi dominati dal hype sull’AI. Alcuni comparti, storicamente percepiti come difensivi o anticiclici, potrebbero emergere come chiari beneficiari di un cambio improvviso del sentiment.

    Il settore energetico potrebbe tornare sotto i riflettori: l’esplosione della domanda di data center ha reso fondamentali le infrastrutture legate all’elettricità, dal gas naturale alle rinnovabili. Una correzione tecnica dell’AI non eliminerebbe il trend energetico di lungo periodo, anzi ne rafforzerebbe il ruolo come pilastro industriale.

    Il comparto healthcare, sostenuto da bilanci solidi e ricavi ricorrenti, tende a rispondere con maggiore stabilità nei periodi di volatilità. Le aziende farmaceutiche, i produttori di dispositivi medici e le compagnie assicurative presentano dinamiche meno correlate ai cicli speculativi del tech.

    Le utilities, spesso trascurate nei mercati rialzisti, diventano un punto di riferimento durante le fasi di avversione al rischio. I flussi costanti legati a energia, acqua e servizi essenziali offrono un’ancora di stabilità.

    Infine, il segmento delle materie prime e dei metalli preziosi potrebbe attirare nuova domanda. Quando le valutazioni tecnologiche si sgonfiano, molti investitori cercano rifugio in asset reali. Oro, argento e alcune risorse industriali utilizzate nella costruzione dei semiconduttori potrebbero beneficiare di un ritorno d’interesse.

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    E se Arrivasse Davvero un Crollo? Opportunità per gli Investitori Preparati

    Uno scenario di correzione significativa non sarebbe solo un evento traumatico per il mercato, ma anche una fase carica di potenziale per chi si presenta preparato. Molte delle migliori performance storiche sono nate proprio da periodi in cui il sentiment era estremamente negativo, poiché i prezzi riflettevano più la paura che il valore intrinseco delle aziende.

    Gli investitori che adottano un approccio disciplinato vedono queste situazioni come momenti per costruire posizioni strategiche nei titoli di qualità. Le società con margini elevati, leadership nei loro segmenti, bilanci robusti e una domanda strutturale destinata a durare potrebbero ritornare a valutazioni più ragionevoli.

    Un eventuale crollo dell’AI permetterebbe anche di osservare con maggiore lucidità quali aziende stiano realmente sviluppando tecnologie sostenibili e quali stiano cavalcando l’entusiasmo senza basi solide. Questa distinzione consentirebbe di selezionare i leader futuri anziché i semplici partecipanti a una moda temporanea.

    Le opportunità, nei mercati ribassisti, non riguardano solo l’acquisto di titoli sottovalutati. Anche strumenti come ETF diversificati, obbligazioni di qualità e strategie contrarian diventano particolarmente utili per chi punta a costruire una posizione duratura. Un contesto volatile può offrire spazi interessanti per gli investitori di medio-lungo periodo, purché si mantenga una gestione prudente del rischio e una visione ampia delle dinamiche macroeconomiche.

    Se dovesse arrivare davvero un ritracciamento marcato, ciò che farà la differenza non sarà la tempistica perfetta, ma la capacità di riconoscere il valore quando la maggior parte degli operatori è distratta dal panico collettivo. Un comportamento che ha sempre distinto gli investitori preparati da chi segue la massa.

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    Amministratore e CEO del portale www.doveinvestire.com, Simone Mordenti è anche analista finanziario, trader con oltre 25 anni di esperienza. Classe 1974, si avvicina al mondo del trading, ed in particolare agli investimenti su indici di borsa e azioni, grazie all’affiancamento di esperti del settore. Una forte passione per le scienze statistiche e l’analisi tecnica sui mercati finanziari, da diversi anni si occupa di giornalismo finanziario in diversi portali del settore, in veste di analista tecnico e trading advisor.
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