La prima casa è un traguardo che porta con sé desiderio di stabilità, progetti futuri, nuove abitudini. Per arrivare a questo obiettivo con lucidità bisogna guardare oltre l’emozione del momento e misurare tutte le voci di spesa, insieme ai possibili benefici nel tempo.
Naturalmente, non si deve fare riferimento esclusivamente al prezzo scritto sull’annuncio di vendita. Sono necessari numeri realistici, scenari alternativi, una strategia semplice da seguire anche quando cambiano le condizioni economiche. Quindi, come stimare il costo totale di possesso e le opportunità che una casa può generare lungo gli anni?
La prima analisi: budget e mutuo
All’inizio il punto fermo al quale fare riferimento è costituito dal budget. Quanto capitale si ha a disposizione? A quanto potrebbe corrispondere una rata sostenibile ogni mese senza mettere in crisi le spese ordinarie? In questa fase una simulazione accurata aiuta a evitare successive sorprese.
Per chi vuole un supporto affidabile, la consulenza sui mutui online di Crédit Agricole consente di inquadrare chiaramente la durata, la tipologia di tasso, i costi accessori e i possibili margini di manovra, con report chiari e semplici da leggere. Da questo si può partire per definire un intervallo di prezzo realistico dell’immobile e per scremare le soluzioni fuori portata.
Il costo totale di possesso
Il prezzo dell’immobile rappresenta la base, ma intorno c’è un insieme di spese che concorrono al costo complessivo nel primo anno e poi negli anni successivi. Per esempio, si deve tenere conto innanzitutto di imposte e oneri notarili (atto di compravendita, eventuale mutuo, imposta di registro o IVA a seconda dei casi), di perizia e istruttoria del mutuo, delle assicurazioni obbligatorie legate al finanziamento.
Altre voci da considerare sono rappresentate dalle spese per l’agenzia immobiliare, da eventuali lavori di adeguamento e ristrutturazione, dalle spese per arredi ed elettrodomestici. Non bisogna dimenticare nemmeno le spese condominiali e le utenze ricorrenti.
Per evitare errori di valutazione, sarebbe utile costruire un foglio con tre colonne: spese iniziali, spese annuali ricorrenti, fondo per imprevisti. In questo modo il numero finale può essere importante per prendere le successive decisioni in fase di acquisto.
Mutuo: tasso fisso o tasso variabile
La scelta della tipologia di tasso in riferimento al mutuo influisce sulla stabilità della rata. Con il tasso fisso la rata resta costante per tutta la durata, con il tasso variabile la rata cambia in base ai valori di riferimento.
Come scegliere, quindi, nel modo migliore? Se il bilancio familiare è rigido e non può prevedere oscillazioni, la rata prevedibile offre una certa serenità. Se il reddito consente margini e si desidera flessibilità, il variabile può risultare interessante, a patto di prevedere un cuscinetto di liquidità.
È utile introdurre il concetto di zona di comfort della rata: si stabilisce una cifra mensile ideale e una soglia massima oltre la quale non andare. La scelta tra fisso e variabile, unita alla durata, va impostata su queste due soglie, non sul tasso in sé. Così si evita di andare verso il numero più basso per poi ritrovarsi con una rata che, al primo rialzo, diventa pesante da sostenere.
Le opportunità nel lungo periodo
Acquistare la prima casa non significa soltanto possedere un’abitazione, perché l’obiettivo è anche quello di stabilire un centro concreto per la famiglia, riducendo allo stesso tempo l’incertezza del canone di affitto e costruendo un patrimonio che può sostenere nuovi progetti.
Nel tempo una buona scelta si riconosce da tre segnali: spese prevedibili e sotto controllo (bollette regolari e interventi programmati senza sorprese), qualità della vita in crescita (servizi comodi e spazi adatti), valore potenziale ottimale (cura del quartiere in cura, presenza di domanda abitativa, manutenzione dell’edificio attenta). Se almeno due di questi tre fattori sono presenti nel corso del tempo, la strada è quella giusta.