3 Ottobre, 2025
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    ETFIl Mercato Sta per Correggere? Due ETF Strategici da Monitorare Ora

    Il Mercato Sta per Correggere? Due ETF Strategici da Monitorare Ora

    Il Mercato Sta per Correggere? Due ETF Strategici da Monitorare Ora

    I numeri raccontano una storia affascinante: l’indice S&P 500 ha recuperato un crollo del 15% in appena sei settimane, toccando livelli che sembravano irraggiungibili solo poche settimane prima. Una velocità che lascia senza fiato e che, per molti, suona come la conferma che il peggio sia ormai alle spalle.

    Ma sotto la superficie, iniziano ad emergere crepe che non possono essere ignorate. Tensioni commerciali riaccese, utili aziendali a rischio compressione, valutazioni sempre più estreme: gli ingredienti per una nuova scossa sono tutti lì, solo meno evidenti rispetto al passato.

    Chi osserva con attenzione capisce che il momento di riflettere non è “dopo il calo”, ma prima che arrivi. È proprio ora che diventa essenziale ricalibrare le proprie strategie, evitare l’effetto gregge e concentrarsi su asset capaci di offrire valore, protezione e rendimento anche in un clima instabile.

    Due ETF, in particolare, stanno emergendo come opzioni solide e intelligenti. E potrebbero rivelarsi più efficaci di molte azioni blasonate.

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    Perché potrebbe arrivare una correzione? 3 segnali da non ignorare

    1. Tensioni commerciali e ritorno dei dazi

    Molti pensano che la questione dei dazi sia ormai superata. Ma oggi le tensioni commerciali tra Stati Uniti, Unione Europea e Cina sono ancora vive, e potrebbero peggiorare. I recenti sviluppi mostrano che gli accordi con Pechino sono ancora lontani da una conclusione concreta. I negoziati sembrano essersi trasformati in un continuo rinvio, tra dichiarazioni pubbliche contrastanti e reciproche accuse di violazione dei patti.

    Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno rinviato al 9 luglio l’imposizione di tariffe del 50% su molti beni europei. Nonostante il rinvio, la minaccia resta. L’UE è oggi il principale partner commerciale degli USA, con un volume complessivo di 976 miliardi di dollari nel 2024, contro i 582 miliardi con la Cina. Un ritorno aggressivo ai dazi potrebbe scuotere i mercati con forza.

    2. Margini sotto pressione e utili in calo

    Il primo trimestre del 2025 ha mostrato utili aziendali migliori del previsto, ma è importante sottolineare che molte aziende stavano ancora vendendo scorte acquisite prima dei nuovi dazi. Nei prossimi trimestri, invece, saranno costrette a vendere merci più costose a causa delle tariffe. Le opzioni a disposizione sono due: aumentare i prezzi al consumatore o accettare margini più bassi.

    Entrambe le strade portano a un impatto negativo sugli utili. Ad esempio, se un prodotto costava $20 e veniva venduto a $40 (margine del 50%), con un aumento del costo a $25, per mantenere il margine invariato bisognerebbe vendere a $50. In caso contrario, il margine si ridurrebbe al 37%. Su scala ampia, questo porta a una compressione generalizzata dei profitti.

    3. Valutazioni troppo elevate

    Attualmente, le stime sugli utili dell’S&P 500 per il 2025 sono fissate a $265 per azione, in calo rispetto ai $270 previsti a inizio anno. Con queste cifre, il P/E forward dell’indice è attorno a 22,4, ben sopra la media decennale di 18.

    Se gli analisti inizieranno a tagliare le loro previsioni sugli utili, le valutazioni appariranno ancora più gonfiate. Un mercato azionario che cresce nei prezzi ma non nei profitti è vulnerabile a scossoni significativi.

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    Due ETF da valutare in fase di correzione

    Due ETF da valutare in fase di correzione

    Quando le valutazioni si fanno tirate e i rischi si moltiplicano, la risposta non è l’uscita dai mercati, ma la ricerca selettiva di strumenti più resilienti. Due ETF in particolare si distinguono per la loro capacità di offrire protezione e rendimento, anche in contesti di volatilità: XLE e JPQ.

    XLE – Energy Select Sector SPDR Fund: valore, dividendi e potenziale di rivalutazione

    Il settore energetico ha vissuto una fase sottotono nell’ultimo anno, registrando la peggior performance tra i comparti dell’S&P 500. Ma è proprio nelle fasi di debolezza che si nascondono le opportunità più interessanti per chi investe con logica contrarian.

    XLE rappresenta un’esposizione diretta e concentrata alle maggiori società energetiche statunitensi, tutte solidamente integrate lungo la catena del valore. Le sue principali partecipazioni includono:

    • ExxonMobil
    • Chevron
    • ConocoPhillips
    • Schlumberger
    • Kinder Morgan

    Questi giganti del settore possiedono flussi di cassa costanti, solidi bilanci e una lunga storia di distribuzione dei dividendi, caratteristiche fondamentali in contesti economici instabili. XLE è composto da 26 titoli, e i primi 10 costituiscono circa il 75% del peso complessivo, assicurando focus su aziende ad alta capitalizzazione e con forte pricing power.

    L’ETF offre un dividendo annuale del 3,5% e ha registrato una crescita media del dividendo del 4,5% negli ultimi 5 anni. Inoltre, presenta un TER estremamente competitivo dello 0,08%, rendendolo una scelta efficiente dal punto di vista dei costi.

    Un altro aspetto rilevante è il contesto geopolitico. I conflitti in Ucraina e Medio Oriente continuano a influenzare le quotazioni del petrolio e del gas. Qualsiasi escalation o blocco dell’offerta potrebbe spingere i prezzi delle materie prime e, di conseguenza, favorire il comparto energetico.

    Con il prezzo del greggio in risalita (+5,5% nell’ultimo mese) e molte società del settore che trattano a multipli inferiori rispetto alla media storica, XLE rappresenta una concreta opportunità di rivalutazione, senza rinunciare a un flusso cedolare regolare. È l’ETF ideale per chi vuole cogliere valore dove gli altri vedono solo debolezza.

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    JPQ – JPMorgan Nasdaq Equity Premium Income ETF: difendere e incassare, con eleganza

    Chi cerca un ETF che sappia generare reddito costante anche in fasi di mercato laterale o ribassista, dovrebbe guardare con attenzione al JP Morgan Nasdaq Equity Premium Income ETF (JPQ), noto anche con il ticker JEPI Q o JEPQ.

    Questo strumento unisce due componenti chiave:

    • Un portafoglio di titoli appartenenti al Nasdaq 100
    • Una strategia sistematica di vendita di opzioni call (covered call) fuori dal denaro

    In pratica, il fondo detiene i titoli tecnologici a maggiore capitalizzazione — come Apple, Microsoft, Nvidia, Meta, Amazon — ma contemporaneamente vende opzioni call mensili per incassare premi che vengono redistribuiti sotto forma di dividendi. Questa strategia si rivela particolarmente efficace in fasi di consolidamento o di lieve ribasso, dove i premi delle opzioni aumentano di valore senza che il fondo sia costretto a vendere le proprie partecipazioni.

    L’attuale distribuzione annualizzata dell’ETF è intorno all’11%, con pagamento mensile, una caratteristica molto apprezzata da chi cerca flussi regolari per integrare il proprio reddito. A differenza dei tradizionali ETF a dividendo, JPQ genera una parte significativa del suo rendimento attraverso le opzioni, rendendolo più flessibile e reattivo alle diverse fasi del mercato.

    Con oltre 26 miliardi di dollari in gestione, JPQ si posiziona come uno degli strumenti più solidi e strutturati nell’universo degli ETF a rendimento premium. L’approccio disciplinato del team di gestione, combinato con la qualità dei titoli detenuti, permette all’investitore di mantenere un’esposizione al settore tecnologico riducendo la volatilità complessiva del portafoglio.

    In un momento in cui i multipli del Nasdaq sono vicini ai massimi storici e il rischio di una correzione si fa concreto, JPQ offre una modalità elegante per restare esposti senza compromettere il capitale, incassando al contempo un rendimento potenzialmente superiore a quello dei titoli obbligazionari o dei tradizionali dividendi.

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    Strategie intelligenti per chi non vuole solo difendersi

    Investire non significa semplicemente esporsi al rischio nella speranza che tutto vada per il meglio. Significa selezionare gli strumenti giusti, al momento giusto, con un obiettivo preciso. E oggi quell’obiettivo è proteggere il portafoglio senza rinunciare al potenziale di crescita e rendimento.

    XLE è la scelta perfetta per chi vuole cavalcare un possibile rimbalzo del settore energetico puntando su aziende solide, sottovalutate e generatrici di dividendi. È un’allocazione che può rafforzare la parte value del portafoglio, approfittando di una valutazione compressa e di uno scenario macro che potrebbe rivelarsi favorevole.

    JPQ, al contrario, rappresenta una strategia più sofisticata: un’esposizione al tech con copertura implicita. È pensato per chi non vuole abbandonare la tecnologia, ma intende farlo in modo prudente e remunerativo. La combinazione di rendimenti da opzioni e dividendi mensili ne fa uno strumento estremamente attrattivo in una fase in cui i titoli growth mostrano segni di stanchezza.

    Chi investe oggi deve farlo con disciplina, analisi e consapevolezza. E questi due ETF, se inseriti all’interno di un portafoglio ben diversificato, possono contribuire in modo significativo a mitigare i rischi e cogliere opportunità dove altri vedono solo incertezza.

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    Amministratore e CEO del portale www.doveinvestire.com, Simone Mordenti è anche analista finanziario, trader con oltre 25 anni di esperienza. Classe 1974, si avvicina al mondo del trading, ed in particolare agli investimenti su indici di borsa e azioni, grazie all’affiancamento di esperti del settore. Una forte passione per le scienze statistiche e l’analisi tecnica sui mercati finanziari, da diversi anni si occupa di giornalismo finanziario in diversi portali del settore, in veste di analista tecnico e trading advisor.
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