3 Dicembre, 2025
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    Prezzo dell’Oro: perché Goldman Sachs vede un rialzo del 20% entro il 2026

    Prezzo dell’Oro: perché Goldman Sachs vede un rialzo del 20% entro il 2026

    L’oro sta attraversando una fase storica che potrebbe sorprendere anche gli investitori più scettici. Goldman Sachs prevede un balzo verso area 4.900 dollari l’oncia entro il 2026: capire i motivi di questa stima può fare la differenza nelle scelte di portafoglio.

    Perché l’oro resta il vero bene rifugio nel nuovo ordine monetario

    Negli ultimi anni il ruolo dell’oro come bene rifugio è cambiato da semplice “assicurazione” di portafoglio a pilastro strategico per chi deve proteggere patrimonio e riserve valutarie.

    Il punto di svolta è arrivato con il congelamento delle riserve della banca centrale russa nel 2022. Da quel momento molti gestori di riserve sovrane hanno compreso che detenere asset denominati in dollari o altre valute estere non significa sicurezza assoluta. Un’eventuale tensione geopolitica può trasformare ciò che sembrava liquido e garantito in un rischio di controparte.

    L’oro, se conservato nei propri caveau nazionali, offre caratteristiche completamente diverse:

    • non può essere bloccato o sequestrato da terzi;
    • non dipende da promesse di pagamento di Stati o istituzioni finanziarie;
    • è riconosciuto ovunque come riserva di valore e collaterale di ultima istanza.

    Per questo le banche centrali hanno intensificato gli acquisti, spostando una quota crescente delle riserve da strumenti in valuta a lingotti d’oro. Secondo l’analisi di Goldman Sachs, questa tendenza strutturale non sarebbe un fenomeno temporaneo, ma un vero cambio di paradigma che si estenderà fino alla fine del 2026.

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    Le previsioni di Goldman Sachs: oro verso 4.900$ entro il 2026

    Nel loro scenario di riferimento, gli analisti di Goldman Sachs stimano quasi un 20% di rialzo aggiuntivo rispetto ai livelli attuali, con un target vicino a 4.900 dollari l’oncia entro la fine del 2026.

    La previsione arriva dopo un periodo già brillante, con una salita dei prezzi dell’oro che ha sfiorato il 60% su base annua. Nonostante la corsa recente, la banca d’affari ritiene che esistano ancora ampi margini di apprezzamento, sostenuti da due forze principali:

    1. Acquisti strutturali delle banche centrali
    La domanda istituzionale da parte delle banche centrali fornisce un “pavimento” robusto al prezzo dell’oro, poiché questi soggetti acquistano con orizzonte pluriennale e non sono influenzati dalle correzioni di breve periodo.

    2. Ciclo dei tassi della Federal Reserve
    I tagli dei tassi di interesse negli Stati Uniti riducono l’attrattiva degli asset a rendimento fisso e favoriscono asset privi di cedola come l’oro, che guadagna competitività rispetto ai Treasury.

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    Tagli Fed e ritorno di interesse verso l’oro

    Il secondo pilastro dell’analisi di Goldman Sachs riguarda l’azione della Federal Reserve. L’oro non genera interessi, quindi tende a soffrire quando i rendimenti obbligazionari sono elevati e a brillare quando i tassi scendono.

    Nello scenario delineato dalla banca, si prevedono ulteriori 75 punti base di tagli nel corso del ciclo, con un effetto diretto su:

    Rendimenti obbligazionari
    Rendimenti più bassi riducono il costo-opportunità di detenere oro, rendendo più accettabile per l’investitore rinunciare alla cedola in cambio di protezione reale.

    Forza del dollaro
    Un dollaro meno forte tende a sostenere le commodity quotate in USD, tra cui l’oro, che diventa relativamente più accessibile per chi compra in altre valute.

    Afflussi verso ETF e fondi sull’oro
    Durante le fasi di allentamento monetario, cresce la ricerca di asset difensivi e diversificanti. Gli ETF sull’oro svolgono un ruolo chiave perché trasformano la domanda finanziaria in acquisti di oro fisico, esercitando pressione al rialzo sul prezzo spot.

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    Diversificazione privata: il possibile detonatore del prossimo rally

    Un elemento sottolineato da Goldman Sachs è la potenziale estensione del “gold trade” al settore privato. Finora il grosso della nuova domanda strutturale proviene dalle banche centrali, ma la partita vera potrebbe iniziare quando anche investitori privati e istituzionali internazionali inizieranno a diversificare in modo più deciso verso l’oro.

    La dimensione del mercato dell’oro finanziario è sorprendentemente contenuta rispetto al mondo obbligazionario. Secondo le stime riportate, il valore complessivo degli ETF sull’oro è circa 70 volte inferiore alla dimensione del mercato dei Treasury USA.

    Questo dato implica una dinamica molto interessante: basta una piccola riallocazione dai bond verso l’oro per generare movimenti intensi sul prezzo. Una migrazione anche limitata di capitali da segmenti obbligazionari a strumenti collegati all’oro può creare un rally significativo, proprio perché il mercato non è in grado di assorbire volumi enormi senza reagire in modo marcato.

    Il “great debasement trade” e il ruolo del dollaro

    Negli anni recenti si è spesso parlato di “great debasement”, ossia della progressiva erosione del potere d’acquisto delle valute fiat, guidata da politiche monetarie espansive e da livelli di debito pubblico in crescita. Questo tema ha alimentato ondate di interesse verso asset alternativi, tra cui oro, immobili e criptovalute.

    In alcune fasi il dollaro USA ha recuperato forza, rallentando temporaneamente questa rotazione. Tuttavia, se le preoccupazioni sul debito federale e sulla sostenibilità della politica fiscale dovessero intensificarsi, il movimento di diversificazione potrebbe tornare protagonista, con l’oro tra i principali beneficiari.

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    Debito USA, indipendenza della Fed e rischio sistemico

    Goldman Sachs evidenzia che lo scenario di base, già positivo per il prezzo dell’oro, potrebbe rivelarsi ancora più favorevole nel caso in cui emergano serie preoccupazioni sulla traiettoria fiscale americana o sulla piena indipendenza della Federal Reserve.

    Tre fattori meritano particolare attenzione:

    1. Crescita del debito pubblico USA
    Un debito in espansione, associato a disavanzi cronici, aumenta il timore di future svalutazioni reali attraverso inflazione o politiche monetarie accomodanti.

    2. Credibilità delle istituzioni
    Eventuali pressioni politiche sulla Fed potrebbero alimentare il dubbio che le decisioni sui tassi siano guidate più da esigenze elettorali che da criteri tecnici.

    3. Ricerca di ancore reali
    In un contesto di incertezza istituzionale, gli investitori tendono a rifugiarsi in asset percepiti come indipendenti dai sistemi politici: l’oro è in cima a questa lista.

    In presenza di questi elementi, il metallo prezioso non rappresenta solo una scommessa sul rialzo dei prezzi, ma una strategia per ridurre il rischio di portafoglio in scenari estremi.

    Analisi tecnica dell’oro: aree chiave da monitorare

    Analisi tecnica dell’oro: aree chiave da monitorare

    L’analisi fondamentale offre una base solidissima alla tesi rialzista, ma anche il grafico dell’oro racconta una storia coerente con la visione di Goldman Sachs.

    Zona di supporto strategica

    La fascia 3.950–4.000 dollari l’oncia ha funzionato come supporto di medio-lungo periodo, con ripetuti rimbalzi che segnalano una domanda strutturale. Ogni discesa verso quest’area ha attirato compratori di peso, spesso con orizzonti temporali pluriennali.

    Resistenze e possibili breakout

    Sul lato superiore, la soglia dei 4.350 dollari rappresenta un livello psicologico e tecnico molto osservato. Una rottura netta e confermata in chiusura settimanale potrebbe aprire spazio verso il corridoio 4.100–4.200 dollari, zona in cui si concentrano massimi precedenti e volumi significativi.

    Il raggiungimento di nuovi massimi storici, unito a un contesto di tagli dei tassi e accumulo da parte delle banche centrali, potrebbe dare origine a una fase di “price discovery”, in cui il mercato cerca nuovi livelli di equilibrio molto più in alto rispetto al passato recente.

    Scenario di lungo periodo: possibile super ciclo

    Se il target a 4.900 dollari dovesse concretizzarsi, il grafico dell’oro entrerebbe in un canale rialzista del tutto nuovo, paragonabile alle grandi ondate del 2011 e del 2020. La struttura dei prezzi suggerisce un potenziale pattern di continuazione, con fasi di consolidamento seguite da accelerazioni durante:

    • riduzioni dei tassi da parte della Fed;
    • episodi di forte tensione geopolitica;
    • nuove ondate di afflussi verso ETF e fondi legati all’oro.
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    Come può comportarsi un investitore

    Per un investitore, soprattutto alle prime armi, la domanda chiave è una sola: ha senso esporsi ora all’oro, dopo un rally così importante, se si guarda al 2026?

    La risposta dipende dalla strategia e dal profilo di rischio, ma alcune considerazioni possono aiutare:

    1. L’oro come assicurazione di portafoglio
    Una quota contenuta ma stabile in oro può agire da “polizza” contro shock improvvisi su mercati azionari e obbligazionari. In questo ruolo, il focus non è tanto sul guadagno speculativo, quanto sulla protezione del capitale.

    2. Ingresso graduale con logica di accumulo
    Dopo una salita significativa, molti investitori preferiscono una strategia di DCA (Dollar Cost Averaging), acquistando a tranche nel tempo per ridurre il rischio di entrare sui massimi di breve periodo.

    3. Uso mirato di ETF sull’oro
    Per chi non vuole gestire oro fisico, gli ETF rappresentano uno strumento pratico per esporsi al metallo, con costi contenuti e possibilità di inserimento in un portafoglio diversificato.

    4. Orizzonte temporale adeguato
    Lo scenario descritto da Goldman Sachs è costruito su un orizzonte che arriva al 2026. Questo significa che il percorso potrebbe essere volatile, ma l’obiettivo di prezzo guarda al medio periodo, non alle oscillazioni di qualche settimana.

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    Perché l’oro è la “long commodity” preferita da Goldman Sachs

    Secondo la banca d’affari, l’oro è la migliore posizione long nel mondo delle commodity, poiché offre un caso base già positivo, sostenuto da banche centrali e politica monetaria;

    uno scenario alternativo ancora più interessante, se dovessero emergere seri dubbi su debito, stabilità fiscale e indipendenza delle banche centrali.

    In altre parole, l’oro si trova in una posizione rara: beneficia sia di uno scenario ordinario di taglio tassi e domanda istituzionale, sia di eventuali shock negativi sui mercati. Per chi costruisce un portafoglio robusto, questa combinazione rende il metallo prezioso un candidato naturale a giocare un ruolo importante nei prossimi anni.

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    Amministratore e CEO del portale www.doveinvestire.com, Simone Mordenti è anche analista finanziario, trader con oltre 25 anni di esperienza. Classe 1974, si avvicina al mondo del trading, ed in particolare agli investimenti su indici di borsa e azioni, grazie all’affiancamento di esperti del settore. Una forte passione per le scienze statistiche e l’analisi tecnica sui mercati finanziari, da diversi anni si occupa di giornalismo finanziario in diversi portali del settore, in veste di analista tecnico e trading advisor.
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