Nel 2025, investire in azioni richiede un approccio più consapevole rispetto al passato. L’incertezza macroeconomica, i timori legati all’inflazione, le tensioni tariffarie e l’instabilità settoriale hanno modificato radicalmente il comportamento dei mercati. Ma in questo scenario sfidante, alcune strategie di investimento stanno emergendo con risultati concreti e replicabili.
Molti risparmiatori si chiedono: come posso proteggere il mio portafoglio senza rinunciare al potenziale di rendimento? Oppure: quali azioni stanno realmente performando nel 2025 e perché? Questo articolo approfondisce proprio questi aspetti, offrendo una panoramica aggiornata sulle strategie di investimento azionario che stanno mostrando solidità e coerenza nei risultati. Analizzeremo le performance dei principali fattori d’investimento, con un focus particolare su quelle che stanno guidando gli investimenti difensivi più efficaci.
- 1. Cos’è il factor investing e perché fa la differenza
- 2. Strategie di investimento difensivo: il trionfo della bassa volatilità
- 3. Le strategie in difficoltà: qualità e momentum nel 2025
- 4. Valutazioni e strategie contrarian: dove guardare oggi
- 5. Come costruire un portafoglio diversificato con i fattori
- 8. Lezione finale: pazienza e coerenza battono il market timing
Cos’è il factor investing e perché fa la differenza
Il factor investing, o investimento basato su fattori, è una metodologia analitica che consente di selezionare titoli azionari non in base a logiche settoriali o geografiche, ma seguendo caratteristiche finanziarie comuni che storicamente si sono dimostrate in grado di generare rendimenti superiori o una migliore gestione del rischio. Questa strategia si fonda su decenni di ricerca accademica, ed è oggi adottata da investitori istituzionali e gestori di fondi quantitativi.
I fattori d’investimento rappresentano insiemi di titoli accomunati da metriche misurabili. I sei fattori principali utilizzati da Morningstar includono:
- Value: titoli con valutazioni di mercato inferiori al loro valore intrinseco, individuati tramite multipli come price-to-book, price-to-earnings e price-to-sales.
- Size: società a piccola capitalizzazione che, storicamente, hanno mostrato una maggiore crescita potenziale ma anche un rischio più elevato.
- Yield: titoli caratterizzati da elevati dividendi, ideali per strategie orientate alla rendita.
- Low Volatility: azioni con movimenti di prezzo contenuti nel tempo, utili per proteggere il capitale in fasi turbolente.
- Quality: imprese con margini operativi elevati, bilanci solidi e ritorni sul capitale costanti.
- Momentum: titoli che hanno registrato performance positive recenti, sulla base del principio che la forza tende a protrarsi nel breve periodo.
La forza del factor investing risiede nella sua capacità di offrire una diversificazione alternativa rispetto ai tradizionali criteri settoriali o geografici, migliorando la tenuta del portafoglio in differenti fasi di mercato.
Strategie di investimento difensivo: il trionfo della bassa volatilità
Nel 2025, uno degli approcci più efficaci per affrontare la forte instabilità dei mercati è stato puntare su azioni appartenenti al fattore low volatility. In un contesto segnato da correzioni brusche, come quelle registrate tra marzo e aprile a seguito delle nuove misure tariffarie, le azioni a bassa volatilità si sono dimostrate nettamente più stabili e resilienti rispetto al mercato nel suo complesso.
Morningstar, attraverso il proprio indice specifico, ha evidenziato che titoli come Berkshire Hathaway, Coca-Cola, Mastercard e Marsh & McLennan hanno evidenziato una tenuta superiore, limitando le perdite quando molti altri titoli cedevano terreno.
L’efficacia di questa strategia risiede nel suo obiettivo primario: proteggere il capitale, più che massimizzare i rendimenti in fasi di crescita accelerata. Il fattore low volatility, infatti, tende a brillare nei periodi di turbolenza finanziaria, offrendo performance migliori su base risk-adjusted.
Esemplare è la sua performance in fasi storiche difficili: nel 2022, durante il sell-off generalizzato, queste azioni hanno perso meno del mercato. Lo stesso è accaduto nel 2018 e nella fase iniziale della pandemia nel 2020. Di contro, in anni di forte rialzo come il 2023 e il 2024, trainati dall’euforia per l’intelligenza artificiale, il low volatility ha avuto un comportamento più contenuto. Questo sottolinea come la strategia sia ideale per chi cerca investimenti difensivi azionari e preferisce preservare il capitale durante le fasi correttive.
Le strategie in difficoltà: qualità e momentum nel 2025
Non tutte le strategie di investimento su azioni hanno dato risultati positivi nel 2025. Due tra i fattori più brillanti negli anni precedenti — quality e momentum — si sono trovati in difficoltà. Entrambi avevano beneficiato del rally azionario alimentato dalla crescita dell’intelligenza artificiale e dalle performance di titoli tecnologici ad alta capitalizzazione.
Il fattore qualità si fonda sull’idea che i mercati, nel breve termine, non prezzino adeguatamente la solidità operativa di alcune aziende. Titoli come Nvidia, Alphabet e Arista Networks, con margini di profitto elevati e posizioni di mercato dominanti, sono stati per anni esempi perfetti di questa categoria. Tuttavia, arrivati al 2025 con valutazioni estremamente elevate, questi titoli hanno subito un repricing significativo nel momento in cui il sentiment di mercato si è fatto più prudente.
Il momentum, invece, cattura i titoli che hanno mostrato trend positivi recenti. Il problema principale di questa strategia è la sua vulnerabilità ai cambi di rotta del mercato: quando la leadership settoriale si sposta o l’interesse si raffredda bruscamente, come accaduto tra marzo e aprile, il momentum può trovarsi dalla parte sbagliata della rotazione. Ecco perché la sua efficacia è spesso legata alla continuità di trend favorevoli.
Queste difficoltà ricordano che anche le strategie apparentemente vincenti possono andare in crisi in presenza di valutazioni elevate e aspettative eccessive. Rimanere ancorati alla qualità o al momentum può funzionare, ma va fatto con consapevolezza dei rischi.
Valutazioni e strategie contrarian: dove guardare oggi
Quando i mercati diventano selettivi e alcuni titoli sembrano “carichi” di aspettative, può rivelarsi vantaggioso assumere una prospettiva contrarian, orientata su asset dimenticati o sottovalutati. È qui che entrano in gioco due fattori spesso trascurati negli ultimi anni: value e size.
Il value investing, storicamente alla base delle strategie di Warren Buffett, si concentra su società che presentano prezzi inferiori al loro valore intrinseco, spesso a causa di disaffezione temporanea da parte del mercato. Queste aziende offrono un potenziale di rialzo significativo quando il sentiment cambia, soprattutto in fasi di rotazione settoriale o ritorno alla razionalità valutativa.
Il fattore size, focalizzato su aziende a bassa capitalizzazione, ha avuto performance deludenti negli ultimi anni, penalizzato dalla predominanza dei grandi colossi tecnologici. Tuttavia, nel 2025, sempre più analisti vedono in queste realtà un’opportunità di rivalutazione, favorita anche da valutazioni più contenute e minore esposizione ai flussi di capitali internazionali.
Chi desidera investimenti difensivi ma con potenziale di rivalutazione, potrebbe considerare una maggiore esposizione proprio a questi due fattori, approfittando della loro attuale sottoperformance relativa per costruire una posizione in ottica di medio-lungo periodo.
Come costruire un portafoglio diversificato con i fattori
La costruzione di un portafoglio efficace oggi non può prescindere dall’adozione di una strategia diversificata per fattori. In un contesto in cui la volatilità è in aumento e la leadership di mercato cambia rapidamente, affidarsi esclusivamente ad asset tradizionali o a pochi settori espone l’investitore a rischi significativi.
Integrare i fattori d’investimento consente di distribuire l’esposizione su titoli con comportamenti differenti in fasi di mercato divergenti. Questa logica di decorrelazione è particolarmente preziosa per chi cerca strategie di investimento difensivo, ma desidera mantenere margini di crescita anche in ambienti meno prevedibili.
Tre approcci operativi alla diversificazione per fattori
Approccio focalizzato (single factor)
L’investitore sceglie di allocare il capitale su un singolo fattore, ad esempio low volatility o quality. È una scelta adatta a chi ha una visione chiara del contesto macro e intende esporsi selettivamente, mantenendo però l’impegno anche nelle fasi meno favorevoli.
Approccio combinato (factor blending)
Strategia più equilibrata che prevede l’integrazione di due o più fattori complementari. Un esempio classico è il binomio value + momentum, che combina titoli sottovalutati con altri a forte spinta direzionale. L’obiettivo è compensare le debolezze di ciascun fattore con i punti di forza dell’altro.
Approccio sistematico (multifactor investing)
È l’opzione più sofisticata e bilanciata. Si affida a indici multifattoriali o fondi smart beta che mantengono un’esposizione ottimizzata ai sei fattori principali. Morningstar, ad esempio, propone un indice multifattoriale che bilancia in modo equo e dinamico i pesi di value, size, yield, quality, momentum e low volatility. Questa soluzione offre una gestione passiva avanzata, adatta sia per piccoli risparmiatori che per portafogli istituzionali.
Gestione e monitoraggio: quanto spesso intervenire
Nel factor investing, la frequenza di controllo del portafoglio ha un impatto rilevante. A differenza del trading tradizionale, questa strategia si basa su orizzonti temporali lunghi, spesso misurati in decenni. Una revisione semestrale o annuale può essere sufficiente, con l’obiettivo di riequilibrare l’esposizione tra i fattori, senza cadere nella tentazione di rincorrere i rendimenti a breve termine.
Un portafoglio ben costruito secondo i criteri fattoriali offre robustezza strutturale e maggiore aderenza agli obiettivi dell’investitore, a patto che venga gestito con disciplina e coerenza.
Lezione finale: pazienza e coerenza battono il market timing
Uno degli errori più comuni tra gli investitori è cercare di anticipare il mercato, cambiando strategia o asset allocation in base agli eventi del momento. Questa logica, nota come market timing, raramente si traduce in valore aggiunto. Al contrario, spesso porta a decisioni reattive e a performance inferiori rispetto a strategie più disciplinate.
Il factor investing funziona proprio perché si fonda su principi empirici robusti e storicamente validati. I rendimenti relativi dei singoli fattori cambiano costantemente da un anno all’altro: ciò che oggi sovraperforma può ritrovarsi in difficoltà nei 12 mesi successivi. Per questo motivo, mantenere una visione di lungo periodo è essenziale.
La coerenza come vantaggio competitivo
Chi costruisce un portafoglio su base fattoriale deve accettare l’alternanza ciclica dei fattori e resistere alla tentazione di abbandonare la strategia nei momenti meno favorevoli. È proprio in queste fasi che si costruisce il valore, poiché la costanza operativa consente di attraversare i cicli senza azzerare le potenzialità di rendimento futuro.
I rendimenti dei fattori vanno valutati su orizzonti di 10, 15 o 20 anni, non su base trimestrale. Le analisi di Morningstar lo dimostrano chiaramente: nel lungo periodo, i fattori ben selezionati e mantenuti con coerenza superano l’approccio di mercato generalista, soprattutto in termini di rischio aggiustato.
Una strategia per investitori disciplinati
Chi sceglie di investire in azioni con approccio fattoriale non deve rincorrere la perfezione, ma costruire una metodologia stabile e replicabile. In questo scenario, la pazienza diventa una risorsa strategica, capace di trasformare la volatilità in opportunità.
Non serve sapere esattamente quale fattore guiderà il mercato il prossimo mese. Serve avere una struttura, rispettarla e affidarsi alla forza dei numeri. Solo così è possibile ottenere investimenti difensivi efficaci, ma anche potenzialmente redditizi, nel lungo periodo.
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