Le opzioni sono contratti derivati che conferiscono al compratore il diritto (ma non l’obbligo) di acquistare o vendere un’attività sottostante a o entro una certa data a un prezzo prefissato.
Il venditore è obbligato a soddisfare l’eventuale richiesta del compratore.
Per fare ciò chi acquista l’opzione paga al venditore un “premio” in base a vari criteri tra i quali il prezzo di esercizio, la scadenza e la volatilità del sottostante di riferimento (azione, indice, ecc.).
Chi acquista un’opzione call o put si espone ad un limite massimo di perdita pare all’intero investimento effettuato per l’acquisto dell’opzione e quindi con la possibilità di perdere fino al 100%. In compenso ha la possibilità di non perdere oltre e, nel caso di evento favorevole, di potere guadagnare potenzialmente anche ben oltre il 100%.
All’opposto, il venditore di opzioni può guadagnare al massimo l’intero premio ma si espone a perdite potenzialmente illimitate per la vendita di opzioni call e di elevate perdite potenziali “quasi illimitate” (ma quantificabili come massima perdita) in caso di vendita di opzioni put.
Chi compra un’opzione call o put si dice che ha una posizione “long” ovvero lunga mentre chi vende un’opzione call o put si dice che ha una posizione “short” (di regola più pericolosa proprio perchè le perdite possono essere superiore al 100%!).
Le singole posizioni sulle opzioni call e put si possono così suddividere:
1. Posizione lunga sull’opzione call (diritto di acquistare a termine il sottostante)
2. Posizione lunga sull’opzione put (diritto di vendere a termine il sottostante)
3. Posizione corta sull’opzione call (obbligo di vendere a termine il sottostante se la controparte ne fa richiesta)
4. Posizione corta sull’opzione put (obbligo di acquistare a termine il sottostante se la controparte ne fa richiesta)