L’indice composito Euro Stoxx 50 ha stabilito oggi un altro record storico al di sopra del precedente traguardo di 4115 punti, sulla base della “promessa” accomodante della Banca centrale europea (BCE) di mantenere intatti i suoi vasti programmi di stimolo monetario almeno fino a marzo 2022. La Bce continuerà a condurre acquisti netti di attività nell’ambito del programma di acquisto di emergenza pandemica (PEPP) con un investimento totale di 1.850 miliardi di euro, secondo il comunicato ufficiale del principale regolatore finanziario europeo e lo farà fino a quando il “Consiglio direttivo” non giudicherà conclusa la fase di crisi del coronavirus. Anche gli acquisti netti nell’ambito di un’altra APP, (programma regolare di acquisto di attività), saranno mantenuti a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro.
Il presidente della BCE, Ms. Christine Lagarde, ieri ha anche aggiunto un messaggio importante, durante una conferenza stampa post-incontro, secondo cui tutti gli acquisti nell’ambito del PEPP nel prossimo trimestre “continueranno a essere condotti a un ritmo significativamente più elevato rispetto ai primi mesi dell’anno”. Ha affermato anche che le strutture finanziarie della BCE reinvestiranno anche i pagamenti dei principali titoli in scadenza acquistati nell’ambito del PEPP almeno fino alla fine del 2023. Ciò significa che la fonte inesauribile di denaro facilmente accessibile ed esclusivamente a buon mercato a tassi di interesse vicini allo zero molto probabilmente saprà alimentare ancora più intensamente la ripresa degli affari e anche le prospettive di sviluppo dell’area euro. Per quanto riguarda l’APP, lo stesso processo di reinvestimento del reddito potrebbe durare per un lungo periodo di tempo oltre la data in cui la BCE potrebbe finalmente iniziare ad alzare i tassi di interesse di riferimento, ma come menzionato dalla BCE, non accadrebbe comunque prima della fine del 2023. Dopotutto, la BCE aveva mantenuto i suoi tassi nelle immediate vicinanze dello zero per quasi un decennio prima della crisi Covid-19.
Nonostante la BCE abbia presentato allo stesso evento le sue previsioni di inflazione aggiornate e più elevate, con il suo livello annuale che dovrebbe raggiungere l’1,9% entro la fine del 2021, il Consiglio direttivo prevede ufficialmente una crescita dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) di appena 1,5% nel 2022, commenta l’analista Finanziario di TeleTrade Giancarlo Della Pietà.
Sebbene molti cittadini dell’UE abbiano visto personalmente un aumento piuttosto impressionante dei cartellini dei prezzi nei negozi al dettaglio per un ampio numero di beni di primaria necessità, le statistiche CPI calcolate formalmente dai funzionari sono al momento solo dello 0,9% nell’area dell’euro. La prossima lettura è prevista per il 17 giugno, ma difficilmente potrà mostrare valori superiori a un 1,2% di riferimento. I più sono concordi a considerare questi dati come un fenomeno transitorio. O, almeno, stanno facendo del loro meglio per fingere di non essere preoccupati per una situazione in cui l’Europa potrebbe potenzialmente muoversi rigorosamente sulla strada degli Stati Uniti, dove il CPI ha già raggiunto un punto di riferimento del 5,0% in un anno su base annuale, secondo i dati aggiornati di questa settimana. Oltreoceano, anche la Federal Reserve (Fed) sta aggiornando con calma le sue proiezioni al rialzo sulla dinamica dei prezzi, e le prossime previsioni dell’istituto USA saranno pubblicate la prossima settimana, il 16 giugno.
Sul fronte europeo, la BCE sarebbe pronta a operare sulla falsariga del modello monetario americano. Christine Lagarde ha ripetuto che l’aumento dell’inflazione sarebbe temporaneo, pur ritenendo che “l’inflazione sottostante rimane contenuta” e che i prezzi in Europa potrebbero aumentare ulteriormente nella seconda metà dell’anno, per poi diminuire nel corso del tempo. La Bce ha inoltre presentato prospettive più rosee prevedendo un tasso del prodotto interno lordo del 4,6% per il 2021 e del 4,7% per il 2022, entrambi rivisti al rialzo, con un ruolo chiave del pacchetto Next Generation EU adottato per il bilancio consolidato del vecchio continente nell’agosto 2020. Questo suona molto bene per la crescita economica in cifre assolute, ma può anche causare picchi di inflazione prematuri e forti.
Almeno gli investitori e gli operatori di mercato applaudono questo tipo di politica, dal momento che anche l’elevata crescita dell’inflazione a medio termine può beneficiare della dinamica degli indici azionari. I periodi di alta inflazione tendono a far salire i prezzi delle azioni, seguendo i prezzi al dettaglio. Quindi, il mercato potrebbe continuare a crescere o addirittura accelerare presto la sua scalata al rialzo e la vita dei consumatori ordinari potrebbe diventare più costosa e complessa.
N.B.: Le analisi e le notizie riportate hanno finalità puramente informative e non sono da intendersi come consiglio di investimento.
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Report di Giancarlo Della Pietà per TeleTrade
Laureato in economia del commercio internazionale e dei mercati valutari presso l’università “Parthenope” di Napoli. Nel 2010, ha deciso di mettere nero su bianco le sue esperienze di trading, redigendo il libro dal titolo: “Trading nel mercato Forex – Come operare con l’analisi tecnica nel mercato internazionale delle valute”. Dal 2012, ha intrapreso il cammino professionale in TeleTrade-Dj International Consulting Ltd, ricoprendo il ruolo di chief technical analyst & currency strategist, dove redige ogni giorno l’analisi giornaliera, con relativi video-analisi, “Daily Market Briefing” e “Weekly Market Outlook”, sia dal punto di vista tecnico che macroeconomico; inoltre dal primo ottobre del 2016 è il responsabile della “Diretta Live” in programmazione ogni mattina dalle ore 08.30 alle ore 10.00 dal lunedì al venerdì.