
L’economia americana sta entrando in una fase estremamente delicata. I dati più recenti mostrano che il rischio di stagflazione è sempre più concreto. Ma cosa significa davvero e quali sono le implicazioni per chi investe?
Cos’è la stagflazione e perché è pericolosa
La stagflazione rappresenta uno scenario economico caratterizzato da alta inflazione unita a crescita economica debole e aumento della disoccupazione.
È la combinazione peggiore possibile, perché riduce il potere d’acquisto dei cittadini mentre l’economia non genera nuova ricchezza.
Storicamente, gli Stati Uniti hanno vissuto un periodo simile negli anni ’70, quando la crisi petrolifera e l’abbandono del gold standard provocarono inflazione a due cifre e disoccupazione elevata. Uscirne richiese quasi un decennio di politiche monetarie drastiche.
Oggi si stanno ripresentando dinamiche che ricordano proprio quella fase critica.
Motivo 1 – Inflazione in crescita nonostante i rialzi dei tassi
L’indice dei prezzi al consumo negli USA ha superato il 2,9% ad agosto, con stime che indicano un possibile rialzo oltre il 3,5–4% nei prossimi mesi.
Questa crescita non dipende da un’espansione economica sana, ma da fattori esterni come:
- tariffe doganali introdotte dall’amministrazione Trump, i cui effetti si manifestano con ritardo,
- tensioni geopolitiche che stanno riallineando i rapporti commerciali globali,
- spesa pubblica massiccia che mantiene alta la domanda artificiale.
Il problema è che la Federal Reserve, pur avendo alzato i tassi per contenere l’inflazione, rischia di vanificare gli sforzi. Con un’economia che rallenta, la Fed potrebbe persino essere costretta ad abbassarli nuovamente, alimentando ulteriore instabilità.
Motivo 2 – Mercato del lavoro in indebolimento
La crescita occupazionale, che era stata un punto di forza per l’economia americana, mostra segni di deterioramento. Per la prima volta è stato registrato un dato negativo di -13.000 posti di lavoro in un mese.
La tendenza evidenzia un progressivo rallentamento:
- meno assunzioni,
- più licenziamenti,
- salari che non crescono al passo con l’inflazione.
Questo significa che i prezzi aumentano non perché gli americani guadagnino di più e spendano di più, ma nonostante una perdita di reddito reale. È esattamente la dinamica che definisce la stagflazione: stipendi fermi, disoccupazione crescente e costo della vita in salita.
Motivo 3 – Deficit pubblico fuori controllo
Uno dei rischi più seri riguarda i conti pubblici. Oggi il deficit federale si aggira sui 2.000 miliardi di dollari annui, pari a circa il 7% del PIL.
Il cosiddetto “Big Beautiful Bill”, approvato dall’amministrazione Trump, ha introdotto tagli fiscali storici, con l’obiettivo di stimolare la crescita del PIL fino al 5% annuo. Ma senza una crescita così forte, il piano rischia di aggravare il problema.
Se gli Stati Uniti dovessero davvero scivolare in stagflazione, i ricavi fiscali calerebbero mentre la spesa pubblica continuerebbe a crescere. Ciò potrebbe portare il deficit oltre i 4.000 miliardi di dollari entro pochi anni, aumentando il rischio di crisi del debito.
Chi vince e chi perde in uno scenario di stagflazione
La stagflazione colpisce soprattutto la classe media e i redditi bassi. Chi vive con salari fissi si trova a spendere una quota sempre maggiore del proprio reddito per beni di prima necessità, diventando progressivamente più povero.
I ricchi, invece, riescono a proteggersi meglio. La ragione è che possiedono la maggior parte degli asset finanziari. Negli Stati Uniti, il 10% più benestante controlla il 90% del mercato azionario.
Quando i prezzi salgono, anche gli asset come azioni, immobili e materie prime tendono ad aumentare di valore. Questo meccanismo permette ai più abbienti di continuare ad arricchirsi, mentre la maggioranza della popolazione perde potere d’acquisto.
Come proteggere i propri investimenti

Per un investitore, affrontare la stagflazione significa adottare un approccio difensivo ma allo stesso tempo proattivo, con l’obiettivo di preservare il potere d’acquisto e limitare le perdite.
Una delle prime mosse è considerare l’esposizione agli asset reali, che hanno dimostrato storicamente di essere efficaci nel proteggere dalla perdita di valore della moneta. L’oro e l’argento restano i beni rifugio per eccellenza: nei periodi di inflazione elevata, i metalli preziosi tendono a mantenere o aumentare il loro prezzo, fungendo da copertura.
Gli immobili rappresentano un’altra forma di protezione, soprattutto se situati in aree con domanda solida. Gli affitti seguono il trend inflattivo, generando flussi di cassa reali in grado di sostenere gli investitori anche durante fasi di crescita economica nulla.
Dal lato azionario, non tutte le imprese reagiscono allo stesso modo. Le società che operano in settori difensivi – come sanità, utility, beni di consumo primario – hanno maggiore capacità di resistere. La chiave è puntare su aziende con forte pricing power, cioè in grado di trasferire i maggiori costi sui clienti senza subire crolli della domanda.
Un altro strumento utile è rappresentato dai titoli indicizzati all’inflazione (TIPS negli Stati Uniti), che adeguano il rendimento all’aumento dei prezzi. Questi strumenti proteggono il capitale e garantiscono cedole reali, anche se in un contesto di stagnazione non vanno considerati come unica soluzione.
Infine, una strategia valida rimane la diversificazione geografica. Investire solo negli Stati Uniti in un periodo di stagflazione interna può rivelarsi rischioso. Allocare parte del portafoglio in mercati emergenti o in economie che crescono a ritmi sostenuti riduce l’esposizione al rischio domestico.
Un esempio pratico, un portafoglio bilanciato contro la stagflazione potrebbe includere:
- un 30% in azioni difensive e ad alto dividendo,
- un 20% in oro e metalli preziosi,
- un 25% in obbligazioni indicizzate all’inflazione,
- un 15% in immobili o REIT,
- il restante 10% in mercati esteri a più alto potenziale.
L’obiettivo non è generare rendimenti straordinari, ma proteggere il capitale e mantenere la capacità di investimento fino a quando il ciclo economico tornerà favorevole.
Riflessioni finali
La stagflazione rappresenta una delle sfide più complesse per chi investe, ma allo stesso tempo può trasformarsi in un’opportunità per chi sa interpretare correttamente i segnali economici. I dati su inflazione, deficit e occupazione non vanno letti solo come elementi di allarme, ma come indicatori che orientano le scelte strategiche di chi desidera proteggere e far crescere il proprio capitale.
La storia dimostra che, anche nei periodi più difficili, esistono strumenti e asset capaci di generare valore. Gli investitori che sanno individuare i settori resilienti, puntare sui beni rifugio e mantenere una visione di lungo termine hanno l’occasione di distinguersi.
Più che temere la stagflazione, è fondamentale comprenderne le dinamiche e reagire con decisione. Prepararsi con le giuste strategie significa non solo difendere il potere d’acquisto, ma posizionarsi per cogliere vantaggi che altri non vedranno. È proprio in fasi come questa che si aprono le migliori opportunità per chi desidera costruire un futuro finanziario solido e ambizioso.
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