Il sentiment degli investitori continua a essere pessimista sulla scia di una settimana nera per le azioni, accompagnata da un diffuso sell-off del mercato. L’inflazione ostinata e le preoccupazioni per una Federal Reserve (Fed) sempre più aggressiva continuano a esercitare pressioni sul mercato azionario e in particolare sugli asset di rischio.
Allo stesso modo, gli investitori si aspettano che la Fed aumenti i tassi di 75 punti base durante la riunione di oggi, mentre crescono le preoccupazioni che le banche centrali non saranno in grado di domare i prezzi al consumo senza spingere l’economia in recessione.
Una situazione che sta spingendo i principali indici azionari a forti ribassi, con l’S&P 500 che ha perso oltre il 22% da inizio anno, spazzando via oltre 8 trilioni di dollari di valore di mercato solo quest’anno.
I grandi titoli tecnologici hanno subito i maggiori ribassi, con Amazon (NASDAQ: AMZN), Nvidia (NASDAQ: NVDA), Meta (NASDAQ: FB) e Apple (NASDAQ: AAPL) in calo del 16,8%, 16,3%, 16,3% e 10,7 % rispettivamente.
Le Criptovalute non se la passano meglio
Allo stesso modo come le azioni, le criptovalute hanno continuato a scendere, con il Bitcoin (BTC) che è sceso al di sotto dei 21.000 dollari, oltre il 30% in meno in una sola settimana, segnalando che gli investitori stanno scaricando le loro partecipazioni più speculative.
Sembra esserci anche una qualche correlazione tra il mercato delle criptovalute e il mercato azionario, poiché sembra che il Bitcoin stia seguendo la performance degli indici Nasdaq e S&P 500 negli ultimi 30 giorni. Tuttavia, molto probabilmente l’incontro della Fed determinerà la direzione e il possibile disaccoppiamento di questa tendenza.
Cosa aspettarsi dai mercati?
Nel corso della storia, un mercato ribassista dura in media 389 giorni di calendario dal picco al minimo, il che significa che attualmente il mercato è a metà strada.
Alcuni indicatori possono segnalare ai partecipanti al mercato se ci si può aspettare più dolore, come il Cboe Volatility Index, noto anche come VIX. Tipicamente, il VIX è considerato un “indicatore della paura” che misura la volatilità attesa nei mercati, espressa dai prezzi delle opzioni.
Durante il crollo del Covid nel 2020, il VIX ha raggiunto 85 livelli, mentre in media, ai minimi di mercato, ha raggiunto 37. Durante il sell-off del mercato di lunedì 13 giugno, il VIX era a 35,05. Lunedì, invece, il volume delle opzioni put ha raggiunto i 2,03 milioni, il livello più alto da febbraio 2020, secondo i dati Cboe.
In modo analogo, il sondaggio sul sentiment dell’American Association of Individual Investors mostra che il sentiment degli investitori sta diminuendo lentamente, il che potrebbe significare più dolore nei mercati se gli investitori al dettaglio iniziassero a ritirarsi.
Alla fine, si verificherà probabilmente un ritorno di interesse verso il mercato azionario, poiché alcuni titoli sembrano essere ipervenduti. Tuttavia, decidere quando entrare può essere una delle scelte più difficili che un investitore deve fare in un mercato ribassista.
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