3 Ottobre, 2025
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    Analisi dei mercatiPeter Schiff: “Lunedì sarà un disastro per i mercati globali”

    Peter Schiff: “Lunedì sarà un disastro per i mercati globali”

    Cosa ci aspetta davvero? Le inquietanti previsioni sull’economia statunitense

    Peter Schiff: “Lunedì sarà un disastro per i mercati globali”

    Il nome di Peter Schiff non passa mai inosservato tra gli investitori. Conosciuto per le sue analisi controcorrente, l’economista ha lanciato un nuovo segnale d’allarme: il prossimo lunedì potrebbe segnare un nuovo crollo dei mercati finanziari, paragonabile a un “Black Monday”. Le sue dichiarazioni non sono semplici provocazioni, ma si basano su dati concreti e dinamiche economiche già in atto, tra cui la crescente minaccia di una recessione globale, l’impennata dei dazi USA e il crollo dei beni rifugio come l’oro e l’argento.

    Comprendere ciò che Schiff sta realmente dicendo può fare la differenza tra chi subirà le perdite e chi riuscirà a riorganizzare la propria strategia di investimento internazionale. Le sue parole tracciano uno scenario in rapido deterioramento, dove la crisi economica negli Stati Uniti potrebbe innescare una reazione a catena devastante per gli asset statunitensi e creare nuove opportunità fuori dai confini americani.

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    Dazi USA e recessione globale: una miscela esplosiva

    La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina non sembra vedere tregua. Peter Schiff descrive la situazione come una partita a poker, dove ogni mossa genera nuovi contraccolpi. Con la Cina che ha imposto dazi del 34% e Trump ancora incerto sulla contromisura, l’instabilità cresce a vista d’occhio. I mercati già ne risentono, anticipando gli effetti negativi di un eventuale rilancio della sfida tariffaria.

    Questa tensione commerciale alimenta il rischio concreto di una recessione globale nel 2025, proprio mentre l’economia statunitense mostra segni di rallentamento già senza questi fattori. I dati indicano una contrazione del PIL Usa del -2,8% nel primo trimestre, nonostante l’assenza di uno shock esterno evidente.

    Crollano le materie prime, scendono i rendimenti: segnali inequivocabili

    Crollano le materie prime, scendono i rendimenti: segnali inequivocabili

    Il crollo delle commodity come termometro della crisi

    I movimenti registrati sui mercati delle materie prime offrono una chiave di lettura lucida del momento attuale. In pochi giorni, il prezzo del petrolio è sceso da 71 a 61 dollari al barile, mentre il rame ha perso il 9% e l’argento il 7%. Anche l’oro, da sempre considerato l’oro come bene rifugio, ha subito un calo, pur mantenendo meglio il suo potere d’acquisto rispetto agli indici azionari.

    Crollo del prezzo del petrolio
    Fonte: investing.com

    Quando gli asset rifugio cominciano a cedere, significa che gli investitori stanno faticando a trovare un equilibrio, oscillando tra la paura della crisi economica USA e il bisogno di proteggere il capitale.

    Rendimenti in calo: una conferma del rallentamento

    I rendimenti dei Treasury USA sono in forte discesa. Il decennale è sceso sotto il 4%, mentre il trentennale si attesta intorno al 4,41%. La curva dei tassi si sta nuovamente inclinando in modo preoccupante, segnalando le attese di un prossimo taglio dei tassi da parte della Federal Reserve. Schiff ipotizza che questa possa essere una strategia deliberata dell’amministrazione americana per forzare la mano alla banca centrale, favorendo un contesto monetario più espansivo.

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    Dati occupazionali ingannevoli: la bomba a orologeria del mercato del lavoro

    I recenti dati sul lavoro Usa sono stati letti dai media come segnali positivi. Ma secondo Schiff si tratta di un’illusione temporanea. Molti licenziamenti nella pubblica amministrazione non sono ancora emersi nei report ufficiali, perché i dipendenti risultavano ancora in attività nei giorni chiave di rilevazione.

    Nei prossimi mesi ci si aspetta un’ondata significativa di tagli, anche nel settore privato. Le imprese inizieranno a ridurre il personale per prepararsi a una domanda più debole e a margini ridotti a causa del rincaro dei prezzi provocato dai dazi.

    Il grande ribaltamento: perché gli investimenti internazionali diventano centrali

    Schiff lancia una provocazione destinata a far riflettere: il resto del mondo potrebbe prosperare proprio smettendo di sostenere l’economia americana. Per anni, le nazioni emergenti hanno fornito prodotti e capitali agli Stati Uniti, accettando tassi d’interesse minimi in cambio della stabilità apparente offerta dal dollaro.

    Ora, con la politica americana che minaccia di ritirare anche il supporto militare in cambio di un contributo diretto, molti paesi si stanno chiedendo perché continuare a finanziare il debito USA e inviare beni di consumo in un mercato in recessione.

    Le economie produttive possono fare da sé

    A differenza degli Stati Uniti, molti paesi asiatici ed emergenti dispongono già di infrastrutture produttive, manodopera qualificata e supply chain attive. Deviare le esportazioni verso mercati interni o regionali richiede solo un piccolo adattamento. Questo rende il processo meno costoso e più rapido, rispetto alla ricostruzione industriale americana, che richiederà investimenti massicci, capitale umano e formazione, tutti elementi oggi carenti.

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    Oro come bene rifugio e investimento internazionale

    Oro come bene rifugio e investimento internazionale

    L’oro è da sempre considerato un bene rifugio per eccellenza, utilizzato dagli investitori nei momenti di forte instabilità economica e geopolitica. Quando le valute si svalutano, le Borse crollano e i rendimenti obbligazionari si comprimono, l’oro tende a conservare, e in certi casi aumentare, il proprio valore reale. Ma è ancora valido oggi questo principio?

    Negli ultimi giorni, il prezzo dell’oro ha subito una contrazione di circa l’2,25%, perdendo oltre 80 dollari per oncia. A prima vista, potrebbe sembrare un segnale di debolezza, ma un’analisi più attenta mostra il contrario. Mentre l’indice S&P 500 è sceso di oltre il 6%, l’oro ha mantenuto una tenuta superiore, dimostrando una minore volatilità e un potere d’acquisto ancora intatto.

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    Secondo Peter Schiff, questi ribassi non rappresentano una vera inversione di tendenza, ma un’opportunità di ingresso per chi vuole costruire o rafforzare una posizione strategica sul metallo giallo. Se si considera che i titoli auriferi avevano registrato guadagni vicini al +30% da inizio anno, la correzione recente (pari a circa -9%) potrebbe offrire prezzi di acquisto vantaggiosi, soprattutto in vista di un contesto recessivo.

    Perché l’oro è ancora uno strumento di protezione valido

    Nel caso di una recessione globale profonda o di politiche monetarie espansive, come il taglio dei tassi o il ritorno al Quantitative Easing, l’oro tende a beneficiare della fuga verso asset non legati al sistema finanziario tradizionale. A differenza delle valute fiat, l’oro non può essere stampato, non ha rischio emittente, e la sua offerta è limitata per natura.

    Chi è esposto in dollari o in azioni statunitensi sopravvalutate dovrebbe considerare l’oro non solo come protezione contro il rischio, ma anche come asset reale decorrelato in grado di migliorare la resilienza complessiva del portafoglio.

    Oro fisico o ETF? Quale scegliere

    La scelta tra oro fisico e strumenti finanziari come gli ETF dipende dagli obiettivi dell’investitore. L’oro fisico (lingotti, monete, bullion) offre una protezione diretta contro il rischio sistemico, ma richiede costi di custodia e sicurezza. Gli ETF auriferi, invece, garantiscono maggiore liquidità e facilità di accesso, anche se restano strumenti intermedi, soggetti al rischio controparte.

    Un approccio bilanciato potrebbe prevedere l’utilizzo di ETF per la gestione tattica, e oro fisico per una copertura strategica a lungo termine.


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    Una strategia da seguire per gli investitori: abbandonare gli asset USA

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    La crisi economica negli Stati Uniti, acuita da dazi commerciali, debito pubblico fuori controllo e politiche monetarie instabili, sta mettendo sotto pressione gli asset denominati in dollari. Secondo Peter Schiff, la narrativa tradizionale che vede gli Stati Uniti come centro nevralgico della crescita mondiale è sempre meno sostenibile.

    Gli asset USA sono ancora sovrapprezzati

    Anche dopo le recenti correzioni, molti titoli statunitensi rimangono su valutazioni elevate rispetto ai loro fondamentali. Gli indici azionari come l’S&P 500 e il Nasdaq incorporano ancora aspettative di crescita che rischiano di essere disattese nel contesto attuale.

    Il problema principale, evidenzia Schiff, è che l’economia americana non è più autosufficiente. La produzione industriale è stata delocalizzata per decenni, e oggi gli Stati Uniti dipendono dal risparmio estero e dalle importazioni di beni essenziali. In caso di inversione dei flussi commerciali e finanziari, l’intero sistema potrebbe trovarsi in squilibrio.

    La forza degli investimenti internazionali

    A differenza degli Stati Uniti, molte economie asiatiche ed emergenti hanno consolidato una base produttiva solida, con surplus commerciali e bassa esposizione al debito estero. Questi paesi sono in una posizione più favorevole per assorbire gli shock della recessione globale e per beneficiare del ritorno alla domanda interna.

    Secondo Schiff, il futuro degli investimenti passa attraverso:

    • la diversificazione geografica,
    • la scelta di aziende con fondamentali solidi nei mercati emergenti,
    • la riduzione del peso degli asset USA nei portafogli.

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    Come costruire un portafoglio orientato all’estero

    Un investitore lungimirante dovrebbe valutare l’acquisto di azioni internazionali di settori anticiclici, come:

    • aziende legate alla produzione e distribuzione di beni essenziali,
    • imprese esportatrici in valuta forte,
    • utilities e infrastrutture in paesi a bassa inflazione.

    Anche gli ETF globali (esempio SPDR MSCI World), focalizzati su mercati come Asia-Pacifico, America Latina e Europa centro-orientale, possono rappresentare strumenti efficienti per esporsi a queste aree con costi contenuti e buona liquidità.


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    Riflessioni finali

    Quando i mercati iniziano a scricchiolare e gli indicatori economici anticipano una fase di contrazione, è naturale sentirsi disorientati. Ma è proprio in questi momenti che emergono le vere occasioni. Le analisi di Peter Schiff, seppur controcorrente, offrono una chiave di lettura lucida, capace di anticipare movimenti che solo dopo settimane diventano evidenti alla maggioranza degli operatori.

    L’oro come bene rifugio, l’attenzione verso gli investimenti internazionali e il graduale disimpegno dagli asset statunitensi non sono semplici teorie, ma strategie concrete, testate nel tempo, che possono offrire protezione e performance anche quando gli altri asset cedono.

    Ogni fase di incertezza cela al suo interno un potenziale di trasformazione. Non si tratta solo di difendersi da una crisi, ma di ripensare il proprio approccio agli investimenti con maggiore consapevolezza, lucidità e lungimiranza. Chi oggi saprà cogliere queste dinamiche, potrà ritrovarsi domani in una posizione di vantaggio.

    Seguire le indicazioni di chi ha già dimostrato di saper leggere i segnali deboli prima degli altri è una scelta strategica. E quando le opportunità si presentano con chiarezza, è il momento di agire.

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    Amministratore e CEO del portale www.doveinvestire.com, Simone Mordenti è anche analista finanziario, trader con oltre 25 anni di esperienza. Classe 1974, si avvicina al mondo del trading, ed in particolare agli investimenti su indici di borsa e azioni, grazie all’affiancamento di esperti del settore. Una forte passione per le scienze statistiche e l’analisi tecnica sui mercati finanziari, da diversi anni si occupa di giornalismo finanziario in diversi portali del settore, in veste di analista tecnico e trading advisor.
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