Negli ultimi mesi, l’oro ha registrato una corsa che ha acceso l’interesse tanto degli investitori esperti quanto di chi si avvicina per la prima volta agli asset rifugio. Il metallo giallo ha raggiunto livelli record, alimentato da una combinazione di incertezza geopolitica, aspettative su banche centrali e preoccupazioni per l’andamento dell’economia globale. Tuttavia, la recente analisi di Bank of America getta un’ombra sul possibile proseguimento di questo trend.
Michael Hartnett Blanch, strategist della banca americana, ha sollevato dubbi sulla possibilità che il prezzo dell’oro possa continuare a crescere nel breve periodo. Secondo lui, il mercato potrebbe aver già esaurito parte del suo potenziale, e alcuni segnali tecnici lo confermerebbero. Chi sta valutando se comprare oro ora o aspettare un ribasso, farebbe bene a conoscere i dettagli di questa previsione.
Vediamo cosa suggerisce l’analisi tecnica sull’oro, quali dinamiche macroeconomiche stanno influenzando le quotazioni e quali elementi potrebbero spingere i prezzi al rialzo o al ribasso nei prossimi mesi.
Oro troppo acquistato? Il problema della sovraesposizione
Uno degli elementi principali evidenziati da Bank of America è il livello di esposizione del mercato sull’oro. Dai dati raccolti attraverso il loro Global Fund Manager Survey, emerge che l’oro è l’asset più sovrappesato tra quelli osservati. In altri termini, molti investitori hanno già allocato significative porzioni dei propri portafogli su questo strumento.
Una tale sovraesposizione all’oro rappresenta un limite per futuri guadagni nel breve termine. Quando tutti sono già “long” sul metallo prezioso, le possibilità di un forte rimbalzo si riducono drasticamente. Per alimentare un nuovo rally dell’oro servirebbe un forte incremento della domanda di investimento, oltre a un ritorno in scena della domanda da parte delle banche centrali.
Chi cerca informazioni su “è il momento di investire in oro?” o “previsioni oro 2025” dovrebbe tenere presente che, secondo BofA, il potenziale immediato è limitato da fattori strutturali.
Prezzo dell’oro e domanda reale: un equilibrio instabile
La forza del prezzo dell’oro non si basa solo sulla domanda speculativa. Un ruolo fondamentale è giocato dalla domanda reale, in particolare quella legata alla gioielleria e all’uso industriale. Da inizio anno, la richiesta di oro per usi ornamentali ha subito una contrazione del 20%, segnalando una debolezza che pesa sull’equilibrio tra domanda e offerta.
Allo stesso tempo, la domanda da parte degli investitori istituzionali è cresciuta solo del 5% su base annua: un numero insufficiente per sostenere un movimento duraturo sopra quota 3.500 dollari l’oncia, soglia identificata da BofA come “linea nella sabbia”.
Per chi cerca su Google frasi come “perché il prezzo dell’oro scende” o “cosa influenza il valore dell’oro”, questa dinamica fornisce una spiegazione chiara: senza un ritorno deciso della domanda fisica e istituzionale, è difficile giustificare nuovi massimi.

L’analisi tecnica sull’oro suggerisce un doppio massimo
Uno degli aspetti più interessanti dell’intervento di Blanch riguarda l’analisi tecnica dell’oro. Sul grafico settimanale, il metallo prezioso ha tracciato una figura nota come doppio massimo, con due picchi consecutivi poco sopra i 3.400 dollari. Questa configurazione, ben conosciuta dagli analisti, è spesso un segnale di inversione di trend.
In presenza di volatilità crescente come quella attuale, un doppio massimo può indicare l’esaurimento della spinta rialzista. La resistenza individuata attorno ai 3.500 dollari rappresenta quindi una soglia critica: superarla richiederebbe uno shock esterno significativo, come un’escalation bellica o una crisi finanziaria imprevista.
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Molti utenti cercano online “grafico tecnico oro oggi” o “analisi tecnica oro aggiornata”: ciò che emerge dai dati attuali è che, senza una spinta esterna, il prezzo potrebbe iniziare una fase correttiva o laterale.
L’oro e le tensioni geopolitiche: un legame che oggi si sta allentando
Blanch segnala come il recente accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina abbia avuto un effetto calmierante sulle tensioni globali. Questo clima più disteso penalizza gli asset rifugio come l’oro, che prosperano in contesti di incertezza geopolitica.
La prospettiva di una ripresa degli scambi commerciali globali, con benefici per la crescita economica e i mercati azionari, tende a spostare i capitali verso asset a più alto rendimento. Ecco perché chi digita “cosa succede al prezzo dell’oro se le tensioni calano” può trovare qui una risposta chiara: la riduzione delle minacce globali frena la corsa del metallo giallo.
Un’incognita resta però sul tavolo: la situazione in Ucraina e il ruolo della Russia. Eventuali nuove sanzioni o escalation potrebbero riattivare flussi verso l’oro, ma per il momento, secondo BofA, tali scenari non sono imminenti.
Un nuovo rialzo? Servirebbe uno shock sistemico
Il messaggio chiave che emerge dall’analisi di Bank of America è semplice: per spingere l’oro oltre quota 3.500 dollari, serve qualcosa di più del solito rumore di fondo. Un “massive layer of geopolitical uncertainty”, come lo definisce Blanch, potrebbe fungere da catalizzatore.
Senza questo elemento, il mercato dell’oro rischia di entrare in una fase di consolidamento, dove i movimenti restano contenuti e i volumi in calo. Chi cerca su Google “quando salirà di nuovo il prezzo dell’oro” dovrebbe valutare se le condizioni attuali giustificano un’esposizione significativa su questo asset.
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