
I mercati dei metalli preziosi stanno vivendo giornate turbolente. L’oro ha sfiorato un nuovo record storico, mentre l’argento continua a mostrare segnali contrastanti. Ma cosa sta realmente accadendo dietro le quinte dell’economia globale?
Oro: la corsa verso i 3.700 dollari l’oncia
Nelle ultime sedute, il prezzo dell’oro ha registrato una performance straordinaria, toccando un massimo di 3.669 dollari l’oncia, a soli 31 dollari dal traguardo simbolico dei 3.700. Si tratta di un movimento che ha confermato il ruolo del metallo giallo come bene rifugio in fasi di incertezza economica e politica.
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Nonostante un leggero ritracciamento a ridosso della chiusura dei mercati, il trend del metallo giallo rimane fortemente rialzista. La domanda principale che molti investitori si pongono è: l’oro ha ancora spazio per crescere o siamo vicini a un picco temporaneo?
Dati sul lavoro: la revisione shock che scuote la fiducia
Il rally dell’oro è stato innescato da un dato che ha colto di sorpresa i mercati: la revisione storica dei dati sull’occupazione USA da parte del Bureau of Labor Statistics.
Secondo l’aggiornamento, i posti di lavoro sarebbero stati oltre 900.000 in meno rispetto a quanto riportato in precedenza, tra l’inizio del 2024 e l’inizio del 2025.
Questa revisione, la più ampia mai registrata, ha sollevato dubbi sulla credibilità delle istituzioni statistiche americane e ha alimentato la percezione di un’economia più fragile del previsto.
La reazione dei mercati non si è fatta attendere: le probabilità di un taglio dei tassi della Federal Reserve alla riunione del 17 settembre sono ora schiaccianti. Gli operatori stimano al 91,8% una riduzione di 25 punti base, mentre solo l’8,2% scommette su un taglio più aggressivo da mezzo punto percentuale.
Il ruolo del dollaro e le prospettive della Fed
Il rafforzamento del dollaro USA, salito dello 0,4% dopo la pubblicazione dei dati, ha frenato in parte la corsa dei metalli preziosi.
La correlazione resta chiara: un dollaro più forte tende a esercitare pressione ribassista su oro e argento, rendendo più costoso l’acquisto per gli investitori internazionali.
Con i mercati ormai convinti che la Fed avvierà un ciclo di tagli, si apre una fase di forte volatilità. La politica monetaria americana rimane dunque il principale driver per i prezzi dei metalli nei prossimi mesi.
Argento: tra aspettative e delusione

Se l’oro corre, l’argento sembra rimanere indietro. Nella stessa giornata in cui il metallo giallo ha toccato nuovi massimi, il prezzo dell’argento si è fermato a 41,51 dollari l’oncia, mancando l’obiettivo psicologico dei 42 dollari.
Il prezzo è poi sceso a 40,98 dollari, con una perdita dell’1%. Il rapporto oro/argento si è così allargato nuovamente oltre quota 88, segnale che evidenzia la maggiore debolezza relativa del metallo bianco.
Dal punto di vista tecnico, questo livello rappresenta un punto critico: un recupero deciso sopra i 42 dollari potrebbe rilanciare il trend rialzista, mentre un consolidamento sotto i 41 rischia di aprire la strada a prese di profitto più ampie.
ESG, costi di estrazione e nuovi equilibri
Un altro fattore da non sottovalutare è l’impatto delle politiche ESG sul settore minerario.
Il World Gold Council ha pubblicato il framework “Net Zero by 2050”, che spinge le grandi società aurifere a ridurre la propria impronta di carbonio.
Nel 2024, circa il 35% dell’energia utilizzata nell’industria dell’oro proveniva da fonti rinnovabili, in forte crescita rispetto al 15% del 2019. Questo processo, unito all’adozione di carbon credits, ha fatto lievitare i costi di estrazione.
Per gli investitori ciò significa che il prezzo dell’oro difficilmente potrà scendere sotto i livelli di costo industriale, creando una sorta di “pavimento” naturale al di sotto delle quotazioni attuali.
Strategie operative e scenari futuri

Il mercato dei metalli preziosi si trova in una fase delicata, caratterizzata da dati macroeconomici contraddittori e attese elevate verso la Federal Reserve. In questo contesto, l’approccio dell’investitore deve essere guidato da prudenza, ma anche da consapevolezza delle opportunità.
- Per quanto riguarda l’oro, il trend rimane chiaramente rialzista. Il livello dei 3.700 dollari l’oncia rappresenta non solo una resistenza psicologica, ma anche una soglia tecnica fondamentale: un breakout con volumi elevati potrebbe innescare una nuova ondata di acquisti, proiettando le quotazioni verso target ambiziosi nell’area dei 3.800–3.850 dollari. Al contrario, un rifiuto di prezzo in questa zona potrebbe tradursi in una fase di consolidamento con supporto chiave a 3.600 dollari. Per chi guarda al medio-lungo termine, le politiche monetarie più accomodanti e i crescenti costi di estrazione offrono un contesto favorevole al mantenimento di posizioni rialziste.
- L’argento, invece, mostra segnali più contrastanti. L’area compresa tra 40 e 42 dollari si conferma decisiva: una chiusura settimanale sopra i 42 rilancerebbe il momentum positivo, con possibilità di accelerazione fino a 45 dollari, livello che in passato ha più volte rappresentato una resistenza ostica. Se invece il metallo dovesse scivolare sotto i 40 dollari, la pressione ribassista potrebbe riportare i prezzi verso i 38,50–39 dollari, zone di supporto tecnico da monitorare con attenzione.
Un ulteriore aspetto da considerare è il rapporto oro/argento, attualmente superiore a 88. Valori così elevati hanno storicamente anticipato fasi di recupero dell’argento rispetto all’oro, suggerendo che nel medio termine il metallo bianco possa offrire margini di rivalutazione superiori, soprattutto per chi intende diversificare.
Dal punto di vista operativo, gli investitori più prudenti possono valutare strategie di accumulo graduale (DCA), particolarmente utili in fasi di volatilità, mentre i trader più esperti possono sfruttare le oscillazioni tra i livelli tecnici chiave per operazioni di breve periodo.
Riflessioni finali
La dinamica osservata negli ultimi giorni mette in evidenza un punto cruciale: i mercati finanziari non si muovono mai soltanto sulla base dei dati economici, ma reagiscono anche alle aspettative e al sentiment degli investitori. La revisione shock dei numeri sull’occupazione USA ha incrinato la fiducia verso le istituzioni statistiche, alimentando la percezione di un sistema meno trasparente. Questo elemento, combinato con la prospettiva di tassi d’interesse più bassi, ha rafforzato la narrativa di un oro sempre più indispensabile come strumento di protezione.
L’argento, pur restando in ombra rispetto al metallo giallo, conserva un potenziale significativo grazie al suo doppio ruolo industriale e finanziario. In un mondo orientato alla transizione energetica e all’espansione tecnologica (dai pannelli solari ai semiconduttori), la domanda strutturale di argento potrebbe sorprendere positivamente nei prossimi anni, riducendo l’attuale divario con l’oro.
Guardando al quadro generale, l’inflazione, i movimenti del dollaro e le decisioni della Federal Reserve continueranno a essere i principali catalizzatori. Tuttavia, non bisogna dimenticare l’impatto delle politiche ESG e dell’aumento dei costi di estrazione, fattori destinati a stabilire un pavimento sempre più solido per i prezzi dei metalli.
Per l’investitore moderno, la vera sfida consiste nel bilanciare la ricerca di rendimento con la gestione del rischio. Oro e argento non rappresentano solo asset rifugio, ma strumenti strategici per costruire un portafoglio resiliente, capace di affrontare periodi di incertezza economica senza sacrificare le opportunità di crescita a lungo termine.
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