
Le polemiche sollevate da Michael Burry, il celebre investitore reso famoso dal caso dei mutui subprime, hanno acceso i riflettori su un tema poco discusso ma cruciale per chi investe nel settore tecnologico: la manipolazione della vita utile degli asset. Un dettaglio contabile che può alterare in modo significativo la percezione dei profitti di un’azienda e, di conseguenza, influenzare il giudizio degli investitori.
Negli ultimi anni i colossi tech hanno avviato un’espansione massiccia dei propri data center per l’intelligenza artificiale (AI), sostenuta da investimenti miliardari in GPU avanzate, spesso fornite da Nvidia. In parallelo, diversi gruppi industriali hanno iniziato a estendere la vita utile stimata dei loro chip, riducendo le quote di ammortamento e facendo apparire più elevati i margini operativi. Da qui l’accusa di Burry: una manovra “simile a una frode”.
Per comprendere davvero il cuore del problema, è essenziale analizzare come funziona la vita utile di un asset e perché un suo semplice cambiamento può gonfiare gli utili senza che l’azienda generi un reale miglioramento del business.
Cos’è la vita utile di un asset e perché incide sui profitti
Quando un’azienda compra un asset—per esempio una GPU avanzata del valore di 3 milioni di dollari—questa spesa non viene imputata immediatamente come costo nel conto economico. Al contrario, l’importo entra nello stato patrimoniale come nuova voce all’attivo, mentre nel rendiconto finanziario appare un esborso di capitale (CapEx).
La dinamica più delicata riguarda l’ammortamento. Se la società stabilisce che quell’asset resterà produttivo per tre anni, allora registrerà un costo annuo da ammortamento pari a 1 milione.
Se il fatturato prodotto rimane invariato, un ammortamento più alto riduce l’utile operativo. È una logica semplice ma potentissima.
Cosa accade quando la vita utile viene estesa
Se la stessa azienda decide di prolungare la vita utile da tre a sei anni, l’ammortamento annuale scende da 1 milione a 500.000 dollari. A parità di ricavi ed altri costi, il profitto apparirà immediatamente più alto.
In un esempio semplificato, l’utile potrebbe crescere da 2 milioni a 2,5 milioni, pur non essendo cambiato nulla nel reale andamento del business.
Questa è la leva contabile che ha attirato l’attenzione di Michael Burry.
Le accuse di Michael Burry: cosa hanno fatto le Big Tech
Burry ha evidenziato come aziende leader – tra cui Microsoft, impegnata nella costruzione di gigantesche infrastrutture per l’AI – abbiano modificato più volte la vita utile dei propri chip Nvidia.
Dai dati pubblici emerge che Microsoft ha apportato queste modifiche:
- 2020: 3 anni
- 2021: 4 anni
- 2022-2023: 6 anni
Una variazione che comporta ammortamenti molto più bassi e, quindi, utili più elevati negli anni successivi.
Il tema centrale è: questi cambiamenti sono giustificati da reali miglioramenti tecnologici oppure rappresentano un modo per rendere più accattivanti i conti economici agli occhi degli investitori?
È davvero una frode? Cosa dicono US GAAP e IFRS
Sia i principi contabili americani (US GAAP) che quelli internazionali (IFRS) prevedono la possibilità di modificare una stima contabile come la vita utile di un asset, purché l’azienda disponga di una motivazione ragionevole e documentata.
Le regole richiedono inoltre che la società:
- comunichi il cambiamento agli investitori
- spieghi come questo influenzerà i conti futuri
Microsoft ha dichiarato che l’estensione della vita utile sarebbe legata ai progressi software e hardware che rendono i chip più longevi. Una giustificazione tecnicamente plausibile.
Attribuire a questa pratica l’etichetta di “frode” potrebbe essere eccessivo. Per essere definibile come tale, servirebbe un’intenzione deliberata di ingannare il mercato, scenario più simile ai casi storici di Enron o WorldCom.
Le GPU di Nvidia durano realmente 6 anni? Analisi tecnica del ciclo di vita
Il punto cruciale non è la contabilità, ma la natura dei chip AI. Le GPU destinate agli algoritmi di machine learning operano spesso a carichi elevatissimi, riducendo la loro longevità operativa.
Diverse fonti del settore sostengono che la vita utile effettiva di una GPU usata in training intensivo sia più vicina a 3 anni. Altre rilevazioni mostrano che GPU Nvidia come le A100, introdotte circa 5 anni fa, continuano a performare in modo soddisfacente in contesti produttivi meno stressanti.
Come le aziende riciclano le GPU
Un aspetto spesso ignorato è che la vita utile non implica un uso identico per tutto il periodo. Un possibile ciclo di impiego potrebbe essere strutturato così:
primi 2-3 anni: calcolo AI avanzato e training di grandi modelli
anni successivi: spostamento verso operazioni meno complesse, archiviazione cloud, inferenza leggera
In questa prospettiva, l’estensione a 6 anni non rappresenterebbe un abuso, bensì una stima coerente con la reale strategia di utilizzo.
Anche Nvidia allunga la vita utile dei propri asset
Un dettaglio molto interessante emerso dall’analisi è che anche Nvidia, pur in misura minore, ha aumentato la vita utile dei propri beni. La società ha portato alcune categorie di asset da 3 a 4 o 5 anni.
Se qualcuno volesse accusare Microsoft di “truccare i conti”, allora bisognerebbe fare la stessa osservazione anche verso Nvidia e verso tutti i player che seguono criteri simili.
Cosa dovrebbe fare un investitore davanti a questi cambiamenti?
Per chi analizza un titolo, è essenziale:
- verificare la coerenza tra CapEx e ciclo tecnologico
- confrontare le stime aziendali con quelle del settore
- osservare se l’aumento degli utili deriva da un miglioramento del business oppure da un semplice aggiornamento contabile
I prossimi anni chiariranno se queste revisioni della vita utile si riveleranno realistiche o se dovranno essere riviste al ribasso. Nel frattempo, chi investe nel settore AI deve riconoscere che quella della valutazione degli asset tecnologici è una delle sfide più sottovalutate dei mercati finanziari moderni.
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