3 Ottobre, 2025
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    Analisi dei mercatiDell'importanza del margine operativo durante l'inflazione

    Dell’importanza del margine operativo durante l’inflazione

    Da quando l’inflazione ha iniziato ad accelerare all’inizio del 2021, le società a basso margine operativo hanno visto una notevole sottoperformance rispetto a quelle ad alto margine. Da allora, il mercato evidenzia la stretta relazione che c’è tra le prime e le continue pressioni salariali.

    Questa pressione, a breve termine, può essere alleviata attraverso la riduzione dei costi e con possibili licenziamenti, ma la competitività a lungo termine rispetto ai rivali con margini più elevati potrebbe essere impari.

    Le imprese a basso margine perdono competitività durante l’inflazione

    Tempo fa in BG SAXO abbiamo creato un paniere tematico azionario Mega Cap e uno dei principali motivi che ci ha spinto a realizzarlo è che durante l’inflazione questi titoli avrebbero fatto meglio della media. Questo grazie al loro potere di mercato, alla loro brand awareness, ad una distribuzione più ampia ed economica e ad un accesso a capitali più agevole.

    Come abbiamo ricordato più volte, l’inflazione colpisce i consumatori e le industrie in modo molto diverso, ma una cosa è la stessa per tutti: il costo del capitale aumenta aumentando il tasso minimo per le imprese nella creazione di valore per gli azionisti. Warren Buffett è sempre stato consapevole di questo fenomeno già durante gli anni ’70. Per questo, lui e Charlie Munger si sono sempre impegnati nella ricerca di imprese con fondamentali molto solidi.

    L’ondata iniziale di inflazione è stata relativamente facile da gestire. La maggior parte delle aziende ha affrontato l’aumento dei costi registrando un impatto negativo minimo sulle proprie attività.

    La seconda ondata è iniziata alla fine dello scorso anno culminando con l’abbandono da parte della Fed della convinzione che l’inflazione fosse transitoria e con la conseguente mossa di mettere in moto un rialzo dei tassi di interesse. Questa fase, quindi, non è stata semplice come la prima perché i dipendenti hanno chiesto un risarcimento per il loro potere d’acquisto perduto, aggiungendo significative pressioni salariali nell’economia. Per le aziende a basso margine questa è una dinamica preoccupante. Il fatto che ci sia un margine inferiore significa che la sensibilità, vulnerabilità rispetto alle pressioni salariali è maggiore rispetto a un concorrente con un margine più elevato.

    Il mercato ha riconosciuto questa dinamica nella sua valutazione. Il grafico seguente mostra le società con il margine operativo più alto del 10% nel settore industriale in Nord America ed Europa rispetto alle società con il margine operativo più basso del 10% da dicembre 2020, quando l’inflazione ha iniziato ad accelerare. Parte della differenza nel rendimento totale è un riprezzamento dovuto a tassi di interesse più elevati poiché le attività a basso margine generalmente avevano una durata maggiore (sensibilità ai tassi di interesse) da valutazioni azionarie più elevate, ma il rapporto P/E medio del 10% delle società a margine più elevato era 41,5 nel dicembre 2020, quindi l’impatto della sensibilità ai tassi di interesse è probabilmente minimo.

    A breve termine, i manager delle aziende a basso margine operativo devono fare i conti con un fastidioso problema di gestione perché i profitti calano, ma l’impatto a lungo termine è molto più importante. A causa di una maggiore sensibilità alle pressioni salariali, queste aziende, infatti, non sempre riescono a compensare i propri dipendenti per l’inflazione come riescono a fare le altre. Questo potrebbero portare a un maggiore turnover dei dipendenti, fuga di cervelli e costringere l’azienda ad un massiccio round di licenziamenti che può diventare uno shock di produttività per il business: uno scenario che può segnare la crescita per anni. Il mercato comprende questa dinamica ed è anche per questo che le aziende vengono premiate per i guadagni in termini di redditività rispetto alla crescita dei ricavi.

    Ad oggi, il tasso di dimissioni negli Stati Uniti, ovvero il numero di persone nel mercato del lavoro che abbandona volontariamente il proprio lavoro, è a livelli molto elevati, suggerendo un fatturato annualizzato nel mercato del lavoro statunitense pari a circa il 30%. Inoltre, chi si dimette e cambia lavoro negli Stati Uniti ottiene il doppio dell’attuale crescita salariale per un valore di circa il 6,5%. Di conseguenza, la pressione sulle imprese in questo momento è significativa. Le dinamiche di pressione salariale e il loro impatto sul margine di profitto netto sono il fattore chiave alla base della nostra visione negativa sugli utili del prossimo anno: alcune imprese, infatti, avranno difficoltà a compensare la compressione del margine derivante dai salari nel momento in cui l’economia sta rallentando.

    Report curato da Simone Di Biase, Head of Relationship Management per BG Saxo. Altre informazioni su www.bgsaxo.it

    Nessuna delle informazioni e analisi qui contenute costituisce un consiglio di investimento o un’offerta o sollecitazione ad acquistare o vendere qualsiasi valuta, prodotto o strumento finanziario, effettuare investimenti o partecipare a una particolare strategia di trading. L’investitore si assume la responsabilità di valutare, in modo indipendente, la precisione e la completezza delle informazioni e il relativo utilizzo. La presente comunicazione di marketing non è assimilabile ad alcuna forma di produzione o diffusione di ricerca in materia di investimenti e pertanto non è stata preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’indipendenza della ricerca. Eventuali informazioni riportate che si riferiscano a rendimenti, non devono essere interpretate come indicazioni di rendimenti futuri o di garanzia di conservazione del capitale investito ma come indicazioni di rendimenti realizzati in passato. Con strumenti finanziari “più negoziati in piattaforma” si fa riferimento al controvalore nominale negoziato su tutte le piattaforme del Gruppo Saxo.
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    Amministratore e CEO del portale www.doveinvestire.com, Simone Mordenti è anche analista finanziario, trader con oltre 25 anni di esperienza. Classe 1974, si avvicina al mondo del trading, ed in particolare agli investimenti su indici di borsa e azioni, grazie all’affiancamento di esperti del settore. Una forte passione per le scienze statistiche e l’analisi tecnica sui mercati finanziari, da diversi anni si occupa di giornalismo finanziario in diversi portali del settore, in veste di analista tecnico e trading advisor.
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