Il momento che stiamo vivendo è carico di attese. Gli investitori si interrogano su cosa farà la Federal Reserve nelle prossime settimane, mentre l’economia statunitense mostra i primi segnali di affaticamento. Il taglio dei tassi di interesse, tanto auspicato dai mercati, rimane una possibilità sullo sfondo, ma non ancora una certezza.
Le attuali decisioni della Fed sono influenzate da una combinazione delicata di fattori:
- inflazione USA ancora lontana dagli obiettivi,
- tasso di disoccupazione in leggera risalita
- un ciclo economico che mostra segni di indebolimento.
In questo scenario, ogni dichiarazione di Jerome Powell assume un peso rilevante per la traiettoria delle politiche monetarie.
Molti si chiedono: ci sarà davvero un taglio dei tassi nel 2025? Quando? E cosa può cambiare nelle prossime riunioni per spingere la banca centrale ad agire?
I tassi di interesse restano fermi: decisione attesa ma non scontata
Durante l’ultima riunione del FOMC, la Federal Reserve ha deciso di lasciare i tassi di interesse invariati nel range 4,25% – 4,5%, confermando le previsioni del Chicago Mercantile Exchange: il 99,9% degli operatori scommetteva su questa scelta. Un dato che riflette la prudenza della banca centrale, decisa a non allentare la stretta monetaria finché l’inflazione non offrirà segnali chiari di rientro.
Questa posizione, però, apre a una riflessione importante: fino a quando potrà la Fed mantenere i tassi così elevati senza mettere a rischio la crescita economica?
Le prossime date chiave sono già sotto osservazione. A luglio, le probabilità di un intervento rimangono basse (14,5%). A settembre, invece, le attese di un taglio dei tassi della Federal Reserve salgono al 56,3%. Il vero spartiacque potrebbe arrivare a dicembre, quando molti operatori stimano la possibilità di due tagli consecutivi per un totale di 0,5 punti percentuali.
Proiezioni economiche della Federal Reserve: cosa aspettarsi?
Le ultime proiezioni pubblicate dalla Federal Reserve non lasciano spazio a molte interpretazioni:
- Il PIL USA è stato rivisto al ribasso per l’anno in corso, passando da una crescita prevista del 2,1% all’1,7%.
- Il tasso di disoccupazione viene stimato in aumento, passando dal 4,3% al 4,4%.
- L’inflazione USA continua a salire: la previsione sul dato headline è passata dal 2,5% al 2,7%, mentre il core inflation rate è atteso al 2,8%.
Tutti questi fattori suggeriscono un’economia meno dinamica e, allo stesso tempo, ancora soggetta a pressioni inflazionistiche. Una combinazione che complica la possibilità di interventi espansivi nel breve termine.
Disoccupazione USA: segnali di deterioramento crescono
Uno dei segnali più chiari arriva dal mercato del lavoro. Le richieste continue di sussidi di disoccupazione hanno superato quota 1.945.000, con un trend che suggerisce un progressivo deterioramento. Parallelamente, anche le richieste iniziali mostrano un incremento che non si vedeva dai mesi più critici del 2023.
Il rapporto Challenger, che misura i tagli di posti di lavoro, indica che nei primi cinque mesi del 2025 sono già stati persi oltre 600.000 impieghi. Una cifra che si avvicina all’intero 2024. Dati alla mano, il quadro del lavoro non è più quello di un’economia in salute.
E il colpo più duro è arrivato con la revisione negativa dei Non-Farm Payrolls: -108.000 unità, peggior dato dal 2021. In un’economia solida, la disoccupazione tende a scendere. Ma oggi la tendenza è opposta.
L’inflazione USA resta elevata: una sfida ancora aperta
Nonostante il rallentamento dell’attività economica, l’inflazione USA rimane tenace. L’andamento dei prezzi è ancora ben oltre il target del 2% fissato dalla Federal Reserve. E mentre il calo dei consumi potrebbe aiutare a raffreddare la pressione inflattiva, un rialzo del prezzo del petrolio (legato alle tensioni geopolitiche) rischia di rimettere tutto in discussione.
In questo contesto, il dibattito sul taglio dei tassi di interesse negli Stati Uniti diventa sempre più acceso. Una Fed che taglia troppo presto rischia di alimentare nuovamente l’inflazione. Una Fed che attende troppo, rischia di indebolire l’economia oltre il necessario.

Powell tra cautela e pressione: quale sarà la prossima mossa della Fed?
Jerome Powell si trova in una posizione sempre più complessa. Da una parte, deve difendere la credibilità della Federal Reserve come baluardo contro l’inflazione. Dall’altra, è chiamato a evitare una recessione indotta da tassi eccessivamente restrittivi.
I mercati aspettano chiarezza. Le sue parole, nella prossima conferenza stampa, potrebbero modificare le aspettative degli operatori e ridefinire i movimenti di asset class strategiche come azioni, obbligazioni e valute.
Se l’inflazione dovesse iniziare a calare in modo strutturale e la disoccupazione negli USA continuasse a salire, sarà difficile per la Fed restare ferma. A quel punto, un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve non sarà più una possibilità ma una necessità.
I mercati restano in attesa: stabilità apparente o calma prima della tempesta?
I principali indici azionari americani, come il NASDAQ e lo S&P 500, stanno consolidando i loro livelli. Anche il mercato del Forex mostra movimenti contenuti, ma il nervosismo cresce, in particolare se si osservano asset come il Bitcoin, spesso considerato indicatore del sentiment di rischio.
L’oro, invece, continua a muoversi verso l’alto, segno che alcuni investitori stanno iniziando a cercare rifugio da una potenziale fase di instabilità monetaria e finanziaria.
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