3 Ottobre, 2025
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    Analisi dei mercatiLa Fed Spegne gli Entusiasmi: Niente Tagli ai Tassi nel 2025

    La Fed Spegne gli Entusiasmi: Niente Tagli ai Tassi nel 2025

    I mercati spingono verso nuovi massimi, ma la Fed frena: nessun taglio in vista. Cosa succede davvero e cosa aspettarsi nelle prossime settimane?

    La Fed Spegne gli Entusiasmi: Niente Tagli ai Tassi nel 2025

    Nel momento in cui gli investitori cominciano a sperare in una svolta accomodante, la Federal Reserve torna a essere categorica: nessun taglio ai tassi di interesse previsto per il 2025. Mentre molti analisti improvvisati sui social alimentano l’illusione che la banca centrale stia per cambiare rotta, i dati macroeconomici raccontano una storia completamente diversa.

    Chi investe seriamente non può ignorare i segnali che arrivano dai report ufficiali. L’inflazione USA non solo non rallenta in modo consistente, ma mostra nuovi segnali di accelerazione. In un contesto dove l’indipendenza della politica monetaria è più importante che mai, Jerome Powell e i membri della Federal Reserve ribadiscono con fermezza che qualsiasi decisione sui tassi sarà guidata esclusivamente dai dati, non da pressioni politiche o speculazioni di mercato.

    La realtà è che l’attuale scenario macroeconomico impone prudenza. E comprendere a fondo la strategia della Federal Reserve sugli interessi, il ruolo dell’inflazione USA, e le mosse previste sui tassi di interesse nel 2025 è oggi più che mai fondamentale per ogni investitore, dal principiante al più esperto.

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    Federal Reserve: un obiettivo preciso e nessuna fretta di tagliare

    La Federal Reserve, fin dal primo momento, ha ribadito il proprio impegno nel mantenere la stabilità dei prezzi attraverso un’inflazione ancorata al target del 2%. Qualsiasi cambiamento nella politica monetaria dipende esclusivamente da questo parametro.

    Durante i picchi inflazionistici del 2022 e 2023, la banca centrale ha aumentato i tassi di interesse con aggressività, raggiungendo livelli mai visti negli ultimi decenni. Oggi, con un’inflazione USA in risalita dal 2,4% al 2,7%, la possibilità di un taglio dei tassi nel 2025 si allontana ulteriormente.

    Lo conferma anche il presidente della Fed di Atlanta, Raphael Bostic, sottolineando come quasi la metà dei beni del paniere CPI stia registrando aumenti di prezzo superiori al 5%. Una pressione inflattiva diffusa che impone massima cautela.

    Jerome Powell: nessuna intenzione di dimettersi, nessuna concessione politica

    Jerome Powell: nessuna intenzione di dimettersi, nessuna concessione politica

    Nonostante le pressioni politiche, Jerome Powell ha chiarito di voler portare a termine il proprio mandato, che scadrà nel maggio 2026. Le recenti dichiarazioni di Donald Trump — che ha accusato la Fed di “sabotare” l’economia — non hanno avuto alcun impatto sull’indipendenza dell’istituzione.

    La Federal Reserve è un organo tecnico e indipendente, e nessun presidente può rimuovere il suo vertice senza una giustificazione legale chiara. I tentativi di politicizzazione della politica monetaria USA sono pericolosi non solo per la credibilità dell’istituzione, ma anche per la fiducia degli investitori.

    Powell ha ribadito che nessuna decisione sarà presa in base a pressioni esterne, ma soltanto sulla base dei dati economici reali. E allo stato attuale, quei dati non giustificano alcun allentamento dei tassi di interesse.

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    Tassi di interesse e inflazione USA: i numeri smentiscono le speranze di Wall Street

    Gli ultimi dati pubblicati dal Bureau of Labor Statistics confermano un dato allarmante: l’inflazione mensile di maggio è stata la più alta dell’anno. Questo, unito all’aumento della percentuale di prodotti con rincari sopra il 5%, segnala un rischio concreto che l’inflazione possa riaccendersi con forza.

    Le aspettative di Wall Street su un possibile taglio dei tassi si scontrano con la realtà: il mercato del lavoro è ancora solido, la spesa dei consumatori regge, e l’inflazione non si sta raffreddando come previsto. Di fronte a questi dati, la Federal Reserve non ha alcuna ragione tecnica per abbassare il costo del denaro.

    Tariffe, politica fiscale e il peso del debito: il nodo irrisolto

    Una parte della frustrazione di Donald Trump nei confronti della Fed è legata all’enorme peso del debito pubblico USA. Gli Stati Uniti oggi pagano oltre 1.000 miliardi di dollari l’anno solo in interessi. Ma questa situazione è anche il frutto delle sue stesse politiche fiscali: aumenti delle tariffe, incentivi fiscali espansivi e nuove emissioni di debito.

    Accusare la Federal Reserve per non voler tagliare i tassi è come dare la colpa alla banca per gli interessi su un mutuo: le condizioni erano note e le scelte deliberate. La realtà è che ogni taglio oggi alimenterebbe l’inflazione, e quindi aumenterebbe la probabilità di una crisi ancora più grave domani.

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    Borse ai massimi, ma l’economia reale resta in difficoltà

    Gli indici azionari americani continuano a salire, ma questo rally non è sostenuto da miglioramenti strutturali dell’economia. Il mercato immobiliare è inaccessibile per molti americani, l’inflazione colpisce i beni essenziali, e i giovani laureati faticano a trovare un impiego coerente con i loro studi.

    La borsa non è lo specchio dell’economia reale. La crescita dei prezzi degli asset finanziari riflette anche l’eccesso di liquidità e l’irrazionalità degli investitori, non un miglioramento delle condizioni economiche.

    Mercati in ipercomprato: attesa per il prossimo “trigger” di correzione

    Ogni ciclo rialzista termina con un evento scatenante. Dalla pandemia al conflitto in Ucraina, fino alle guerre commerciali, ogni correzione ha avuto un innesco preciso. Oggi i mercati sono in ipercomprato e attendono solo il prossimo segnale per invertire la rotta.

    Chi investe in modo disciplinato sa che il momento migliore per comprare non è durante l’euforia, ma quando il mercato è sotto pressione. Attendere il ritorno a valutazioni più razionali può rappresentare una scelta più sostenibile nel medio e lungo termine.

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    Strategie per investitori: cautela, selettività e visione di lungo termine

    In questo contesto, è fondamentale rimanere razionali. Chi ha già posizioni solide in portafoglio può mantenerle, ma accumulare ora con convinzione espone a rischi asimmetrici. Meglio attendere occasioni vere, in cui il rapporto rischio/rendimento torni a essere favorevole.

    L’obiettivo resta quello di costruire un portafoglio resiliente, capace di resistere a shock di mercato e a cambiamenti di scenario. La Federal Reserve non taglierà i tassi nel 2025, e investire come se lo facesse potrebbe costare caro.

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    Amministratore e CEO del portale www.doveinvestire.com, Simone Mordenti è anche analista finanziario, trader con oltre 25 anni di esperienza. Classe 1974, si avvicina al mondo del trading, ed in particolare agli investimenti su indici di borsa e azioni, grazie all’affiancamento di esperti del settore. Una forte passione per le scienze statistiche e l’analisi tecnica sui mercati finanziari, da diversi anni si occupa di giornalismo finanziario in diversi portali del settore, in veste di analista tecnico e trading advisor.
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