3 Dicembre, 2025
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    Ferrari crolla in Borsa (-15%): Analisi Approfondita sul Titolo RACE e Prospettive Future

    Ferrari crolla in Borsa (-15%): Analisi Approfondita sul Titolo RACE e Prospettive Future

    Il titolo Ferrari ha perso il 15% in una sola seduta, segnando uno dei ribassi più forti degli ultimi dieci anni. È il momento giusto per comprare o il mercato sta lanciando un campanello d’allarme? In questa analisi premium scopriamo numeri, strategie e scenari futuri.

    Il crollo di Ferrari: cosa è successo davvero

    La caduta di Ferrari (RACE) ha sorpreso anche gli analisti più ottimisti. In una sola giornata il titolo ha perso circa il 15%, il peggior ribasso dal 2014. Alla base della correzione c’è la revisione della guidance al 2030 e una riduzione significativa delle ambizioni sul fronte delle auto elettriche.

    La casa di Maranello ha infatti comunicato che per il prossimo decennio punta a:

    • ricavi netti di circa 9 miliardi di euro entro il 2030,
    • EBITDA di almeno 3,6 miliardi,
    • una composizione della gamma con 40% motori a combustione interna, 40% ibridi e 20% elettrici.

    Rispetto alle attese, il mercato si aspettava una quota EV molto più alta e un’accelerazione più marcata verso la transizione green. Questo ridimensionamento è stato percepito come un segnale di cautela, portando a un’ondata di vendite.

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    Ferrari e la strategia sull’elettrico: perché il mercato è rimasto deluso

    Negli ultimi tre anni gran parte del rally di Ferrari in Borsa era stato sostenuto dalla convinzione che il marchio avrebbe cavalcato con forza la rivoluzione elettrica. La presentazione del primo modello 100% elettrico, previsto per il 2026, aveva acceso l’entusiasmo degli investitori.

    Il cambio di rotta, con il target EV ridotto al 20%, è stato spiegato con un approccio “client-centric”: i clienti Ferrari continuano a preferire il rombo del V12 e l’esperienza di guida tradizionale. Questo ha portato a una scelta più conservativa.

    Il problema è che Tesla, Porsche e Lamborghini stanno puntando con decisione sull’elettrico, mentre Ferrari rischia di essere percepita come meno innovativa. Una contraddizione apparente: il marchio non vende solo auto, ma un’esperienza esclusiva, che forse non necessita della spinta EV per continuare a generare utili record.

    Contesto di mercato: il settore del lusso resiste

    Ferrari non è un semplice produttore di automobili. È un brand del lusso globale, paragonabile più a Hermès o LVMH che a Tesla o Volkswagen.

    I margini operativi lo dimostrano: oltre il 23%, un livello che pochissimi marchi automobilistici riescono a raggiungere. Solo Porsche (quotata separatamente dal gruppo Volkswagen) presenta metriche comparabili, mentre gli altri costruttori faticano a superare il 10%.

    Questo rende Ferrari un caso unico: è meno ciclica rispetto al settore auto tradizionale e beneficia dell’aumento della ricchezza globale. Con l’ampliarsi del numero di milionari e miliardari, la domanda di supercar di lusso tende a crescere in modo strutturale, indipendentemente dall’andamento economico generale.

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    Analisi fondamentale di Ferrari

    Valutazioni attuali

    • Capitalizzazione: circa 88 miliardi di euro
    • P/E attuale: 40 (elevato rispetto al settore auto)
    • P/E forward: 43, segnale che la crescita prevista non giustifica del tutto il multiplo
      Price to Sales: molto superiore alla media automotive

    Redditività

    Margine operativo: 23%
    EPS in crescita costante negli ultimi 5 anni
    Buyback regolari, anche se modesti

    Debito e liquidità

    • Posizione netta negativa di 2 miliardi di euro, che limita la flessibilità.
    • Free Cash Flow Yield allo 0,75%, un dato critico: anche aziende software ad alto tasso di crescita raramente scendono così in basso.

    Analisi tecnica: livelli chiave per gli investitori

    Il titolo RACE, quotato a New York, dopo il crollo si è portato su livelli tecnici interessanti.

    • Supporto primario: area 345-350 dollari, zona che corrisponde anche al “fair value” stimato.
    • Resistenza principale: 400-410 dollari, soglia psicologica che il titolo ha perso durante la discesa.
    • Trend di lungo periodo: ancora rialzista, ma la rottura al ribasso di alcuni livelli chiave potrebbe anticipare una fase di consolidamento.

    Gli investitori più prudenti attendono conferme tecniche prima di rientrare, mentre chi guarda al lungo termine vede nel ribasso un potenziale punto di ingresso futuro.

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    Ferrari vs competitor: un confronto strategico nel lusso e nell’automotive

    Per comprendere appieno il posizionamento di Ferrari (RACE) è utile analizzare come l’azienda si rapporta con altri marchi di lusso e competitor diretti nell’automotive. Ferrari infatti si colloca in una categoria unica: è un costruttore di automobili, ma i suoi multipli di mercato sono più simili a quelli di brand del lusso globale come Hermès o LVMH che a quelli di produttori auto tradizionali.

    Porsche (P911.DE): il confronto più immediato è con Porsche, quotata anch’essa in Borsa come entità separata dal gruppo Volkswagen. Porsche ha margini operativi superiori al 15% e una forte spinta sull’elettrico con la Taycan e i futuri SUV EV. Tuttavia, pur essendo un marchio di lusso, Porsche produce volumi molto più alti rispetto a Ferrari e questo riduce l’esclusività percepita.

    Tesla (TSLA): rappresenta il paradigma opposto. Tesla punta sulla produzione di massa e sulla leadership nel segmento delle auto elettriche, con margini in forte oscillazione a seconda del ciclo economico e della concorrenza. I multipli restano elevati, ma in progressiva normalizzazione. Tesla è innovazione pura, ma non è percepita come marchio di lusso esclusivo: il cliente tipo Tesla è diverso dal cliente Ferrari.

    LVMH (MC.PA) e Hermès (RMS.PA): questi colossi del lusso hanno margini operativi comparabili (20–25%) e sono caratterizzati da un pricing power enorme. L’investitore che guarda a Ferrari non può trascurare il fatto che la sua valutazione in Borsa segue più le logiche del settore lusso che quelle dell’automotive.

    In sintesi, Ferrari si trova in una posizione ibrida: da un lato beneficia della solidità del lusso, dall’altro deve affrontare sfide tecnologiche tipiche del settore automobilistico. È proprio questa dualità a renderla un titolo unico nel panorama azionario globale.

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    Prospettive di crescita al 2030: scenari e valutazioni

    Le prospettive di Ferrari al 2030 sono strettamente legate a tre fattori chiave: crescita dei ricavi, margini operativi e strategia elettrica. Gli analisti stimano tre scenari principali:

    • Scenario prudente (bear case): crescita dell’8% annuo con margini in discesa al 21%. In questo contesto Ferrari manterrebbe un ruolo di nicchia ma subirebbe la pressione di competitor più aggressivi sull’elettrico, come Porsche e Tesla. Il multiplo P/E si ridurrebbe verso quota 20, con una conseguente normalizzazione della valutazione.
    • Scenario base: crescita media del 13%, margini stabili al 23% e un P/E di circa 28. In questo scenario Ferrari continua a rafforzare la sua posizione nel lusso, mantiene la fedeltà della clientela storica e integra gradualmente modelli ibridi ed elettrici senza compromettere l’identità del marchio.
    • Scenario rialzista (bull case): crescita fino al 18%, margini in aumento al 25% e P/E intorno a 36. Questo accadrebbe se Ferrari riuscisse a lanciare un EV di successo senza tradire l’esperienza di guida distintiva, trasformando l’elettrico in un prodotto esclusivo e non solo in una transizione obbligata.

    Oltre a questi numeri, bisogna considerare il trend macroeconomico: il numero di milionari nel mondo cresce a doppia cifra e questo alimenta la domanda di beni di lusso esclusivi. Ferrari potrebbe quindi beneficiare di una clientela in continua espansione, soprattutto in Asia e Medio Oriente, mercati che hanno già dimostrato un forte interesse per i brand occidentali di prestigio.

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    Conclusioni: Ferrari tra correzione e opportunità

    Il crollo del titolo Ferrari non va letto come un segnale di debolezza strutturale, bensì come un aggiustamento delle aspettative del mercato. L’azienda resta uno dei marchi più forti al mondo per riconoscibilità e pricing power, con margini che la collocano nella stessa lega dei grandi gruppi del lusso.

    Tuttavia, il prezzo delle azioni incorpora già molte delle prospettive positive:

    • i multipli di valutazione sono tra i più alti del settore automotive,
    • la guidance ridimensionata sull’elettrico ha ridotto l’entusiasmo degli investitori,
    • il fair value stimato dai modelli di analisi indica un livello di ingresso più attraente sotto i 350 dollari.

    Per l’investitore di lungo termine, Ferrari resta una scommessa sul lusso e sull’esclusività, con un modello di business che beneficia dell’aumento delle disuguaglianze e della crescita della ricchezza globale.

    Chi cerca ritorni rapidi potrebbe attendere ulteriori ribassi, mentre chi punta su un orizzonte pluriennale può considerare Ferrari come un titolo da accumulare gradualmente, consapevole che non si tratta di un’azione ciclica come le altre, ma di un marchio senza tempo.

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    Amministratore e CEO del portale www.doveinvestire.com, Simone Mordenti è anche analista finanziario, trader con oltre 25 anni di esperienza. Classe 1974, si avvicina al mondo del trading, ed in particolare agli investimenti su indici di borsa e azioni, grazie all’affiancamento di esperti del settore. Una forte passione per le scienze statistiche e l’analisi tecnica sui mercati finanziari, da diversi anni si occupa di giornalismo finanziario in diversi portali del settore, in veste di analista tecnico e trading advisor.
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