Negli ultimi mesi, le azioni tech sono diventate il centro del dibattito finanziario. Dopo due anni di performance stellari, il comparto tecnologico si trova oggi in una fase di forte correzione. Gli investitori che fino a poco tempo fa cavalcavano la crescita delle aziende AI e delle Big Tech, ora si chiedono se sia arrivato il momento di ridurre l’esposizione o rafforzare la propria posizione.
A rendere ancora più incerto il quadro, ci pensa il ritorno dei dazi di Trump, che hanno riacceso tensioni geopolitiche e sollevato interrogativi sull’impatto di lungo periodo. Le nuove misure protezionistiche si inseriscono in un contesto già segnato da volatilità nei mercati, alimentando reazioni a catena sulle valutazioni delle società più esposte a dinamiche globali.
Le prossime settimane potrebbero essere un punto di svolta. Ma per chi punta su investimenti tecnologici di qualità, si stanno aprendo spiragli interessanti che vanno oltre il rumore di breve periodo.
Le Magnifiche 7 rallentano: cosa sta succedendo alle azioni tech più popolari
Secondo l’analisi di John Belton, gestore di portafoglio presso Cabelly Funds, le cosiddette Magnifiche 7 – ovvero Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, Meta, Tesla e Nvidia – hanno registrato performance negative da inizio anno, sottoperformando l’indice S&P 500. Un dato significativo, soprattutto se si considera che queste società hanno trainato il rally degli ultimi anni.
Il rallentamento, però, non nasce solo dai dazi. Un elemento chiave è stato il lancio di un nuovo modello AI da parte della cinese DeepSeek, che ha messo sotto pressione l’intero comparto. Questo evento ha generato un’ondata di vendite e ridotto la fiducia, in particolare nelle società più esposte all’intelligenza artificiale.
Tuttavia, molti fondamentali restano solidi, in particolare per le aziende che operano in settori a bassa ciclicità e con modelli di business B2B ben strutturati.
Trump, dazi e impatto sulla spesa tecnologica: cosa aspettarsi nel 2025
Le politiche commerciali di Trump, come quelle introdotte nel primo mandato, stanno già avendo un impatto tangibile sulle aspettative degli investitori. Anche se gli effetti diretti delle tariffe sono in parte già scontati nei prezzi, il vero rischio oggi è l’effetto a catena sulla spesa aziendale, sui consumi e sulla fiducia.
Le società tech non sono tutte uguali. Alcune, come quelle legate alla pubblicità digitale (Google, Meta), risultano molto più cicliche e sensibili alle dinamiche macroeconomiche. Altre, come Microsoft, operano su business meno volatili, come i servizi enterprise e il software gestionale.
Capire quali segmenti del tech possono assorbire meglio l’urto è oggi una priorità per chi cerca azioni tecnologiche difensive.
Quali investimenti tecnologici possono reggere la pressione
In uno scenario segnato da volatilità dei mercati finanziari, alcuni sotto-settori del tech offrono maggiore stabilità. Il software di back office, per esempio, rientra tra le aree meno esposte ai tagli di budget, grazie alla difficoltà di sostituire questi sistemi.
Allo stesso tempo, anche nel settore dei semiconduttori, le differenze sono marcate. Le aziende focalizzate su chip analogici sono più vulnerabili, mentre i produttori di semiconduttori per intelligenza artificiale mostrano fondamentali più solidi, nonostante la correzione subita negli ultimi mesi.
Tra le aziende apprezzate da Belton per la loro resilienza spicca Intuit, che offre soluzioni software essenziali e difficilmente eliminabili anche in fasi di contrazione economica. Al contrario, realtà come Salesforce potrebbero soffrire maggiormente in caso di riduzione degli investimenti IT da parte delle imprese.
Azioni AI: un segmento che non si ferma
La domanda che molti si pongono oggi è: l’AI è davvero un segmento intoccabile? Secondo le rilevazioni di mercato e le conversazioni con i principali CIO, la risposta è affermativa. Nonostante le turbolenze, le aziende non stanno riducendo gli investimenti in intelligenza artificiale.
Anzi, si tratta di una delle poche aree dove la spesa rimane prioritaria. Le soluzioni basate su AI sono considerate strategiche, tanto da rientrare nei budget anche in presenza di tagli su altre voci.
Chi investe nel lungo periodo dovrebbe quindi considerare questo segmento come una componente essenziale per costruire un portafoglio tech resiliente nel 2025.
Conclusioni: volatilità o occasione? Il tech resta un terreno fertile
I dazi imposti da Trump, combinati con un quadro economico incerto, hanno certamente messo alla prova la tenuta delle azioni tech. Ma proprio nei momenti di pressione si delineano le migliori occasioni.
Chi è disposto ad andare oltre la volatilità, selezionando con attenzione le aziende più solide, può trovare opportunità interessanti tra le azioni AI, il software difensivo e i player B2B meno esposti alla ciclicità.
Il 2025 non sarà un anno facile per il settore tecnologico, ma per chi conosce le dinamiche di mercato, i fondamentali premiano la qualità e la visione di lungo termine.
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