3 Dicembre, 2025
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    Intelligenza Artificiale5 Azioni AI sottovalutate da considerare a dicembre 2025

    5 Azioni AI sottovalutate da considerare a dicembre 2025

    5 Azioni AI sottovalutate da considerare a dicembre 2025

    La corsa all’intelligenza artificiale ha creato, in pochi mesi, una combinazione di euforia e timore che ricorda a molti investitori le grandi bolle speculative del passato. Questo clima di incertezza ha generato pesanti correzioni su numerosi titoli legati all’AI, incluse società con fondamentali solidi e progetti industriali di lungo periodo.

    In questo scenario gli investitori più pazienti hanno la possibilità di guardare oltre la volatilità di breve periodo per concentrarsi su quelle aziende che stanno costruendo le fondamenta dell’ecosistema AI: infrastrutture cloud, potenza di calcolo, data center specializzati, semiconduttori avanzati e strumenti per il testing dei chip.

    L’obiettivo di questa analisi è mettere in evidenza cinque società che oggi risultano penalizzate dalle paure del mercato ma che presentano prospettive di crescita strutturale e un interessante profilo rischio/rendimento. Per ciascun titolo valuteremo il contesto di business, i dati chiave e la logica di investimento, con un’attenzione particolare al ruolo dell’AI nei prossimi anni.

    Le aziende prese in esame hanno due caratteristiche fondamentali:

    • Sono fortemente esposte alla crescita dell’intelligenza artificiale.
    • Hanno subito correzioni di prezzo significative che possono aprire varchi di ingresso interessanti per chi investe nel lungo periodo.

    Oracle: Un colosso che si reinventa nel cloud dedicato all’AI

    Il primo titolo è Oracle, storico gigante del software enterprise che negli ultimi anni ha intrapreso una trasformazione profonda verso il cloud ad alte prestazioni destinato all’intelligenza artificiale. Se in passato l’azienda veniva percepita come un player maturo, oggi rappresenta uno dei poli strategici per la fornitura di infrastruttura AI.

    Il titolo si trova circa al 38% sotto i massimi, situazione che ha riportato le valutazioni su livelli più equilibrati. Il forward P/E intorno a 28 non è particolarmente economico rispetto allo storico di Oracle, ma mantiene coerenza con una società che sta crescendo rapidamente in segmenti ad altissimo valore aggiunto.

    Il cuore della nuova Oracle è Oracle Cloud Infrastructure (OCI), un’area che sta registrando una crescita impressionante.Gli obiettivi interni indicano:

    • Ricavi intorno ai 10 miliardi nel 2025, con crescita annua di circa il 50%.
    • Circa 18 miliardi attesi nel 2026, pari a un progresso dell’80% anno su anno.
    • Proiezioni verso i 34 miliardi nel 2027, con una dinamica stimata vicina al 75–80% rispetto al 2026.

    Questi numeri sono sostenuti da contratti di lungo periodo con protagonisti di primo piano, tra cui OpenAI, che utilizza l’infrastruttura Oracle per alimentare una parte significativa della propria domanda di calcolo.

    Rischi percepiti e lettura alternativa

    Uno dei timori più diffusi tra gli investitori riguarda l’elevata esposizione verso OpenAI e la possibilità che si formi una vera e propria bolla nel settore AI. In caso di crollo delle aspettative, il rischio è quello di veder rallentare la crescita dei ricavi cloud e di assistere a un repricing del titolo.

    Esiste però una lettura diversa: la domanda di capacità di calcolo per l’AI non dipende da un singolo attore.Se a imporsi sul mercato fossero Google, Meta, Microsoft, Anthropic o altri nuovi operatori, il fabbisogno di infrastruttura rimarrebbe comunque gigantesco. L’elemento chiave è che il mondo sta digitalizzando processi, dati e modelli a una velocità che richiede data center sempre più complessi, indipendentemente da chi guiderà il settore.

    In quest’ottica Oracle può essere vista come una sorta di “fornitore di pale e picconi” nella corsa all’oro dell’AI. Un ruolo che, in presenza di una crescita strutturale del settore, può valorizzare progressivamente il peso del cloud nel mix dei ricavi societari.

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    CoreWeave: Il sovrano della potenza computazionale attiva

    Il secondo titolo, CoreWeave, è considerato uno dei protagonisti assoluti nella nuova generazione di provider NeoCloud. Non si tratta di un semplice operatore cloud, ma di una piattaforma specializzata nella fornitura di potenza computazionale ad altissima densità per modelli di AI generativa e training su larga scala.

    Il vero punto di forza di CoreWeave è la quantità di active power, ovvero la potenza effettivamente disponibile per i clienti in un dato momento. L’azienda dispone di circa 600 MW di capacità attiva, valore che nessun altro player del NeoCloud riesce ad avvicinare.

    Questa caratteristica rende CoreWeave il partner ideale per colossi come Meta, Microsoft, Google e OpenAI, che necessitano di enormi quantità di GPU e infrastruttura per gestire addestramento e inferenza di modelli sempre più complessi.

    L’ampiezza dei contratti in essere è visibile nel dato relativo agli RPO (Remaining Performance Obligations), che hanno raggiunto nel 2025 quasi 56 miliardi di dollari.Si tratta di ricavi già “prenotati” dai clienti e distribuiti su più anni, un fattore che contribuisce a dare visibilità alla crescita futura.

    Il tema del debito: rischio o condizione necessaria

    L’aspetto più discusso su CoreWeave è la quantità di debito assunta per finanziare l’espansione dei propri data center. Costruire infrastrutture AI di questo livello richiede investimenti colossali.Un esempio utile arriva da un altro operatore del settore, che per sviluppare circa 200 MW di potenza attiva ha indicato un fabbisogno di quasi 6 miliardi di dollari in spese per GPU e capex correlati.

    CoreWeave possiede circa tre volte quella potenza, ma la sua posizione debitoria rimane al di sotto del livello teorico che ci si potrebbe attendere sulla base di quel rapporto.Da questo punto di vista, il debito non rappresenta necessariamente un segnale di squilibrio, bensì la conseguenza naturale della corsa globale all’infrastruttura AI.

    Se il mercato dell’intelligenza artificiale dovesse rallentare in modo drastico, tutti i NeoCloud si troverebbero a fronteggiare problemi di utilizzo della capacità installata. Tuttavia, se la traiettoria di lungo periodo dovesse confermarsi, CoreWeave potrebbe trasformarsi in una large cap da 200 miliardi, grazie alla leva esercitata da contratti pluriennali, partnership con Nvidia e posizionamento da leader nel segmento ad alte prestazioni.

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    Nebius: L’alternativa NeoCloud più dinamica

    Accanto a CoreWeave, un altro nome di grande interesse è Nebius, realtà emergente che sta costruendo un’infrastruttura AI proprietaria con un’impostazione moderna e flessibile. A differenza di altri concorrenti, Nebius punta su un modello di business più ibrido e articolato.

    Attualmente la società dispone di una quantità relativamente contenuta di potenza attiva, con una previsione di circa 100 MW entro la fine dell’anno, ma può contare su un mix di attività che va oltre la pura vendita di capacità cloud:

    • infrastruttura AI ad alte prestazioni;
    • servizi full-stack per aziende;
    • soluzioni software verticali;
    • partecipazioni in startup e società AI emergenti;
    • presenza in segmenti come AV ride e adtech.

    Questa varietà rende Nebius una scommessa più diversificata: in caso di ciclicità nel mercato AI, l’azienda può beneficiare di fonti di ricavo multiple e non dipendere esclusivamente dal noleggio di GPU.

    Dal punto di vista di un portafoglio orientato alla crescita, Nebius rappresenta un complemento ideale a CoreWeave: la prima offre una struttura più ibrida e multifunzionale, la seconda concentra il proprio vantaggio competitivo sulla scala e sulla profondità della potenza computazionale.

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    AMD: Una value opportunity nel segmento data center AI

    Tra i grandi nomi dei semiconduttori, AMD è uno dei titoli che ha pagato più duramente la recente fase di correzione, con un ribasso vicino al 17%. Le quotazioni intorno ai 217 dollari hanno riportato il titolo su livelli che tornano interessanti per chi crede nella crescita pluriennale dell’AI.

    Il segmento data center di AMD ha generato 4,3 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre, un risultato ancora lontano dall’enorme dominio di Nvidia ma in costante espansione. Le prospettive indicate dal management sono estremamente ambiziose: nel giro di pochi anni l’azienda punta a superare i 100 miliardi di ricavi annuali nel comparto data center.

    In parallelo, AMD ha comunicato l’obiettivo di raggiungere oltre 20 dollari di utili per azione (EPS) entro un orizzonte di 3–5 anni. Se questo traguardo venisse centrato, anche con un multiplo contenuto di P/E 30 il prezzo teorico del titolo si collocherebbe intorno ai 600 dollari.

    Proiezioni di lungo periodo e rapporto rischio/rendimento

    Per un investitore con una prospettiva di lungo termine, la combinazione tra crescita degli utili potenziale e valutazione attuale rende AMD una opportunità di valore nel segmento AI. La possibilità di triplicare il capitale in un arco di cinque anni, pur non essendo garantita, rientra in uno scenario plausibile se la domanda di chip per data center continuerà a crescere ai ritmi previsti.

    Ovviamente il rischio esiste: una parte rilevante di queste proiezioni dipende dal successo delle nuove generazioni di GPU e CPU per l’AI, dalla capacità di guadagnare quote di mercato su Nvidia e dalla tenuta del ciclo degli investimenti dei grandi hyperscaler. Tuttavia, per chi è disposto ad accettare una volatilità elevata, il profilo rischio/rendimento rimane tra i più interessanti dell’intero panorama tech.

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    Aehr Test Systems: Una small cap con potenziale di crescita esplosiva

    L’ultimo titolo è Aehr Test Systems, società con una capitalizzazione intorno ai 700 milioni di dollari, specializzata nella progettazione di apparecchiature di test per la produzione di semiconduttori. A differenza dei grandi nomi dell’hardware, Aehr si colloca in una nicchia altamente tecnica ma strategica: il collaudo dei chip AI durante il processo produttivo.

    La società ha annunciato il lancio e la prima adozione di un sistema di wafer-level burn-in pensato specificamente per processori AI ad alto consumo energetico. Questa tecnologia permette di stressare e validare i chip a livello di wafer, prima del taglio, garantendo maggiore efficienza e riducendo i costi per i produttori.

    Secondo quanto comunicato dall’azienda, alcuni dei principali designer di processori stanno valutando l’adozione su larga scala di questi sistemi, proprio per far fronte ai volumi crescenti di chip dedicati all’intelligenza artificiale. Se la domanda di AI dovesse mantenere il passo, Aehr potrebbe trovarsi nella posizione ideale per scalare rapidamente.

    Essendo una small cap, il titolo presenta un grado di rischio superiore rispetto alle blue chip analizzate in precedenza. Il flottante ridotto e la sensibilità alle notizie di settore comportano movimenti di prezzo spesso violenti. Ma la stessa natura di nicchia e l’esposizione diretta alla filiera produttiva dei chip AI offrono un potenziale di rendimento che, in caso di esecuzione corretta, può superare di molto la media del mercato.

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    Una tesi comune: la dipendenza dalla crescita dell’AI

    Oracle, CoreWeave, Nebius, AMD e Aehr Test Systems hanno modelli di business profondamente diversi tra loro, ma condividono un elemento centrale: la loro traiettoria futura dipende in larga misura dalla crescita del mercato dell’intelligenza artificiale.

    Se la domanda di capacità di calcolo, chip dedicati e infrastrutture AI dovesse rallentare in modo marcato, tutte queste società soffrirebbero, ciascuna lungo le proprie linee di ricavo.Oracle e i NeoCloud vedrebbero un utilizzo inferiore dei data center; AMD incontrerebbe un raffreddamento degli ordini per GPU e CPU; Aehr Test Systems si troverebbe con una domanda di sistemi di testing inferiore alle attese.

    Al contrario, se l’AI continuerà a diffondersi nei processi aziendali, nei servizi al consumatore, nella sanità, nella finanza e nell’industria, le aziende che forniscono l’infrastruttura di base sono destinate a giocare un ruolo sempre più centrale.Questo è il punto chiave per l’investitore: non basta credere nel singolo titolo, occorre avere una tesi chiara sull’evoluzione del megatrend.

    Come integrare questi titoli in una strategia di portafoglio

    Per chi si avvicina adesso al tema AI, ha senso considerare questi titoli come parte di una strategia più ampia, affiancandoli a posizioni su aziende già affermate nel settore, come Nvidia, Meta, Amazon o altre big tech che beneficiano in modo indiretto della crescita dell’AI.

    Una possibile impostazione prevede di destinare una quota limitata del portafoglio a queste scommesse più mirate, mantenendo un nucleo centrale composto da ETF diversificati e da società solide con utili ricorrenti. In questo modo l’investitore espone una parte del capitale al potenziale di crescita straordinario del settore, senza però compromettere l’equilibrio complessivo della strategia.

    La vera chiave è la coerenza: chi decide di puntare su questi titoli deve accettare una volatilità elevata e un orizzonte temporale di lungo periodo, evitando di lasciarsi condizionare dalle oscillazioni di breve.

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    Amministratore e CEO del portale www.doveinvestire.com, Simone Mordenti è anche analista finanziario, trader con oltre 25 anni di esperienza. Classe 1974, si avvicina al mondo del trading, ed in particolare agli investimenti su indici di borsa e azioni, grazie all’affiancamento di esperti del settore. Una forte passione per le scienze statistiche e l’analisi tecnica sui mercati finanziari, da diversi anni si occupa di giornalismo finanziario in diversi portali del settore, in veste di analista tecnico e trading advisor.
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