Sembrano cambiare gli scenari sui mercati, alimentati dall’introduzione dei dazi doganali inseriti e voluti da Donald Trump per cambiare il paradigma Usa = paese importatore e finanziatore della domanda globale.
Alla riunione del G20 appena concluso, tutti o quasi i paesi si sono schierati contro il protezionismo del Presidente Usa, ma nessuno che si sia chiesto se fosse giusto che gli Usa dovessero pagare questi squilibri. Il mercato sta lentamente girando comunque, con il dollaro che dopo i massimi visti la settimana scorsa, ha cominciato a ripiegare la testa, terminando la settimana in calo. Non possiamo dire che il trend sia cambiato, perché ancora si tratta di una correzione tecnica, e nulla più, ma è interessante comunque notare come il biglietto verde abbia perso momentum e abbia comunque ripiegato fino ad arrivare sui primi supporti rilevanti.
Continuerà oppure sono e si presentano nuove occasioni per comprare divisa americana?
Se osserviamo il dollar index, sono presenti molteplici supporti a sostegno del dollaro, compresi tra i livelli attuali e l’area di 92.90, cioè circa l’1% dai livelli attuali, e sembra difficile di poter intravedere un breakout violento. Però la presenza di almeno 3 massimi a 94.85 90 fa ritenere possibile la formazione di un top in quell’area, tale da considerare realistica la possibilità di inversione nel caso di rottura di certi supporti.
Ci vorrà tempo, eventualmente, per avere la certezza di un evento simile perché ad ora sembra un mercato che vuole distribuire lentamente con massimi inferiori ma con minimi ancora superiori, il che lascia pensare ad un periodo di consolidamento in cui le forze che sostengono il dollaro, principalmente il differenziale di interesse, si scontra ora con le parole di Trump, di critica neanche tanto velata verso una Fed a sua detta eccessivamente restrittiva.
Per la prima volta nella storia americana comunque, un Presidente si è permesso di interferire, anche se solo verbalmente, con le decisioni della massima autorità finanziaria del paese. Ma ormai tutti sanno che Trump è uomo che non ha peli sulla lingua ma bisogno ammettere che ad oggi ha fatto quanto aveva promesso in campagna elettorale.
Tornando ai cambi segnaliamo quindi la presenza di resistenze interessanti sull’EurUsd in area 1.1760 80 che per ora potrebbero contenere i rialzi, mentre per la sterlina questi livelli sono posti tra 1.3180 e 1.3220 dopo che settimana scorsa sembrava che i target di 1.2840 fossero a portata di mano.
Sulle oceaniche, interessante evoluzione di Aud e Nzd che hanno reagito alla pressione del dollaro tornando sopra 0.7400 e 0.6800 rispettivamente. Anche i cross EurAud e EurNzd sembrano ripiegare finalmente, mentre il dollaro canadese è risalito dopo i positivi dati sull’inflazione usciti venerdì scorso.
Sullo Jpy non c’è molto da dire se non che le parole di Trump e il leggero aumento dell’avversione al rischio, ha immediatamente riproposto uno Jpy al rialzo con addirittura 200 pips di movimento dovuti anche a vendite importanti di EurJpy. Molto dipenderà anche dall’evoluzione dell’oro che potrebbe invertire la rotta nel caso di superamento dell’area di 1245, ma non prima.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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