Mentre il mercato resta in spasmodica attesa di qualche notizia riguardante l’esito degli incontri sui dazi tra le delegazioni cinese e americana a Washington, i prezzi vengono influenzati dai dati macro che volente o nolente, per fortuna, contano ancora qualcosa.
Questa notte sono usciti i dati sull’inflazione in Australia, o per meglio dire i dati sui prezzi al consumo del quarto trimestre, che hanno evidenziato un incremento all’1,8%, leggermente superiore al dato previsto che era atteso all’1,7%. Il dollaro australiano, che era rimasto sotto pressione per quasi tutta la giornata, in relazione ad un certo pessimismo che serpeggiava proprio intorno all’incontro Cina Usa che secondo molti analisti è avvolto da troppe incognite, e questioni extra come il caso Huawei, ha recuperato il terreno perduto a dai livelli di 0,7140 è salito impulsivamente 60 pips fino a raggiungere nuovamente quota 0,7200. Si tratta, parlando del dato sull’inflazione, di un numero in controtendenza rispetto a quanto leggiamo altrove, in Europa, in Giappone, ma anche in Cina e negli Usa. Come per la Nuova Zelanda, anche in Australia i prezzi al consumo hanno fatto registrare un incremento superiore alle attese, segno evidentemente che il deprezzamento del dollaro australiano, così come quello del dollaro neozelandese, che hanno caratterizzato la price action del 2018, comincia a portare dei frutti in termini di tenuta dei prezzi.
E’ chiaro che non basterà questo leggero incremento a modificare la price action nel medio termine, che necessita ovviamente di buon notizie dall’incontro che si sta tenendo nella capitale americana, ma è comunque un segnale incoraggiante in un panorama che invece pare ancora molto incerto. Si perché se osserviamo in generale quel che accade, notiamo che le tensioni sono in deciso aumento, a tutti i livelli. Ieri sera è stato infatti bocciato l’emendamento all’estensione dell’articolo 50 in Inghilterra, relativo all’estensione dei tempi per poter trovare un accordo sulla Brexit, e questo ha scatenato una ondata di vendite sulla valuta britannica scesa da 1,3150 a 1,3060 in pochi minuti per poi fermarsi. Ma quel che si nota è il nervosismo latente del mercato, pronto a scatenare volatilità appena un qualche rumor, di qualsiasi natura, viene messo in circolazione.
Theresa May insiste nel voler trovare un accordo proponendo modifiche al backstop ovvero alla questione dei confini Irlandesi, cercando il consenso del partito Unionista. L’Europa dal canto suo, ha ribadito che non si metterà al tavolo a ridiscutere un altro accordo. Poi vi sono le scaramucce politiche tra Italia, Francia e Germania, che comunque, anche se per ora passano inosservate, diverranno tema centrale man mano che ci avvicineremo a Maggio, mese delle elezioni del Parlamento Europeo. Insomma di carne al fuoco ce n’è a bizzeffe, per cui bisogna essere pronti a cambiare idee sul mercato e pronti a reagire a qualsiasi evento.
L’EurUsd resta nel range per ora, al di sopra di 1,1400, con i supporti che tengono e che hanno rilevato la presenza di compratori in area 1,1400 10 mentre il livello di 1,1450 55 per ora pare un muro invalicabile. Sulla sterlina rimane la tendenza rialzista anche se non possiamo dire che il trend ribassista di medio termine si sia esaurito fino a che i prezzi non supereranno quota 1,3300 20 area. Fino a quel momento colpi di coda ribassisti sono possibili. EurGbp che ha tenuto 0,8620 egregiamente ed ora prova ad attaccare 0,8790 00 livello chiave nel breve periodo. Sullo Jpy c’è poco da dire nel senso che resta sopra 109.00 ma non riesce a rompere l’area di 110.00 che aprirebbe la strada a 111.00 almeno. Sembra che la valuta giapponese attenda l’andamento dell’equity che per il momento non mostra segnali di cedimento. UsdCad anch’esso nel range 1,3240 1,3300 in una fase necessaria di consolidamento dopo il grande movimento ribassista di inizio anno. Nel medio termine ce lo aspettiamo ancora al ribasso ma forse prima vedremo qualche colpo di coda verso e sopra 1,3300 nuovamente. Su Aud e Nzd è il solito discorso, si deve attendere la decisione sui dazi per capirne i futuri andamenti.
Oggi è il giorno della Fed, non ci aspettiamo alcun rialzo del costo del denaro anche perché verranno pubblicati i dati sul Pil del quarto trimestre che potrebbe già risentire dello shutdown di oltre un mese iniziato a metà dicembre. Vedremo se avrà avuto effetti sul Pil del quarto trimestre oppure se dovremo attendere quelli del primo trimestre 2019 prima di verificarne un rallentamento.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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