Sui mercati valutari domina una calma apparente. L’attenzione è d’obbligo

È passata un’altra settimana, e sui mercati valutari, poco è successo. Ma si tratta di una calma apparente, di quelle alle quali non bisogna abituarsi, perché sotto la cenere cova un fuoco assai pericoloso. La sensazione che abbiamo è che l’anno in corso sarà decisamente più volatile dei precedenti e la guerra valutaria vive per ora una tregua temporanea che siamo certi non durerà. Troppe le questioni urgenti sui tavoli dei grandi della terra, e tante le ragioni per non fidarsi, tra cui un rallentamento globale che coinvolge tutti quanti e che causa un ritorno probabile delle politiche espansive da parte delle banche centrali.

In questo quadro, il dollaro resta la valuta più appetibile, nonostante gli sforzi dell’amministrazione Usa di indebolirlo, e il cambiamento di atteggiamento di Jerome Powell che nell’ultima conferenza stampa si è rivelato meno falco di quanto atteso. Ma il problema nasce quando anche gli altri banchieri centrali adottano la stessa strategia, ovvero ritornano ad essere dovish, in anticipo anche rispetto alla curva dei tassi, con l’obiettivo di mantenere un tasso di cambio debole ed evitare un precoce quanto ingiustificato rafforzamento in un periodo di alta tensione globale.

Il termometro risk on risk off ancora mostra una temperatura bassa e ancora non sono emersi segnali, specie sullo Jpy, che possano allarmare gli investitori, così come i mercati azionari, che tecnicamente, parrebbero pronti ad una bella discesa, ma che poi di fatto tengono vicino ai massimi. In passato, di fronte ad incertezze come quelle che si vivono oggi a livello globale, il mercato probabilmente avrebbe anticipato i timori e avrebbe comprato risk off, vendendo equity e comprando valute rifugio, ma quest’anno non è così ed è un altro motivo per restare vigili.

Le questioni sul tavolo restano sempre le medesime, ovvero Trump sta cercando un accordo con le Camere per ottenere il finanziamento del muro di confine con il Messico e contemporaneamente lavora insieme al Segretario al Tesoro Mnuchin e al rappresentante del Commercio Lightizer ad un accordo con i cinesi. Le ultime notizie ci raccontano di un possibile viaggio in Cina il prossimo 14 e 15 febbraio, mentre i colloqui a livello di Vice, pare comincino già oggi. La tensione resta forte. Una introduzione dei dazi al 25%, sarebbe la conferma che il mondo entrerà presto in recessione, e la reazione dei tassi di cambio potrebbe essere assai imprevedibile, almeno in termini di intensità. Tra l’altro ieri sera in apertura dei mercati, abbiamo assistito ad uno strano movimento sul UsdChf che ha aperto in gap up di 100 pips sopra 1.0100 rispetto alla chiusura di venerdì a 1.0000, movimento che non ha trovato conferma in alcuna notizia o eventuale dichiarazione, e che è rientrato immediatamente. Probabilmente la presenza di stop loss che hanno ripulito i book. Questa notte poi sono uscite delle notizie relative a Aud e Nzd, con l’Anz Bank che si aspetta un tono accomodante nella riunione sui tassi di questo mercoledì in Nuova Zelanda, motivo in più per osservare il kiwi da vicino ed eventualmente cercare livelli di possibile vendita. Anche la società di advisor Amp Capital ha dichiarato di vedere AudUsd sotto quota 0.7000, richiamando la necessità della Rba di tagliare prossimamente il costo del denaro. Insomma, ognuno tira acqua al proprio mulino, cercando un deprezzamento competitivo del proprio tasso di cambio, per avere dei benefici in un siffatto contesto globale macro.

Sul fronte dati oggi, lunedì, attenzione a quelli inglesi alle 10.30, vero e unico market mover di giornata. Attendiamo infatti i dati sul Pil, sulla bilancia commerciale e sulla produzione industriale e manifatturiera inglese, assai significativi e che a nostro avviso, potrebbero causare alta volatilità sulla sterlina. Se fossero negativi, la sterlina potrebbe risentirne, anche pesantemente. Soprattutto alla lcue delle incognite che ancora regnano sulla questione della Brexit.

Saverio Berlinzani per ActivTrades.

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Profilo dell’analista

Saverio Berlinzani

Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.

In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).

Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.

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