Non accenna a placarsi, al di là di qualche correzione, la pressione rialzista del dollaro, all’indomani delle parole di Jerome Powell a Jackson Hole nel fine settimana appena conclusa.
Il mercato resta ambivalente nel breve termine, ma comunque sui minimi di Euro, Sterlina, Jpy, e non lontano anche su Chf Aud e Nzd, che subiscono la pressione della divisa americana legata alla maggiore appetibilità della valuta statunitense. Tecnicamente i movimenti di ieri, assomigliano a dei climax, ovvero patterns di fine movimento ad alta volatilità, anche se a nostro parere, per la fine della discesa della moneta unica, occorre, perlomeno una modifica nelle parole e atteggiamento della Fed, e forse anche della Bce. E per quello, bisognerà attendere dati peggiori negli Usa relativi ad agosto e settembre, il che ovviamente non è certo. Ma se osserviamo i dati sull’inflazione core di Luglio scorso, esclusi alimentari ed energia che sono su eccessi rilevanti a causa delle note problematiche legate al conflitto e all’approvvigionamento di gas, abbiamo un 5.9% che dovrebbe spiegare, almeno in parte, come a tendere, anche l’economia Usa rallenterà e in ragione di un calo ovvio della domanda.
Il mondo economico resta interconnesso e non è pensabile che l’inflazione negli Stati Uniti non cominci a scendere quando, nel prossimo autunno, assisteremo all’arrivo della recessione nel vecchio continente. Ci vorrà del tempo, ma giocoforza, quando i prezzi caleranno anche negli States, finalmente il dollaro piegherà la testa. Per il momento, e la price action di ieri, è qui a ricordarcelo, sono solo correzioni con l’EurUsd tornato sopra la parità a 1.0025 30 per poche decine di minuti e poi velocemente tornato sotto tale soglia, verso la fine della seduta americana. In questi momento, il delta tasso lavora come una calamita a favore della valuta più appetibile, cioè quando i prezzi congestionano dopo una correzione, ecco che è come se si ricominciasse da zero e il biglietto verde trovasse sempre nuovi compratori per via di questa caratteristica positiva, ovvero il delta tasso che rende favorevole lo swap sulle posizioni short Eur e long Usd.
Quando si avrà l’inversione? Ci vorrà una scusa probabilmente, o comunque una ragione che riporti ordine sui mercati valutari, in balìa di un dollaro troppo forte. E una di queste potrebbe essere la Bce che però mai come in questa stagione, sembra vivere un periodo di scarsa leadership, di mancanza di una figura autorevole che sappia guidare anche i mercati e i più grandi manipolatori/speculatori della terra, che non sono i piccoli risparmiatori che pure operano in borsa oppure su valute e materie prime, ma sono coloro che riescono, con la proprio liquidità, a spostare i prezzi e a spingere i trend.
Ebbene se ricordate, Draghi, era riuscito a tenerli a bada, con il suo “whatever it takes”, ovvero “qualsiasi cosa pur di salvare l’Europa e l’Euro”. Oggi nessuno ha il carisma per poter fare altrettanto. Se vogliamo dirla tutta, e con indipendenza di pensiero, sembra che peggio dell’Euro, stia la sterlina, dato che il cross EurGbp ha fatto più di 150 pips in poche sedute, ma in questo caso le ragioni sono due, ovvero una prima motivazione che dipende dal fatto che nelle ultime ore anche i banchieri centrali Ue sembrano aver modificato approccio e parlano apertamente di rialzi del costo del denaro più importanti, mentre in Uk regna il silenzio, e forse ciò è dovuto all’attesa per l’elezione del nuovo premier dopo le dimissioni di Boris Johnson, che è poi la seconda ragione che spiega la debolezza della valuta britannica. In ogni caso la sterlina sembra valuta emergente, in contrasto con la storia e tradizione del paese, capace di affrontare anche le più dure recessioni, ma sempre e comunque in grado poi di uscirne in qualche modo vincente. Vedremo.
Sul fronte delle materie prime segnaliamo un ritorno del petrolio in area 97 dollari al barile per il Wti e 105 per il Brent, anche se la logica dovrebbe poi spingere i prezzi al ribasso, quando prossimamente, la domanda potrebbe anche diminuire, con l’arrivo, specie nel vecchio continente, della recessione.
Venendo al quadro tecnico, segnaliamo quindi un EurUsd nel trading range, per ora, compreso tra 0.9920 e 1.0020 mentre il Cable sembra più debole ma comunque in un’area compresa tra 1.1650 e 1.1750. UsdJpy che cerca faticosamente di tornare a ridosso di 140, e per ora non vi riesce, rimanendo ancorato tra 138 e 139.20. UsdCad che oscilla tra 1.2950 e 1.3070 così come le oceaniche scivolano al ribasso ma tengono per ora i supporti chiave posti a 0.6100 per il kiwi e 0.6840 per il dollaro australiano. Da segnalare AudNzd che dopo 5 anni si riavvicina al livello di 1.1300, area chiave che se violata, potrebbe modificare la price action con obiettivi verso 1.1500 e 1.2000. Interessante anche il UsdChf che si è messo sopra 0.9600 e potrebbe attaccare anche la parità nelle settimane a venire.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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