Anche il mese di Giugno ormai, non è lontano dalla sua conclusione e i temi sono sempre gli stessi. Nell’ultima settimana la volatilità è diminuita perché sostanzialmente non sono apparse novità sul fronte dei tassi e delle decisioni di politica monetaria. Il mercato ha trovato un suo equilibrio e per il momento non sembrano esserci ulteriori ragioni per uno spostamento della price action.
L’euro resta in area 1.1200 e potrebbe muoversi solo se Draghi dovesse insistere nella sua volontà di mantenere il QE aperto. All’interno della Bce le tensioni paiono evidenti, lo abbiamo scritto più volte, e non c’è unanimità.
Se si osserva quanto costa stare Long euro in termini di swap e differenziale di tasso rispetto allo Short dollari, ci si rende conto che forse la salita dell’euro non sarà poi così certa. Oggi infatti, il costo per rimanere Long euro e Short dollari è circa mezzo pip al giorno ovvero 15 pips mese, che significano 180 pips l’anno. Stesso discorso vale per le posizioni Short usd/jpy, che possibilmente costa ancora di più, anche se tutto ciò non deve farci pensare che mettersi Short eur/usd Long usd/jpy possa essere una soluzione vincente.
Siamo infatti in un momento delicato, in cui potremmo anche vedere una accelerazione dei movimenti, in relazione anche alle correlazioni che potrebbero ritornare in auge, dopo un periodo in cui sembravano totalmente fuori linea.
Si avvicina l’estate, periodo in cui solitamente possono esserci anche movimenti repentini, con poca liquidità, magari sui mercati azionari, che, anche se non sembrano allarmare gli investitori, potrebbero, dai livelli raggiunti, anche stornare pesantemente.
Tornando allo Jpy, segnaliamo che dal meeting di politica monetaria del mese di Giugno, non è emersa alcuna possibilità di riduzione del qqe, in quanto l’inflazione resta ben al di sotto dei target fissati dalle autorità monetarie. E’ anche vero però che secondo la Boj , i consumi stanno guadagnando momentum così come anche i salari, sembrano aver imboccato la strada del rialzo nel medio termine. Nonostante questi particolari aspetti, che sembrano inflattivi, la decisione della Boj è apparsa unanime e il qqe resta il principale strumento per battere la deflazione. Sul fronte delle altre valute, cerchiamo di mantenere l’attenzione alta sulla sterlina,anche se siamo solo agli inizi dei negoziati tra Uk e Ue che sono sempre a rischio di alta volatilità conseguente a qualche dichiarazione, che potrebbe muovere la divisa britannica.
Un occhio anche al dollaro australiano, che fa fatica a riprendere quota, mentre Nzd resta più appetibile, almeno nel breve termine.
Il petrolio ha continuato a scendere e siamo andati sotto quota 43, poi nelle ultime ore sembra evidenziarsi una correzione anche significativa perché i produttori cominciano a preoccuparsi dei prezzi eccessivamente deboli. E’ un tira e molla che dura da tempo con il prezzo che doveva, secondo le intenzioni dell’Opec, restare tra i 45 e i 55 dollari al barile.
La settimana che ci apprestiamo a vivere non sembra estremamente rilevante da un punto di vista dei dati macro, pertanto viviamo alla giornata cercando di trovare gli spunti per una operatività corretta e disciplinata basandoci sull’analisi dei prezzi, principalmente.
Buon trading a tutti
Saverio Berlinzani per ActivTrades
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