Il mese di aprile è cominciato esattamente come erano finiti i mesi precedenti e per ora, nessuna vera schiarita, appare all’orizzonte. Viviamo di fatto l’inizio di una potenziale guerra commerciale, che gli Stati Uniti hanno cominciato all’inizio del 2018.
Il Presidente americano usa i social network e in particolar modo twitter, per rendere noto il proprio pensiero alle masse. Con 50 milioni di followers che lo seguono, il Presidente insiste nella richiesta di reciprocità alla Cina, con la quale il deficit commerciale, ha raggiunto i 600 miliardi di dollari l’anno. La tensione, apparentemente sembra aumentare, anche se i mercati finanziari sembrano per contro, aver digerito e già inglobato nei prezzi queste notizie.
Il UsdJpy infatti, chiaro termometro di risk off, sembra non voler scendere più come nel recente passato e ha tenuto egregiamente i supporti intorno a 104.50 105.00. Da quei livelli il dollaro ha ripreso a salire e ora ci troviamo sopra 107.00. Ora, non sappiamo quel che accadrà, anche perché sotto sotto , americani e cinesi stanno trattando, ma è chiaro che potenzialmente potremmo assistere ad un qualcosa che porterà ad un chiaro rallentamento economico globale. Se così fosse, attendiamoci un periodo di volatilità sui mercati azionari, e soprattutto una potenziale ricaduta del biglietto verde, soprattutto se questo rallentamento causasse il non rialzo dei tassi Usa, che ancora sembrerebbe, dalle dichiarazioni dei banchieri centrali, nelle carte. Si parla di 2 o 3 rialzi dei tassi nel 2018, ma appare chiaro a molti che questi movimenti possano apparire come una necessità di rialzo creata ad hoc per poi poter avere spazio di manovra in caso di recessione.
Questa politica ha un senso perché permetterebbe ai mercati di ripartire, mentre nel vecchio continente, il fatto di non aver ancora alzato i tassi, potrebbe causare problemi non indifferenti nel caso di sopraggiungimento di un rallentamento economico marcato. Senza spazio di manovra sui tassi, la Bce sarebbe impossibilitata a far funzionare la politica monetaria se non attraverso un ulteriore allargamento del Qe, che peraltro, senza arrivare a destinazione dei paesi in difficoltà di liquidità, sarebbe poco efficace.
Sul mercato l’Eurusd sembra aver trovato una base in area 1.2240 70 area così come il Cable in area 1.4000 40 area. UsdJpy che come dicevamo appare in fare di accumulazione con i supporti a 106.70 e 106.30 a fare da baluardo contro un eventuale aumento dell’avversione al rischio. Le oceaniche si sono riprese, soprattutto Nzd e Cad mentre per il dollaro australiano sembrano esserci ancora difficoltà di recupero, legate più che altro alla neutralità della Rba che non sembra avere alcuna intenzione di alzare il costo del denaro.
Per quanto riguarda i cross, non sembra esserci grande tensione, soprattutto su GbpJpy e sui cross dell’Euro, EurAud, EurCad ed EurNzd solitamente in decisa salita in condizioni di risk off, e che invece continuano lentamente a scivolare al ribasso, alimentati dal differenziale di tasso che lavora in questa direzione. La giornata si presenta poco significativa sul fronte macro, senza importanti dati, con il solo dato sui nuovi cantieri in Canada che potrebbe muovere qualcosa. In settimana parlerù Draghi e avremo invece i dati sui prezzi al consumo di Marzo negli Usa, così come la pubblicazione delle minute mercoledì sera. Staremo a vedere, nel frattempo cerchiamo spunti di breve termine, con le oscillazioni che a nostro avviso, dovrebbero rimanere duplici con un mercato ancora in trading range senza grandi alterazioni, a meno di particolari notizie che dovessero venir fuori.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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