Dopo un G7 caratterizzato da divisioni e incomprensioni, mai forse così eclatanti rispetto al passato, per le importanti distanze tra la posizione americana da un lato, e quelle tedesche, Francesi e inglesi dall’altro, con l’Italia forse più vicina agli Stati Uniti che ai partners europei, siamo ritornati sul mercato osservando il solito refrain, ovverossia, un mercato incerto, e caratterizzato da oscillazioni di breve legate a voci che si rincorrono, rumors , o dati macro che nel breve ingigantiscono le price actions.
L’Euro tiene i supporti, almeno per ora, compresi nell’area di 1.1720 50, e non sembra, almeno per il momento, andare oltre. Al rialzo invece per il momento, la moneta unica non è riuscita a spingersi oltre 1.1830 35 e ieri ha già incontrato resistenze in area 1.1810 15. Il trading range quindi sembra poter durare, almeno fino a giovedì prossimo, quando Draghi svelerà le proprie mosse, insieme al board della Bce.
Siamo vicini ad un qualcosa di estremamente importante, perché se la Bce, come sembra, uscirà dal Qe definitivamente, beh allora potremmo vedere cambiare il vento nel breve per la moneta unica. Diciamo nel breve perché non dobbiamo dimenticare che il nostro paese è quello che in questo momento, più avrebbe bisogno del mantenimento del Qe, ed è quello che per differenti ragioni, è criticato da più parti per non aver fatto i compiti a casa. Sappiamo bene che la verità sta in mezzo e quanto questa Europa vada modificata, senza pregiudizi da parte di chi in Europa, realmente comanda e tira i fili. Ma una uscita dal Qe sarebbe, in questa fase, un qualcosa che potrebbe generare dei rischi globali non indifferenti, e acuire una crisi che sembra un fuoco che cova sotto la cenere. Se accadrà, teniamoci pronti ad un aumento della volatilità, che potrebbe trasformare il mercato in eurocentrico, e paradossalmente far scendere l’euro anziché salire, come da logica parrebbe evidente. Entreremmo infatti in una fase di correlazione atipica avversione al rischio accompagnata ad una correlazione specifica euro, il che significherebbe probabilmente Euro in calo contro tutte le principali valute.
Non dobbiamo dimenticare poi che c’è un’altra valuta che in questo momento soffre, ovvero la sterlina, che risente dei dati macro che ancora evidenziano un rallentamento economico, che per molti è ancora causa del mancato accordo su alcuni temi (la questione delle dogane tra le due Irlande) tra Uk e Ue. Rimaniamo sempre a circa l’8% dai massimi dell’anno sopra 1.4300, in area 1.3350 e per il momento non sembrano esserci le condizioni per una ripartenza che sia strutturale e il rischio di vedere 1.3000 è concreto anche se ben lontano dai minimi dello scorso anno in area 1.1800.
Lo Jpy invece rimane stabile, in area 110.00, nel trading range compreso tra i minimi visti a fine maggio in area 108.20 e i livelli di metà maggio a 111.40 e non paiono esserci le condizioni per un cambiamento sostanziale di quanto visto fino ad oggi. Pare chiaro però che un aumento eventuale dell’avversione al rischio, riproporrebbe una discesa del UsdJpy anche sotto i minimi di maggio.
Sulle altre valute, continuiamo a vivere una fase di alternanza e di trading range, soprattutto su Aud e Nzd che sembrano incapaci di rompere al rialzo ma tengono egregiamente i supporti chiave. Non dimentichiamoci che a tendere, la Fed alzerà ancora il costo del denaro, c’è chi dice tre volte almeno, anche se onestamente, ci pare di intravedere qualche piccolo segnale di rallentamento della congiuntura tale da farci pensare che tre rialzi ci paiono eccessivi, ma questo dovrebbe comunque tenere sotto una certa pressione le oceaniche.
Anche il dollaro canadese, non riesce a rompere al rialzo e anzi subisce la pressione Usa, soprattutto dopo che nel G7 vi è stato uno scontro aperto tra Trump e Trudeau, evidenziato dalle parole del Presidente Usa.
L’area di 1.3000 per ora ha tenuto ma potremmo intravedere un superamento della resistenza chiave e un raggiungimento dei target di medio che potrebbe essere anche in area 1.3500. In mezzo a questo scenario quindi, che cambia da un giorno all’altro per le notizie che possono venir fuori, bisogna rimanere flessibili e soprattutto pronti a cambiare idea repentinamente. Sul fronte dati, stamani osserviamo l’uscita della disoccupazione inglese, unita ai numeri sui guadagni settimanali, a cui seguiranno quelli dello Zew tedesco alle 11.00. Nel primo pomeriggio, occhio ai dati sull’inflazione Usa, oltre ai guadagni orari e a quelli settimanali. Manteniamo un approccio conservativo cercando di sfruttare i movimenti di breve, ben sapendo che la vera volatilità deve ancora arrivare.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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