Nella riunione di ieri la Federal Reserve ha mantenuto i tassi invariati allo 0.25%, ma ha raddoppiato il tapering, ovvero taglierà al ritmo di 30 miliardi al mese gli acquisti di titoli obbligazionari e mbs, rispetto ai 15 miliardi precedenti.
Nello statement si evince che nel 2022 vi saranno molto probabilmente tre rialzi dei tassi fino al raggiungimento dell’1% nel 2022 e altri tre rialzi nel 2023. I Fed funds scontano ora nel prezzo il 90% di probabilità che vi sia un rialzo nel prossimo mese di Aprile, e solo il 50% che avvenga nel prossimo mese di Marzo. Del resto anche Jerome Powell, nella successiva conferenza stampa, ha dichiarato che prima di alzare i tassi, la Fed dovrà terminare il programma di acquisto di obbligazioni che al ritmo attuale si concluderà proprio nel prossimo mese di marzo. Powell ha poi ribadito che i recenti sviluppi della congiuntura costringono l’autorità monetaria ad accelerare il tapering dato che la crescita appare robusta e, nonostante la variante Omicron, che pone ancora qualche rischio nel breve termine, il ritmo della ripresa appare solido e senza interruzioni. Il Presidente ha parlato anche del mercato del lavoro, che continuerà a crescere e a rafforzarsi, con i salari che stanno crescendo al rimo più alto degli ultimi anni in ragione della difficoltà a trovare lavoratori da parte delle aziende, anche se la crescita dei salari non è responsabile del rialzo dei prezzi, che invece dipende da altri fattori. L’inflazione continuerà a crescere per tutto il 2022 e solo verso la fine dell’anno tornerà più vicino agli obiettivi di stabilità dei prezzi della Fed. Relativamente alla riduzione degli acquisti di titoli, il Presidente ha ribadito che l’economia non richiede più la liquidità di cui aveva invece bisogno in precedenza.
Powell ha poi risposto indirettamente alle critiche che in qualche modo gli erano state mosse dopo il cambio repentino di atteggiamento verso l’inflazione, definita prima per mesi temporanea e poi improvvisamente strutturale. Ha infatti detto che nel mondo globalizzato la congiuntura cambia in modo assai rapido e per tale ragione bisogna adeguare le proprie scelte a tali cambiamenti. Infine ha ribadito che si attende il rialzo del costo del denaro solo nel momento in cui il tapering sarà terminato, quindi dopo metà marzo, anche se non sarà un processo automatico ma dipenderà dai prossimi dati. Questo ultimo accenno non è da sottovalutare e la reazione dei mercati crediamo vada proprio in questa direzione. Non è infatti detto che i dati Usa da qui a marzo saranno ulteriormente in crescita e tali da generare un aumento dei tassi quasi automatico, e il dato sulle vendite al dettaglio di ieri pomeriggio, decisamente inferiori alle attese, potrebbe far correggere il dollaro al ribasso.
Le notizie positive sul biglietto verde sono nei prezzi attuali così come quelle invece negative relative ad altre valute, euro in primis. Probabilmente si spiega così la reazione della moneta unica, oltre al classico principio del “buy on rumors and sell on news”, che dai minimi di 1.1220 si è ripresa ritornando a ridosso di 1.1300. Medesime reazioni per le altre valute, specie le oceaniche, che sembravano affondare sotto i colpi della divisa Usa e poi si sono girate riprendendosi quasi l’1%, specie il dollaro neozelandese da 0.6700 a 0.6770. L’unico dollaro rimasto realmente sui massimi è il UsdJpy che dai livelli di 113.60-70 ha toccato un massimo a 114.28 per poi consolidare in quest’area.
Ora per la Fed si apre un periodo nel quale non può sbagliare, perché se da qui in avanti la congiuntura e gli aggregati macro non dovessero evidenziare la robustezza e forza che l’autorità monetaria ha previsto per i prossimi mesi, si aprirebbe uno squarcio nella credibilità dell’Istituto centrale, che farebbe molta fatica a tornare sui suoi passi e ridare liquidità ai mercati. Questo è un ragionamento che non può essere escluso dopo tanta determinazione nel sostenere certe intenzioni. Ed ora la palla passa in mano alla Bank of England e alla Bce, oggi attese entrambe, a distanza di meno di un’ora l’una dall’altra, alle decisioni sui tassi. Le attese sono per un nulla di fatto per entrambe, ma i numeri sull’inflazione inglese usciti ieri, e superiori alle attese, a +5.1% nel dato generale su base annua e +4% nel dato core, lasciano pensare anche ad una possibile sorpresa da parte delle autorità monetarie britanniche.
Per quanto riguarda la Bce, non c’è molto da dire se non che il Pepp si concluderà a metà febbraio quindi siamo già davanti ad un programma di riduzione degli acquisti di titoli, ma sarà comunque interessante ascoltare e capire come Miss Lagarde saprà destreggiarsi di fronte alle richieste incessanti della Germania di rialzare il costo del denaro in ragione di una inflazione tedesca che è più alta di quella inglese su base annuale, ovvero al 5.2%. Il problema è che la Francia ha una inflazione al 2.8% e l’Italia al 3.8%, probabilmente non sufficienti per il board della Bce per alzare il costo del denaro. E qui rischiano di riemergere le contraddizioni europee dato che in questo momento è evidente che paesi diversi avrebbero bisogno di tassi diversi.
Sul fronte delle price action, il mercato diventa interessante, anche se l’azionario intravede il rally di natale. Neppure la prospettiva di tre rialzi dei tassi nel 2022 infatti è riuscita a far scendere i listini Usa.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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