Sono ormai trascorsi due mesi dall’inizio dell’anno ed ancora non sappiamo quale sia il tema che caratterizzerà questo 2019. Sarà un altro anno di forza del biglietto verde, oppure sarà l’anno della sua caduta? Oppure ancora sarà il tempo di un aumento dell’avversione al rischio generalizzata a causa del probabile rallentamento globale che potrebbe sfociare in hard landing e recessione? Sarà forse il tempo quindi della caduta dei listini americani e conseguente rafforzamento dello Jpy e dell’oro? Oppure saremo destinati a vedere nuovi e ripetuti massimi dei listini in mezzo ad una ripartenza globale generata da nuovi Qe messi in atto da alcune banche centrali? Dove investire nel 2019?
È difficile rispondere a queste domande in modo univoco perché le correlazioni, in questo ultimo periodo, paiono leggermente fuori linea rispetto ai canoni tradizionali. Guardando semplicemente all’andamento dei grafici, osserviamo la ripresa dell’oro nel 2019, che per correlazione avrebbe dovuto mostrarci un dollaro in ribasso e così non è, per cui o mente uno dei due, oppure bisogna capire la ragione di questa decorrelazione temporanea di breve.
Di fatto quel che pare evidente è che vi sia una tensione latente legata ai tanti temi che generano incertezza, quali la Brexit, i colloqui Cina Usa sui dazi, i tentativi di denuclearizzazione Usa Corea del Nord, la congiuntura economica in evidente rallentamento ovunque tranne che forse negli Usa, in cui ancora non si vede, e dichiarazioni di banchieri centrali non improntate all’ottimismo. In mezzo a questa tensione però, i movimenti dei prezzi e dei mercati non paiono essere in linea con una generale avversione al rischio, in quanto per esempio il UsdJpy, il 2 gennaio, giorno del flash crash, tocco il livello di 104.86, mentre oggi, dopo due mesi esatti, ha fatto registrare il massimo di periodo a 111.73, ben il 7% più alto. Nello stesso periodo l’oro, che di fronte ad un dollaro in rialzo, avrebbe dovuto mollare la presa, e invece dal minimo di 1.277 del primo gennaio è salito fino a oltre 1.340 per correggere a 1.311 solo nelle ultime tre sedute.
Poi abbiamo il caso della sterlina, che si è prepotentemente ripresa dall’1.2434 del 2 gennaio, stesso giorno del flash crash, fino ad un massimo toccato mercoledì sera a 1.3353, quasi 10 figure che rappresentano circa l’8%. E per quale ragione? Si direbbe che la forza della sterlina avrebbe dovuto essere spinta dall’accordo sulla Brexit ed invece no, siamo ancora in alto mare, ma proprio queste incertezze persistenti, in assenza però di un no deal che sembra tutti vogliano evitare, contemporaneamente a dati migliori delle attese, ne hanno causato la ripresa.
Poi c’è l’EurUsd che in questi tre mesi è rimasto in trading range, incapace di rompere 1.1550 al rialzo e 1.1240 al ribasso, caratterizzato da un delta tasso che impedisce all’euro una ripartenza e ad una volontà americana di non rivalutare eccessivamente il biglietto verde.
Le oceaniche sono quelle che sono risultate le più volatili in ragione proprio della loro centralità al casus Usa Cina sui dazi, e hanno oscillato di circa un 8% al rialzo e un 3% di correzione ribassista, con situazioni alternate di euforia e depressione.
E i mercati azionari? Beh, quelli Usa vivono tutto meno che un crollo, in mezzo a moltissime analisi che li danno decisamente più bassi per fine anno, ma intanto il Dow Jones, in questi due mesi, è salito da 22.600 a 26.240 di massimo visto qualche giorno orsono. Per essere un mercato che ha il terrore della recessione non è male, chissà cosa accadrebbe se tornassimo a vedere una ripresa. Non molto diversa la situazione del Dax che nel periodo in oggetto, ha guadagnato circa 1.300 punti circa il 10%.
Questo il quadro cari amici, di non facile interpretazione, e verso il quale bisogna avere estrema prudenza, perché è proprio quando sono presenti queste condizioni, così variegate tra i diversi assets da investimento, che qualcosa può accadere. E non siamo comunque lontani da una direzione che i prezzi prenderanno, perché tutte le incertezze che oggi viviamo, prima o poi giungeranno ad una soluzione. Ma non azzardiamo previsioni, osserviamo il mercato e comportiamoci di conseguenza.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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