La settimana che va a cominciare potrebbe riservare qualche sorpresa, non tanto per i dati macro americani, che ancora hanno evidenziato una crescita del mercato del lavoro, seppur con qualche segnale di rallentamento di altri indicatori che fanno comunque pensare ad un futuro differente, ma soprattutto perché, altrove, questo rallentamento economico, ormai previsto dalla maggior parte degli analisti, potrebbe diventare realtà nelle settimane a venire. Tutto ciò, peraltro, in concomitanza con dei mercati azionari che fino a qualche tempo fa sembravano solo in leggera correzione ribassista, ma erano sempre pronti poi a recuperare il terreno perduto. Ora, qualcosa, va detto, sembra cambiare, nel senso che i listini, sembrano formare delle price action ribassiste con massimi e minimi decrescenti. Fino ad ora quindi, tutto quel che accadeva, come corollario al mercato, dalla guerra russo ucraina, alle difficoltà della supply chain, non pareva scalfire l’umore degli investitori perché tutto sommato l’azionario reggeva. Se ora cominciasse veramente a ripiegare al ribasso, siamo dell’idea che qualcosa cambierebbe anche sotto il profilo geopolitico oltre che economico, e potremmo attenderci anche delle sorprese al riguardo. Una su tutte, la fine della guerra.
Sul mercato dei cambi, la salita del dollaro dura ormai dal Maggio 2021, ovvero da un anno a questa parte, e ad ora non ha accennato ad alcuna correzione, e anzi in questo ultimo periodo ha accelerato in modo significativo, spinto dalla estrema fragilità dell’Euro in primis, ma anche della Sterlina, in ragione del fatto che queste due valute soffrono enormemente la vicinanza del conflitto dei paesi di riferimento, Europa e Gran Bretagna e per una economia che sembra non lontano dalla recessione, a causa delle sanzioni e di una inflazione esogena che colpisce soprattutto il vecchio continente, che con la Russia aveva rapporti privilegiati.
L’Euro non è lontano dai minimi del gennaio del 2017 a 1.0300, e un suo ulteriore deprezzamento diventa pericoloso per il fatto di importare ulteriore inflazione, senza che vi siano quei benefici che di solito accompagnano le svalutazioni, poiché il problema, questa volta, è l’aumento delle materie prime, ma aumentate non solo per la forza del dollaro, ma proprio a causa della scarsità dell’offerta rispetto alla domanda. Per questa ragione qualche rappresentante della Bce, tra cui Villeroy, venerdì ha dichiarato che la Bce sta monitorando il tasso di cambio, proprio in ragione delle conseguenza che la debolezza della moneta unica, in questa circostanza, porta con sé.
La sterlina vive la medesima condizione, senza peraltro che per ora dalla Boe emerga qualche preoccupazione. Anzi Bailey si è detto preoccupato della congiuntura economica, dopo i recenti dati negativi, alimentando ancor di più la caduta della valuta britannica, ormai sotto 1.2300.
Ma il dollaro spinge anche lo Jpy, che forse è l’unica che segue un percorso che sembra voluto, poiché la Boj ha bisogno di far crescere l’inflazione, ferma al palo all’1.2%, e sotto le aspettative, per cui quale miglior soluzione se non quella di lasciar deprezzare la propria moneta? 135 sembra il primo target e poi, chi vivrà vedrà.
Le oceaniche restano le meno volatili in questa fase, restando tutto sommato sotto controllo, in attesa che le rispettive banche centrali comincino a fare sul serio anch’esse sui tassi. Anche lo yuan ha ceduto il supporto con UsdCnh che ha rotto 6.66 e si appresta ad andare all’attacco di 6.82. E le riserve valutarie cinesi sono scese di ben 68 miliardi di dollari ad aprile per evitare un eccessivo rafforzamento del biglietto verde, senza successo peraltro. Le riserve sono di fatto scese a 3.133 miliardi di dollari.
La settimana, tra l’altro, sul fronte dati, è intrigante perché avremo i numeri sull’inflazione Usa, attesa in leggero calo, sia sul dato generale che sul dato core, ma insieme, saranno pubblicate anche le trimestrali di molte società statunitensi che potrebbero far tornare l’azionario sotto la lente. Attenzione anche al Pil inglese, e alla bilancia commerciale britannica, mentre per il vecchio continente, vedremo se saranno confermati i brutti dati della settimana scorsa in Germania. Sarà un’altra settimana di passione per Euro e Sterlina? Lo scopriremo prestissimo.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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