Il tema del 2019 sembra essere uno solo: Risk on contro risk off, in un mercato in attesa spasmodica di buone notizie sull’unica vera questione fondamentale su cui ora si concentrano gli interessi degli analisi, e soprattutto degli investitori, ovvero la disputa tra Wahsington e Pechino sui dazi doganali. È la grande partita che di fatto poi si trasforma in geopolitica e costringerà forse il mondo a dividersi ancora in due parti, chi deciderà di stare con la Cina e chi con gli Usa. Per troppo tempo si è infatti permesso ai cinesi di fare il bello e cattivo tempo sui mercati ma non solo, senza pensare che il gigante asiatico fosse in prossimità di raggiungere o superare l’altra grande potenza rimasta, gli Usa, ed ora con l’avvento di Trump, la partita si è spostata su questo fronte e tutte le altre questioni sul tavolo, dal Venezuela, al Messico, o ai problemi del terrorismo islamico, ai rapporti con l’Iran o ancora quelli con la Corea del Nord, in confronto, sono il nulla.
Ecco il vero tema del 2019 quindi, i rapporti tra questi due paesi, prima considerati amici, ora in realtà sull’orlo di uno scontro commerciale senza precedenti.
Il Presidente americano ieri si è dichiarato ottimista sulla riuscita dell’accordo cosi come il Ministro del Tesoro Mnuchin che ha ribadito che i progressi nei colloqui sono evidenti e c’è attesa per l’incontro della prossima settimana che dovrà anche discutere della debolezza dello Yuan, tornato in area 6.80 sul biglietto verde. Il Segretario al Commercio statunitense, Ross, ieri aveva gelato i mercati affermando che i due paesi sarebbero miglia e miglia lontani rispetto alla riuscita dell’accordo, anche se ha poi corretto il tiro affermando che vi sono buone possibilità di un raggiungimento dell’accordo stesso. Come dice Forchielli, profondo conoscitore dei mercati asiatici, tale agreement alla fine sarà raggiunto e trovato solo su poche questioni fondamentali e soprattutto pochi prodotti commerciali, soia, acciaio e poco altro, mentre le questioni rilevanti, quelle della proprietà intellettuali o dell’intelligenza artificiale che poi hanno ricadute enormi su quelle militari e di supremazia tecnologica, rimarranno fondamentalmente irrisolte.
Ci sentiamo in linea con questa analisi, che ha degli effetti evidenti sul nostro mercato, quello dei cambi, in cui ad essere penalizzate, sono soprattutto le valute oceaniche, Aud in testa, senza però dimenticare Cad e Nzd. Fino a quando non sarà trovato un qualsiasi accordo, la pressione su queste divise resterà forte, soprattutto sul dollaro australiano, che ieri ha rotto anche 0,7100, testando i minimi in area 0,7075 stanotte. Tecnicamente siamo ancora in fase di accumulazione di medio termine e questo drop sembra più che altro, ancora, una correzione di un più ampio movimento rialzista e che potrebbe spingere i prezzi in area 0,7500 nel medio termine. Ovvio che, allo stato attuale, questo movimento sarà possibile solo in caso di buone notizie provenienti dai tavoli delle discussioni sui dazi.
Per quanto riguarda il dollaro canadese, per ora resta debole, soprattutto sulla divisa Usa, che ha rotto 1,3300 testando 1,3360 65 area. Anche in questo caso, per ora è un pullback di un più ampio movimento ribassista iniziato questo mese e che ha portato i prezzi dai massimi di 1,3670 ai minimi del 9 gennaio a 1,3180. Vedremo quanto andrà avanti questa correzione e soprattutto se si tratterà veramente solo di un pullback e non di una ripartenza del trend di lungo termine, ancora rialzista.
Sulle altre valute, segnaliamo la caduta dell’euro, che, spinta al ribasso dalle dichiarazioni di Draghi, e nonostante il nulla di fatto, scontato sui tassi, si è fatto un giro sotto 1,1300 ieri sera, tornando ora in area 1,1320. Draghi dovish soprattutto sul rallentamento economico in atto, con l’euro strutturalmente debole, per fortuna aggiungiamo noi, perché solo l’euro debole può aiutare un minimo di convergenza in un vecchio continente quanto mai diviso sulle questioni dirimenti, economiche e politiche.
La sterlina invece sale ed ha raggiunto quota 1,3135 40 area, appena prima del livello di resistenza posto a 1,3180 anche se il livello cruciale da osservare sembra essere a 1,3290 00. In quelle aree, sarà interessare provare qualche short per qualche correzione probabilmente dovuta dopo la saluta impulsiva degli ultimi giorni, quasi 500 pips dal 15 gennaio, giorno della sfiducia votata al Governo da parte del Parlamento. Gli ultimi rialzi sembra siano dovuti al fatto che il Partito Unionista sarebbe pronto a sostenere il piano B del Governo anche se non vi sono conferme a questa voce, almeno per ora. EurGbp sul supporto di medio termine, ma pronto a romperlo per un target posto a 0,8300.
Saverio Berlinzani per ActivTrades.
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Profilo dell’analista
Saverio Berlinzani
Nel 1989 inizia il suo percorso lavorativo nel mercato valutario come spot trader per il Banco Lariano. Dal ’91 per la Banque San Paolo di Parigi come trader su lira e franco francese. Dal ‘92 presso il Banco Lariano di Milano spot trader su tutte le valute SME. Dal ’95 per Swiss Bank Corporation capo cambista – Lugano, Ginevra, Londra.
In questi anni, oltre alla specializzazione sul mercato dello spot come market maker, ha sviluppato conoscenze del mercato dei derivati come trader di posizionamento per l’Istituto (Opzioni vanilla ed esotiche), nonché conoscenza diretta delle valute legate ai paesi emergenti (carry trades).
Dal ’98 è rientrato in Italia come Libero professionista in qualità di Consulente Finanziario e Patrimoniale – Presidente e socio fondatore di una società broker in forex. Dal 2009 ad oggi, trader indipendente nel mercato valutario fondatore del sito www.saveforex.it, community di traders con cui condivide quotidianamente in tempo reale la sua operatività forex attraverso una chat e un webinar live.
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