4 Giugno, 2023
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    Dove InvestirePortafoglio di investimento la gestione delle risorse

    Portafoglio di investimento la gestione delle risorse

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    La pianificazione finanziaria per molti non viene considerata importante perché troppo difficile. La scarsa educazione finanziaria e la mancanza di logica e di pianificazione rendono difficile il traguardo di una stabilità per il nostro futuro. Una corretta gestione delle risorse potrà essere utile nei momenti di difficoltà e potrà migliorare il nostro avvenire.

    Prima di pensare alla creazione di un portafoglio dovrei pianificare le risorse di cui si dispone per la mia stabilità finanziaria, rendendo la vita meno stressata.

    L’acquisto di una casa, la formazione di una famiglia, la previsione di aprire un’attività dovrebbero condizionare la gestione del proprio capitale.
    La gestione delle risorse in nostro possesso e di quelle che prevediamo di disporre dovrebbero essere fatte con la logica del buon padre di famiglia. Infatti, prima di pensare al profitto, dovi considerare la vita di tutti i giorni: fare la spesa, pagare le bollette, la rata di un mutuo o di un finanziamento e ad eventuali imprevisti.

    La ricerca del profitto tutto e subito può diventare un fallimento nella gestione delle risorse. Se per affrontare una spesa improvvisa sono costretto a disinvestire i capitali destinati al futuro dei figli, un titolo a rendimento garantito a scadenza futura attualmente in perdita, saltare delle rate di finanziamenti o mutui in corso, probabilmente ho gestito male la liquidità di cui disponevo.

    Se dovesse mancare lo stipendio o la mia fonte di reddito abituale dovrei avere la disponibilità liquida per almeno tre mesi senza intaccare altre risorse.

    In una famiglia bisogna pensare anche al futuro dei figli, che dovranno essere sostenuti almeno fino al termine degli studi e durante l’inserimento nel mondo del lavoro, ormai sempre più posticipato. Dovrai pertanto destinare una parte del mio reddito a piani mirati che possono contenere anche un’assicurazione sulla vita.

    Con dei progetti importanti da realizzare, come l’acquisto della casa o l’apertura di un’impresa, dovrai creare un portafoglio molto liquido e con profilo di rischio basso. Investire in titoli di stato americani, considerati come un simbolo di sicurezza e liquidità, potrebbe causare ingenti perdite se il dollaro dovesse deprezzarsi nei confronti dell’euro.

    Dovrai pensare pure alla pensione, integrandola se il calcolo non sarà sufficiente a mantenere un tenore di vita accettabile, quando arriverà il momento di ritirarti.
    Finalmente realizzati tutti i progetti (comprata la casa, sistemati i figli, accantonato qualcosa per la pensione, pagato IMU TASI TARSU ACI IRPEF IVA), puoi pensare alla costituzione di un portafoglio.

    La creazione e il mantenimento di un portafoglio sono attività complesse e difficili da gestire, soprattutto dal punto di vista emozionale.
    Farlo da soli richiede tempo, dedizione, disciplina e autocontrollo. Diventare esperti in materia finanziaria, non è detto che faccia ottenere delle performance migliori, anzi…
    La consulenza di un professionista, invece, è più delle volte la scelta più intelligente e meno dispendiosa in termini di tempo.

    Una volta individuato il consulente al quale affidare il capitale da gestire, dovrai controllare se risulta iscritto a un albo di categoria e informarmi se ha avuto segnalazioni negative in passato.
    La fiducia nel consulente però può venir meno a causa di una perdita inaspettata: la ricerca di un maggior profitto non ci fa considerare in modo adeguato tutti i rischi elencati dal professionista e anche se c’è stato un crollo generale dei mercati, una perdita è sempre male accetta e la colpa ricade sempre su chi ci ha suggerito l’investimento.

    C’è anche il rischio che il consulente non si comporti in maniera corretta: non diversifica il portafoglio e lo concentra in prodotti focalizzati alle proprie provvigioni, senza considerare gli interessi del cliente; non tiene conto del grado di rischio accettato dal cliente; è poco disponibile e non sempre rintracciabile. Soluzione: cambiare professionista!

    Senza indicare quale sia il miglior portafoglio da costituire, che muta nel tempo di continuo, vorrei introdurre e spiegare gli strumenti più usati e le principali differenze tra prodotti all’apparenza similari.
    Buona regola è leggere sempre la scheda del prodotto finanziario che s’intende acquistare, che dovrebbe esplicare le principali caratteristiche e rischi associati.

    Titoli di stato

    Sono dei titoli di debito emessi da uno Stato, che offrono un rendimento stabilito all’emissione e a scadenza un rimborso del capitale normalmente vicino al prezzo di emissione.

    I principali rischi sono il fallimento dello Stato emittente e la liquidazione (vendita) anticipata del titolo, che dipende dal valore di mercato in quel momento, dallo spread denaro lettera (ask bid), e dalla liquidità del titolo nel mercato dove viene trattato (scambiato).

    I titoli di Stato sono generalmente molto liquidi con spread limitati, inoltre al prezzo nel momento della vendita, è normalmente compreso un premio: gli interessi maturati dal giorno del mio acquisto al momento della vendita. Al prezzo in quel momento prezzo corso secco, va aggiunto il rateo interessi maturato dall’ultimo stacco di cedola. Quindi, se il corso secco non varia di molto in un determinato periodo di possesso del titolo, ottengo nel momento della vendita, un rateo di interessi senza dover aspettare lo stacco della cedola.

    In caso di fallimento (default) dello Stato emittente, il titolo può subire un taglio del valore nominale, e/o un posticipo della scadenza con una perdita per l’investitore che può essere superiore al 70%.  Ai titoli di Stato sono associati dei rating (giudizi), che ne classificano il rischio default.

    Negli strumenti finanziari a reddito fisso, i titoli di Stato sono in cima alla classifica perché hanno meno rischi impliciti a parità di rendimento.

    Obbligazioni bancarie e societarie

    Sono titoli di debito emesse dalle banche o società per azioni. Generalmente pagano delle cedole periodiche e sono rimborsate alla scadenza al valore riportato sulla scheda tecnica. Si possono classificare in base al livello di rischio e solvibilità in diverse categorie (senior, garantite, corporate, unsecured, subordinate, etc.).
    Data l’elevata diversità e specificità delle obbligazioni bancarie e societarie è necessario leggere la scheda dello strumento e valutare se il rendimento offerto, compensa il maggior rischio rispetto a un titolo di Stato.

    I principali rischi sono il fallimento dell’emittente o società, la scarsa liquidità del titolo che può renderne difficile la vendita anche in un mercato regolamentato (alcune non sono trattate in un mercato ma gestite dalla banca stessa con regolamenti interni), lo spread denaro lettera.

    Con il fallimento dell’emittente, l’evento peggiore che può accadere è la perdita di una parte o la totalità del capitale. In altri casi, può esserci la possibilità della conversione dell’obbligazione in azioni dello stesso emittente (obbligazioni convertibili). Anche le obbligazioni sono soggette a rating, in base al quale si evidenzia il livello di rischio default dell’emittente o società associata.

    Contenendo maggiori rischi rispetto a un titolo di Stato con rating equivalente, l’obbligazione dovrebbe garantire una cedola più elevata e acquistata solo se la mia propensione al rischio è più elevata. Ci sono comunque delle obbligazioni societarie che essendo considerate dal mercato più sicure del debito dello Stato di appartenenza offrono rendimenti inferiori.

    Con i regolamenti europei entrati in vigore da Gennaio 2016, nel caso di insolvenza dell’emittente, con similitudini al diritto fallimentare si è definito il principio del “bail in”. In parole povere si è definita una classifica dove i primi investimenti ad essere azzerati sono le azioni, seguite dalle obbligazioni subordinate, le obbligazioni unsecured e senior e a seguire i depositi di importo superiore ai 100000 euro.

    Azioni

    Le azioni sono titoli emessi dalle società per azioni (SPA), che rappresentano le quote di proprietà della società. Possono essere con o senza diritto di voto in assemblea, ordinarie, privilegiate, di risparmio. Chi possiede la maggioranza delle azioni di solito dirige la società e ne determina i progetti e le scelte future. Se la società produce utili, può decidere la distribuzione di un dividendo ai soci (possessori di azioni).

    Il valore di un’azione è condizionato da molte variabili e spesso non segue una logica. In teoria dovrebbe avvicinarsi a un multiplo degli utili in corso e/o previsti per il futuro.

    Il principale rischio dell’investimento in azioni è il fallimento della società. In caso di fallimento, i possessori di azioni sono spesso gli ultimi titolari di diritti sul capitale che resta al momento della liquidazione.
    Ovviamente il rischio di perdita di valore dell’azione resta elevato per svariate motivazioni (es. profit warning, trend negativo del mercato, news, aumenti di capitale,…). Nonostante i fondamentali della società possano essere positivi e il rapporto prezzo utile non elevato, in un mercato negativo l’azione può perdere valore lo stesso.

    Fondi comuni

    I fondi comuni d’investimento sono istituti d’intermediazione finanziaria (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio, OICR), che utilizzano strumenti finanziari detti “quote di fondi d’investimento” e che raccolgono il denaro di risparmiatori i quali affidano la gestione dei propri risparmi a società di gestione del risparmio (SGR), con personalità giuridica e capitale distinte da quelli del fondo, allo scopo di investire i capitali sul mercato mobiliare diversificando l’investimento e riducendo il rischio, rispetto all’investimento diretto in azioni e/o obbligazioni di una singola società e/o in un singolo settore. La banca depositaria custodisce materialmente i titoli del fondo e ne tiene in cassa le disponibilità liquide. Le banche hanno inoltre un ruolo di controllo sulla legittimità delle attività del fondo in conformità a quanto prescritto dalle norme della Banca d’Italia e dal regolamento del fondo stesso.

    I fondi comuni possono essere aperti o chiusi:
    – un fondo comune è di tipo aperto quando i partecipanti hanno diritto di chiedere, in qualsiasi tempo (a volte con penali per l’uscita anticipata), il rimborso delle quote secondo le modalità previste dalle regole di funzionamento del fondo;
    – si dice che il fondo è di tipo chiuso quando il diritto al rimborso delle quote viene riconosciuto ai partecipanti solo a scadenze predeterminate.

    Possono inoltre distinguersi in fondi mobiliari (investono in diversi strumenti finanziari come azioni, obbligazioni, commodities,…) o immobiliari.

    L’investimento in fondi comuni comporta commissioni in ingresso e uscita dal fondo e talvolta commissioni per extra-performance.

    I fondi comuni possono essere armonizzati o non armonizzati (i prodotti finanziari non armonizzati generalmente sono in valuta diversa o trattati in mercati extraeuropei). Se non armonizzati devono essere inseriti nella dichiarazione dei redditi.

    Doveinvestire
    Doveinvestire
    Amministratore e CEO del portale www.doveinvestire.com, Simone Mordenti è anche analista finanziario, trader con oltre 20 anni di esperienza. Classe 1974, si avvicina al mondo del trading, ed in particolare agli investimenti su indici di borsa e azioni, grazie all’affiancamento di esperti del settore. Una forte passione per le scienze statistiche e l’analisi tecnica sui mercati finanziari, da diversi anni si occupa di giornalismo finanziario in diversi portali del settore, in veste di analista tecnico e trading advisor.
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