3 Dicembre, 2025
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    Dove InvestireCosa Aspettarsi Davvero dai Mercati a Dicembre e Dove Investire nel 2026?

    Cosa Aspettarsi Davvero dai Mercati a Dicembre e Dove Investire nel 2026?

    Gli ultimi giorni del 2025 potrebbero ribaltare le aspettative dei mercati globali.Scopri cosa potrebbe accadere a dicembre e quali mosse preparare per iniziare il 2026 nel modo più efficace.

    Cosa Aspettarsi Davvero dai Mercati a Dicembre e Dove Investire nel 2026?

    Il mese di dicembre è spesso associato al classico Santa Claus Rally, a una volatilità in calo e a un clima di relativa calma sui listini.Tuttavia, i mercati oggi stanno mostrando dinamiche che rendono questo finale di anno molto meno scontato rispetto al passato. Tra politica monetaria incerta, valutazioni elevate in alcuni segmenti e una rivoluzione tecnologica legata all’intelligenza artificiale che continua a ridisegnare l’azionario globale, l’idea di un “dicembre tranquillo” appare riduttiva.

    Questo articolo analizza la stagionalità dicembre, il comportamento dell'indice S&P 500, la dinamica del VIX, il ruolo della Federal Reserve e le aree su cui concentrarsi per costruire un solido outlook 2026.L ’obiettivo è fornire spunti concreti su dove investire tra fine anno e l’inizio del nuovo ciclo, con particolare attenzione alle opportunità per chi desidera investire senza ignorare i rischi di breve periodo.

    La stagionalità di dicembre: cosa dicono davvero i dati storici

    La stagionalità dicembre è uno dei temi più studiati dagli investitori di medio-lungo periodo. Se si osservano i rendimenti mensili dello S&P 500 dal 1990, emerge un quadro chiaro: settembre tende a essere il mese più debole, novembre risulta spesso il migliore e dicembre chiude in positivo circa l’80% delle volte.

    Utilizzando la mediana dei rendimenti, dicembre si colloca nella fascia alta dell’anno, con una tendenza moderatamente rialzista che supporta la narrazione del Santa Claus Rally. Va però sottolineato che la storia non va letta in modo meccanico, perché il contesto macroeconomico e valutativo può cambiare radicalmente il quadro.

    Due modelli storici a confronto

    Gli analisti che lavorano sui pattern stagionali hanno messo in evidenza due mappe significative:

    • Un modello costruito sulla mediana dei rendimenti dal 1990, aggiornato giorno per giorno, che mostra una progressione lenta ma costante verso la fine dell’anno, coerente con la tendenza storica dei mercati di dicembre.
    • Un modello più lungo, dal 1928, che considera solo gli anni in cui il calendario (giorni della settimana e date) coincide con l’anno in corso.Nel secondo modello, spesso più aderente agli ultimi cicli, la sequenza tipica prevede una forte salita fino alla fine di novembre, una fase di consolidamento o lieve correzione nella prima metà di dicembre e un recupero con nuovi massimi nella seconda parte del mese.

    Applicato ai mercati di oggi, questo schema suggerisce un dicembre diviso in due tempi, con una parte iniziale più nervosa e un potenziale recupero in chiusura d’anno, se i catalizzatori lo consentono.

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    Santa Claus Rally: definizione corretta e cosa aspettarsi nel 2025

    Molti investitori pensano che il Santa Claus Rally coincida con l’intero mese di dicembre, ma tecnicamente la definizione è più precisa:

    Il Santa Claus Rally è composto dagli ultimi cinque giorni di borsa aperta dell’anno e dai primi due del nuovo anno.

    Si tratta, quindi, di un frammento temporale molto specifico, spesso legato a flussi tecnici, ricoperture, ribilanciamenti istituzionali e ingressi di capitale fresco.

    Storicamente, quando questo mini-rally manca, l’anno successivo tende a essere più difficile sul piano dei rendimenti e del sentiment. Nel contesto dei mercati di oggi, l’attenzione sul comportamento di queste sette sedute è particolarmente elevata, complice la combinazione tra valutazioni alte su alcuni titoli e aspettative di taglio dei tassi non scontate al 100%.

    Volatilità, VIX e mercato delle opzioni: segnali da non ignorare

    Un altro tassello fondamentale per comprendere la fine dell’anno è l’andamento della volatilità implicita. Dal 1990, la curva media del VIX mostra un picco in ottobre e una discesa graduale verso dicembre, coerente con l’idea di attività ridotta e minori shock di mercato.

    Nel 2025, però, la situazione è meno lineare. Il VIX ha evidenziato uno spike marcato in corrispondenza di eventi geopolitici e macro, ulteriori rialzi in ottobre e nelle settimane successive, seppur meno violenti, e un aumento della domanda di opzioni difensive, segno che gli operatori istituzionali prendono sul serio il rischio di correzioni improvvise.

    Il mercato delle opzioni evidenzia anche un altro fenomeno.Nei mesi passati il rischio percepito non era solo verso il basso.Molti investitori hanno temuto di restare tagliati fuori dai rialzi dei mercati, acquistando call e accentuando i cosiddetti movimenti impulsivi al rialzo legati a FOMO e obbligo di rimanere in linea con i benchmark.

    Ora si intravede una normalizzazione, con maggiore attenzione alla coda sinistra (rischio di ribasso) e una crescita della richiesta di protezioni strutturate in vista del nuovo anno.

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    Fed, tassi e impatto sull’outlook 2026

    La Federal Reserve resta il principale fattore di incertezza per l’azionario globale. La probabilità di un taglio dei tassi a dicembre è salita in poche sedute a circa il 70%, dopo essere stata sensibilmente più bassa. Questa oscillazione segnala un mercato molto sensibile al cambiamento di narrativa monetaria.

    Gli strategist sottolineano un punto chiave: il mercato vuole un taglio, ma non è detto che necessiti di un taglio per proseguire il trend rialzista.

    Se la Fed dovesse decidere di non intervenire a dicembre, è plausibile una reazione negativa di breve; eventuali ribassi potrebbero essere utilizzati dai gestori come occasione per rientrare su titoli di qualità, mentre il vero impatto sull’outlook 2026 dipenderà dal messaggio sulla traiettoria futura e non solo dalla singola decisione.

    Per chi investe con orizzonte pluriennale, la chiave è valutare come si posizionano i settori rispetto a tassi stabili o in graduale discesa, evitando di farsi guidare solo dalla reazione istintiva alle singole riunioni della banca centrale.

    Investire in AI: tra euforia e ciclo strutturale

    Una parte centrale del dibattito su dove investire riguarda la tecnologia e l’intelligenza artificiale. Molti commentatori parlano di potenziale bolla, ma diversi analisti di lungo corso mettono l’accento su alcuni numeri rilevanti per l’orizzonte degli investimenti:

    Soltanto una piccola percentuale delle aziende statunitensi ha avviato un’adozione significativa dell’IA, e a livello globale la penetrazione è ancora più contenuta. La domanda di chip per data center AI continua a superare l’offerta e le stime sugli investimenti complessivi in infrastrutture AI nei prossimi anni sono dell’ordine di migliaia di miliardi di dollari.

    Per questo motivo, chi analizza il settore ritiene che sia ancora presto per parlare di ciclo maturo. L’IA viene interpretata come una vera trasformazione industriale, con infrastrutture, software e nuovi modelli di business che richiederanno investimenti per anni.

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    Nvidia, Palantir, Tesla: tre casi simbolo

    Nel perimetro investire in AI spiccano tre nomi che spesso attirano l’attenzione degli investitori:

    Nvidia è considerata il motore della rivoluzione AI, grazie a una combinazione di chip, piattaforme software e ecosistema sviluppatori difficilmente replicabile.Le stime sugli utili futuri vengono frequentemente riviste al rialzo e la domanda continua a superare l’offerta.

    Palantir è spesso citata come riferimento per le applicazioni AI ad alto valore aggiunto, con casi d’uso concreti sia nella difesa sia nel settore privato.Il potenziale di crescita degli ordini commerciali è elevato, se i progetti pilota verranno scalati in modo sistematico.

    Tesla è sempre più interpretata come società di tecnologia e non solo automotive, con i prossimi capitoli di crescita legati a robotaxi, guida autonoma avanzata e “physical AI” applicata a veicoli e robotica.

    Per un investitore italiano, investire in AI non significa solo puntare su questi tre nomi, ma comprendere che il tema si estende a una filiera molto ampia.

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    L’ecosistema AI: data center, utilities, nucleare e infrastrutture

    Chi valuta dove investire nel quadro dell’outlook 2026 dovrebbe osservare non solo i titoli più noti, ma anche l’ecosistema che rende possibile l’IA:

    Società che forniscono soluzioni di raffreddamento e gestione dei data center, utilities impegnate a garantire energia continua e affidabile a strutture energivore, player legati al ritorno dell’energia nucleare, inclusi progetti su piccoli reattori modulari, rappresentano tasselli chiave di questo scenario.

    Questi segmenti consentono di esporsi alla crescita dell’IA in modo più diversificato, sfruttando valutazioni spesso meno tirate rispetto ai nomi più visibili.Rientrano a pieno titolo nella domanda chiave di fine anno: dove investire per intercettare un trend strutturale minimizzando il rischio di sovrapagare gli utili futuri.

    Value stock, dividendi e rischio di cadere nelle value trap

    Accanto al tema AI, i mercati oggi stanno presentando una “corsia sconti” fatta di value stock che quotano a multipli inferiori rispetto alla propria storia o al mercato.Un titolo value autentico può presentare un rapporto prezzo/utili contenuto, un dividendo interessante e flussi di cassa ancora solidi.

    Il problema sorge quando il prezzo è basso perché il business si sta deteriorando. In quel caso si parla di value trap.

    Esempi ricorrenti sono grandi società farmaceutiche con dividendi elevati ma pipeline sotto pressione, oppure case automobilistiche cicliche con generosi yield ma utili in calo e settori in transizione, come l’auto elettrica ancora poco profittevole.

    Chi considera l’outlook 2026 deve distinguere con cura tra rendimento da dividendo sostenibile e dividendo mantenuto a fatica in attesa di un taglio inevitabile. L’uso di metriche come PEG, crescita degli utili e prospettive di settore aiuta a evitare di scambiare un apparente affare per un problema strutturale camuffato da saldo.

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    Strategia operativa: come preparare il portafoglio al 2026

    La combinazione tra stagionalità dicembre, volatilità in movimento e dibattito su AI suggerisce un approccio disciplinato. Gli strategist più ascoltati convergono su alcuni punti operativi che possono guidare le decisioni degli investitori italiani.

    È utile ribilanciare i portafogli, riducendo l’esposizione eccessiva a segmenti che hanno corso molto e aumentando quella verso aree rimaste indietro ma con fondamentali solidi.Va rafforzata la componente obbligazionaria di qualità, sfruttando rendimenti interessanti su emissioni investment grade e mantenendo un profilo di rischio credito prudente.

    Conviene diversificare il tema investire in AI tra titoli core, come le grandi società tecnologiche, e infrastrutture correlate, includendo data center, utilities e difesa.Per gli investitori italiani, la domanda centrale su dove investire tra la fine del 2025 e l’outlook 2026 non ha una risposta unica, ma richiede un mix di esposizione ai megatrend strutturali, attenzione alle valutazioni e gestione rigorosa del rischio di coda, sia al rialzo sia al ribasso.

    In sintesi: come affrontare i mercati di dicembre e il 2026

    Dicembre non è solo un mese “stagionale”, ma il crocevia in cui i mercati incorporano le aspettative su crescita, tassi, utili e tecnologia.La probabilità di un Santa Claus Rally resta concreta, ma non garantita, e il peso delle decisioni della Fed, dell’andamento dell’AI e del posizionamento degli investitori rende il quadro più sfumato rispetto a molti cicli passati.

    Per chi pianifica il proprio outlook 2026, la priorità è costruire un portafoglio capace di partecipare alla crescita dell’IA, sfruttare le opportunità nelle value stock di qualità e proteggere il capitale in caso di sorprese negative sui tassi o sugli utili.

    L’obiettivo non è indovinare il movimento di dicembre, ma impostare una strategia coerente su dove investire nei prossimi anni, sfruttando le informazioni che questo finale di 2025 sta offrendo con chiarezza a chi sa leggerle.

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    Amministratore e CEO del portale www.doveinvestire.com, Simone Mordenti è anche analista finanziario, trader con oltre 25 anni di esperienza. Classe 1974, si avvicina al mondo del trading, ed in particolare agli investimenti su indici di borsa e azioni, grazie all’affiancamento di esperti del settore. Una forte passione per le scienze statistiche e l’analisi tecnica sui mercati finanziari, da diversi anni si occupa di giornalismo finanziario in diversi portali del settore, in veste di analista tecnico e trading advisor.
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