Dove Investire torna su un argomento molto sentito negli ultimi anni, oggi parliamo di fondi integrativi per la pensione, facendo chiarezza su cosa sono e cosa sapere per evitare rischi.
Il boom dei fondi integrativi sembra non aver fine, solo nel 2015 le richieste sono cresciute di oltre il 13 per cento e la domanda è ancora in crescita.
I fondi integrativi non sono chiari a molte persone, per qualcuno sono un’opportunità, per altri una fregatura.Quello che è certa è la grande incognita sulla tenuta dell’Inps, che in un paese sempre più anziano, crearsi un salvadanaio integrativo alla pensione non è una cattiva soluzione.
Per valutare se è giusto stipulare una previdenza complementare è necessario capire come funziona.
Nei fondi integrativi per la pensione il lavoratore versa, tramite il datore, le quote del Tfr, e se vuole il contributo a proprio carico a cui corrisponde quello del datore di lavoro. È possibile versare soltanto il Tfr e in tal caso l’azienda non ha l’obbligo di versare la propria quota. In questo modo cambia il sistema e in un certo senso anche la psicologia del lavoratore che, angosciato da continue riforme e da un futuro non tanto roseo, si rifugia in un’offerta che può essere interna alla sua azienda o in mano a banche e assicurazioni. Non per forza la prospettiva di un cambiamento della gestione dei contributi è negativa: il modello dei fondi pensione è già consolidato all’estero. Ma per chi invece è critico e vede più pericoli che benefici, è solo un passo in più verso la liquidazione del sistema previdenziale pubblico.
Ci sono dei rischi, quali possono essere?
I Fondi chiusi o aperti e Piani individuali previdenziali (Pip) sono tutti prodotti potenzialmente tossici con parecchie criticità evidenti. La prima cosa da sapere è l’assenza di trasparenza: il lavoratore non sa nel dettaglio in quali azioni e obbligazioni vengono investiti, non sa cosa sia stato comprato e venduto e a che prezzo. I fondi pensione possono avere quote di fondi comuni, anche esteri. Questa mancanza di trasparenza e le incertezze dei mercati finanziari che stiamo da anni vivendo, portano non poche preoccupazioni.
La normativa italiana fissa al 20% la quota di titoli dell’azienda, o del settore del lavoratore, che può essere acquistata dal fondo. Questo però non può proteggere il capitale da situazioni di crisi dei mercati, che può perdere parte del suo valore.