Il mese di ottobre si apre con un’accelerazione senza precedenti: Bitcoin supera i 120.000 dollari e torna in piena fase di price discovery. Ma cosa accade quando i venditori spariscono dal mercato e il testimone passa nelle mani delle grandi istituzioni finanziarie?
Ottobre esplosivo: Bitcoin torna a correre
Appena due giorni dall’inizio di ottobre, il prezzo del Bitcoin ha già sfondato il muro dei 120.000 dollari per moneta, avvicinandosi ai massimi storici con una rapidità sorprendente. Non si tratta di un movimento isolato, ma del risultato di mesi di accumulo, in cui vecchi investitori (“whales”) hanno venduto, mentre fondi e banche d’investimento hanno iniziato a comprare senza esitazioni.
Gli ETF spot su Bitcoin continuano ad assorbire liquidità: soltanto ieri hanno registrato flussi in entrata per 675 milioni di dollari, segnando il terzo giorno consecutivo di acquisti massicci. A questo si aggiungono le nuove previsioni delle grandi banche: JP Morgan stima un valore equo di 165.000 dollari, mentre Citibank ipotizza un target di 181.000 dollari come base, con uno scenario rialzista che spinge fino a 231.000 dollari nei prossimi dodici mesi.
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Dall’adozione retail a quella istituzionale
Un dato cruciale emerge: Bitcoin non è più percepito come un asset di nicchia, ma come un elemento inevitabile all’interno del sistema finanziario globale. Eric Trump, intervenuto su Fox Business, ha dichiarato che i grandi gruppi bancari come Fidelity, Schwab e Chase stanno aprendo all’acquisto diretto di Bitcoin, integrandolo nei propri servizi.
Trump ha spinto oltre, prevedendo un Bitcoin da un milione di dollari, sostenuto da una dinamica di adozione che non riguarda solo investitori privati, ma anche famiglie facoltose, grandi aziende e banche centrali. Questo passaggio rappresenta una svolta storica: non si parla più solo di speculazione, ma di integrazione strutturale.
Michael Saylor: le aziende non escludono gli individui, li arricchiscono
Uno dei timori ricorrenti riguarda il rischio che l’adozione istituzionale possa escludere i piccoli investitori. A questa obiezione ha risposto Michael Saylor, fondatore di MicroStrategy e tra i principali sostenitori di Bitcoin.
Secondo Saylor, le aziende non sottraggono spazio agli individui, anzi, rendono i primi investitori molto più ricchi. Quando le corporation accumulano miliardi in Bitcoin, alimentano il “volano” dell’economia legata alla criptovaluta, aumentando il valore della rete e innalzando costantemente il prezzo minimo.
L’aspetto decisivo è che le istituzioni acquistano in modo insensibile al prezzo: non cercano il “dip” perfetto, ma allocano capitali in cifre fisse, come 50 milioni o 500 milioni di dollari. Questo comportamento rafforza il mercato e lo rende più resiliente, trasformando ogni correzione in un’opportunità di ingresso.
Pavel Durov: Bitcoin come strumento di libertà
Anche Pavel Durov, fondatore di Telegram, ha raccontato la sua esperienza diretta. Investitore in Bitcoin fin dal 2013, ha vissuto sia la volatilità iniziale che la crescita esponenziale, mantenendo sempre la convinzione che Bitcoin rappresenti il vero denaro libero da censura.
Durov sottolinea come la criptovaluta sia l’unico asset che non può essere confiscato né manipolato da governi o banche centrali. Secondo lui, la corsa verso 1 milione di dollari per Bitcoin non è una questione di “se”, ma solo di “quando”, poiché l’offerta limitata della moneta digitale contrasta con la continua stampa di denaro fiat da parte dei governi.
Il significato del nuovo rally
Dal punto di vista tecnico, l’attuale fase non è una semplice ripresa ciclica. Gli ex venditori hanno lasciato spazio a compratori istituzionali con capitali quasi illimitati, eliminando gran parte della pressione ribassista.
Questo crea una dinamica unica: più aziende entrano, più diventa difficile per i governi fermare o ostacolare l’adozione di Bitcoin. Ogni corporate treasury, ogni ETF approvato e ogni banca che offre servizi crypto alimentano un ecosistema che rende Bitcoin più sicuro, più liquido e sempre più centrale nell’economia globale.
Il punto cruciale non è chiedersi se Bitcoin riscriverà la propria storia dei prezzi, ma quanto in alto potrà spingersi e con quale rapidità.
Considerazioni finali per gli investitori
Siamo di fronte a un momento storico: Bitcoin non è più una scommessa, ma un asset globale in fase di istituzionalizzazione. Per chi investe oggi, la vera domanda non riguarda tanto il breve periodo, quanto la capacità di mantenere la posizione mentre le grandi istituzioni continuano a rafforzare il mercato.
Chi aveva creduto in Bitcoin agli inizi si trova oggi a gestire un capitale moltiplicato. E la prospettiva di un Bitcoin a sette cifre non appare più utopia, ma un calcolo matematico basato su scarsità e crescente adozione.
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