Quali saranno le conseguenze dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca sulla moneta virtuale e sul suo valore?
Che il tycoon sia favorevole allo sviluppo di questa branca della finanza non è un mistero: in virtù delle sue posizioni sul tema, a due settimane dalle elezioni del 5 novembre, Bitcoin ha guadagnato oltre il 40%, avvicinandosi di molto alla soglia dei 100 mila dollari.
Perché? La politica finanziaria di Trump non sarà votata alla regolamentazione stretta delle criptovalute e i mercati non possono che beneficiare, almeno in prima battuta, di una notizia del genere.
L’esempio più significativo in questo senso si è avuto all’annuncio che Gary Gensler, presidente della Sec, organo di vigilanza dei mercati nordamericani, si dimetterà il giorno stesso dell’insediamento di Trump alla White House. A partire dal 20 gennaio, la rigida politica di regolamentazione finanziaria promossa fino ad oggi subirà un brusco stop: questo annuncio ha avuto l’effetto di portare la valuta virtuale da circa 97 mila dollari al massimo storico di 98,5 mila nel giro di un paio d’ore.
Da un lato, il posto di Gensler sarà ricoperto da qualcuno che si muoverà nettamente a favore di BitCoin, Ether, LiteCoin, Ripple e tutti gli altri gettoni virtuali; dall’altro, secondo alcune indiscrezioni molto vicine agli ambienti del 47° presidente degli Stati Uniti d’America, sembrerebbe che sia allo studio la creazione di un nuovo ruolo politico dedito esclusivamente alle criptovalute.
Elon Musk, ma non solo lui!
Quando si parla dell’imprenditore visionario, amministratore delegato di Tesla, è facile che il pensiero corra alla moneta virtuale: Musk e Trump non sono solo dei convinti sostenitori delle criptovalute, ma sono assolutamente certi che in un futuro molto prossimo i cittadini del mondo pagheranno parcheggio, caffè, pane e giornale con i BitCoin.
I due (parlare in termini di “binomio Trump-Musk”, dopo il più che generoso ed interessato contributo di Elon alla campagna presidenziale di Donald, è praticamente d’obbligo) sono in buona compagnia: Howard Lutnick è un miliardario, amministratore della Cantor Fitzgerald, attualmente a capo dell’ufficio incaricato di gestire la transizione tra il presidente uscente Biden e il neoeletto Trump; è soprattutto un grande sostenitore dell’oro digitale.
Il trio potrebbe lavorare alla creazione di una riserva strategica di criptovalute. Lo scopo? Ovviamente, quello di rendere gli USA la capitale mondiale del bitcoin. E a giudicare da come stanno andando le cose – nel giro di pochi giorni, la capitalizzazione della valuta virtuale ha raggiunto quota 1.810 miliardi di dollari, superando quindi quella dell’argento, fermo a 1.750 – gli investitori di moneta virtuale possono apparentemente dormire sonni tranquilli, almeno per ora.
Un ulteriore indizio in questo senso, lo danno i salti in avanti in borsa di Meta, Tesla, JP Morgan, Saudi Aramco e Berkshire Hathaway, aziende note per la loro propensione ai mercati digitali.
I detrattori non mancano, ovviamente, come coloro che insistono sul rischio che possa trattarsi di una bolla legata ad un entusiasmo immediato, i cui effetti potrebbero venire meno ancor prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca; o coloro che credono sarà difficile per il tycoon realizzare tutte le promesse fatte nei mesi di campagna elettorale.
Ma alcuni dati, come l’incremento nell’utilizzo delle criptovalute anche in Europa – per tradizione e storia, bisognosa di tempo per recepire le tendenze del mercato statunitense – farebbero ben sperare per una diffusione della moneta virtuale a livello globale: crescono i volumi di scambi in moneta virtuale; si diffondono gli investitori istituzionali e quelli retail; nei Casino online non AAMS si paga in criptovalute; i circuiti principali (Visa, Mastercard e Paypal) sono aperti agli scambi in valuta virtuale.
Il cambio di rotta di Trump e la passione per la valuta virtuale
Eppure, Trump non è sempre stato favorevole alle criptovalute. Anzi, nell’aprile 2019, il presidente aveva twittato di non essere «un fan dei bitcoin e di altre criptovalute, il cui valore è altamente volatile e basato sul nulla». Perché? «Le criptovalute non regolamentate possono facilitare comportamenti illeciti, incluso il commercio di droga e altre attività illegali».
Cos’è cambiato?
Nonostante il fallimento di quella che nel 2022 era considerata tra le principali piattaforme di exchange di token al mondo (Ftx), Trump si è probabilmente reso conto dell’irresistibile ascesa della moneta virtuale, al punto che una parte del suo patrimonio è ora investita in questo mercato.
The DeFiant Ones è una piattaforma che, dallo scorso agosto, lo stesso Trump ha messo sul mercato, anche se per ora i suoi confini non sono molto netti: organizzazione autonoma, moneta digitale, mercato di trading, …?
Nel frattempo, Trump ha investito 1,5 milioni di dollari in Ether, la criptovaluta dal maggiore valore capitalizzato dopo il BitCoin, a sua volta il settimo asset della finanza mondiale.
Insomma, Trump, al pari di Musk, ora crede nell’importanza che la moneta digitale potrà avere per sostenere la finanza americana e l’economia globale e per creare nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti.
E il parlamento americano, che dovrà ratificare le scelte del presidente, cosa ne pensa? Anche in questo caso, è sufficiente tornare indietro di un paio di settimane e arrivare a poche ore dopo l’ufficializzazione della vittoria di Trump, quando una senatrice repubblicana, Cinthia Lummis, si è affrettata ad annunciare una proposta di legge che possa appoggiare il governo nell’acquisto di un milione di criptovalute.
È solo l’inizio di un grande salto in avanti di questo settore del mercato finanziario: secondo Bernstein Research, entro il 2025, un gettone virtuale potrebbe più che raddoppiare il proprio valore, toccando quota 200 mila dollari!
Secondo il Financial Times Trump sarebbe in trattative private per acquisire il controllo di una piattaforma di scambio di criptovalute, la Bakkt, società con una capitalizzazione di 450 milioni di dollari a Wall Street e ricavi di circa 330 milioni.
Insomma, se gli interessi privati del neoeletto presidente (investimenti personali) e quelli dell’economia americana (attraverso lo sviluppo di stablecoin, criptovalute ancorate al dollaro) coincidono, allora c’è da credere che il futuro della valuta virtuale sarà di certo roseo.