
Negli ultimi mesi Bitcoin è tornato al centro dell’attenzione degli investitori: dopo aver registrato un nuovo massimo storico sopra quota 126.000 dollari nell’ottobre 2025, il prezzo ha avviato una discesa che ha superato il -25%, riportandosi sui livelli di aprile. Una dinamica che ha colto di sorpresa molti neofiti del mercato ma che, a ben vedere, rientra nel DNA di questo asset estremamente volatile.
Il punto cruciale per chi investe non è tanto la percentuale del ribasso, quanto la sua interpretazione: si tratta di una correzione fisiologica all’interno di un trend rialzista di lungo periodo, oppure siamo davanti all’inizio di una inversione ribassista più profonda?
Per rispondere, conviene analizzare la struttura del movimento, i livelli tecnici chiave, gli indicatori come l’RSI e il comportamento storico di Bitcoin nelle fasi di eccesso emotivo, sia al rialzo che al ribasso.
Chi si avvicina oggi a Bitcoin, oppure valuta se incrementare o ridurre l’esposizione, ha bisogno di una visione lucida, che metta in prospettiva questa discesa del 25% e la confronti con le fasi passate. Solo così è possibile capire se il mercato sta offrendo una opportunità di ingresso o se è il caso di prepararsi a scenari correttivi più complessi.
Il ribasso del 25% nel contesto del ciclo di Bitcoin
Dopo il record oltre 126.000 dollari, Bitcoin ha avviato un movimento discendente che lo ha spinto sotto area 90.000 dollari, sui minimi che non si vedevano da quasi sette mesi. In pratica, il prezzo si è riportato all’incirca sulla fascia di apertura dell’anno, attorno ai 94.000 dollari, cancellando in poche settimane i progressi accumulati nel corso del 2025.
Per valutare la portata di questa discesa è utile richiamare alcuni passaggi precedenti. A inizio 2025, ad esempio, Bitcoin era sceso da circa 109.000 a 74.000 dollari, con un drawdown nell’ordine del 25%.
Se facciamo ancora un passo indietro, il grande mercato ribassista 2021–2022 aveva visto la criptovaluta passare da 68.000 a 15.000 dollari, con una perdita superiore al 70%.
Questi numeri raccontano un aspetto fondamentale: Bitcoin è storicamente soggetto a oscillazioni estreme. Correzioni a doppia cifra non rappresentano un evento eccezionale, ma una componente strutturale del suo comportamento di mercato. Chi investe con un orizzonte temporale ampio deve tenere conto di questa caratteristica, e integrarla nella propria strategia di gestione del rischio.
Il trend di lungo periodo: struttura ancora rialzista
Osservando il grafico con l’occhio di un trend follower, la situazione assume contorni meno drammatici. Il movimento rialzista partito da settembre 2023 ha segnato numerosi minimi crescenti, configurando un trend di fondo ancora positivo. L’ultima gamba ascendente ha portato proprio al massimo storico di ottobre 2025.
La trendline dei due anni e i supporti chiave
Tracciando la trendline rialzista che unisce i principali minimi degli ultimi due anni, si ottiene un supporto dinamico che passa in area 85.000 dollari. Si tratta di una zona che, fino a questo momento, continua a rappresentare il primo baluardo difensivo del movimento rialzista.
Il livello davvero cruciale, però, si colloca poco più in basso: i 74.000 dollari, che corrispondono ai minimi del 2025. Questa fascia costituisce la linea di confine tra una semplice correzione all’interno del trend positivo e un potenziale cambio di scenario. Una violazione decisa e confermata di questo supporto aprirebbe la porta a un ribasso più esteso, con il rischio di trasformare il movimento attuale in qualcosa di più strutturale.
Fino a quando il prezzo resterà all’interno del corridoio compreso tra 74.000 e 85.000 dollari, il quadro di medio-lungo periodo potrà essere ancora interpretato come rialzista, anche se attraversato da fasi di volatilità che restano tutt’altro che trascurabili.
RSI in ipervenduto: cosa indica davvero l’indicatore
Un ulteriore elemento da considerare è l’andamento dell’RSI (Relative Strength Index), calcolato su 10 periodi. In questa fase, l’RSI segnala una condizione di ipervenduto, cioè una situazione in cui la pressione ribassista è stata così intensa da far “accelerare” il mercato oltre i livelli tipici di equilibrio.
L’ultima volta in cui si era verificata una situazione simile risaliva a febbraio, quando Bitcoin scambiava intorno a 91.500 dollari. Da lì il prezzo non aveva invertito immediatamente la rotta: la discesa era proseguita fino all’area dei 74.000 dollari, che poi si è dimostrata un supporto chiave.
Questo esempio sottolinea un punto essenziale per chi utilizza l’analisi tecnica: un RSI in ipervenduto non rappresenta un segnale automatico di rimbalzo, ma un avvertimento che il movimento ribassista potrebbe entrare in una fase di maturazione.
In altre parole, la probabilità di assistere a fasi di stabilizzazione o recupero cresce, pur senza fornire certezze sui tempi e sull’ampiezza del rimbalzo.
Breve periodo: sentiment fragile e logica “sell the rally”
Se si restringe l’orizzonte temporale al breve termine, il quadro rimane delicato. Il movimento partito dai massimi di ottobre ha costruito una struttura ribassista ben definita, nella quale i rimbalzi vengono progressivamente sfruttati dai trader come occasioni per alleggerire le posizioni lunghe o aprire posizioni corte.
In un contesto simile, la gestione operativa diventa cruciale. Chi lavora sul breve tende a mantenere un approccio prudente, continuando a seguire la logica “sell the rally” fino a quando non compaiono segnali tecnici chiari di esaurimento della spinta ribassista: ad esempio, una divergenza rialzista sull’RSI, una fase di consolidamento su un supporto chiave o una candlestick di inversione credibile su livelli importanti.
Per gli investitori con orizzonte più ampio, la priorità è invece valutare se il mercato stia offrendo un punto di ingresso favorevole. In questa prospettiva diventano determinanti il comportamento del prezzo in area 74.000–85.000 dollari e la capacità di Bitcoin di riconquistare gradualmente massimi e minimi crescenti nel medio periodo.
Considerazioni finali: correzione da studiare, non panico da seguire
La discesa di Bitcoin di oltre il 25% dopo i massimi storici può spaventare chi ha iniziato da poco a interessarsi alle criptovalute, ma rientra perfettamente nel profilo di volatilità che caratterizza questo asset da sempre. Il trend rialzista di lungo periodo non è stato ancora annullato e i livelli tecnici più sensibili, a partire dai 74.000 dollari, non sono stati violati in modo definitivo.
Per l’investitore paziente, questa fase rappresenta soprattutto un test emotivo: chi ha una strategia chiara e un orizzonte temporale coerente sa che le correzioni fanno parte del percorso, soprattutto in mercati a elevata volatilità. Chi, invece, ragiona solo sul brevissimo periodo rischia di farsi guidare dalla paura o dall’euforia, muovendosi in ritardo sia in fase di acquisto sia in fase di vendita.
I prossimi mesi diranno se l’area 74.000–85.000 dollari avrà svolto ancora una volta il ruolo di zona di accumulo all’interno di un ciclo rialzista più ampio o se assisteremo a una rottura capace di modificare il quadro pluriennale. In ogni caso, per chi opera su Bitcoin e criptovalute, il 2025 si conferma un anno in cui la gestione del rischio, la disciplina operativa e la capacità di leggere i segnali tecnici assumono un’importanza decisiva.
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