NFP: forte delusione, in aprile creati 266 mila posti di lavoro, tasso di disoccupazione al 6,1%. Dati molto deboli sulla creazione di posti di lavoro. Crollo del dollaro, festeggiano i tecnologici sul prolungamento degli stimoli monetari della FED
L’US Bureau of Labor Statistics (BLS) ha comunicato che, nel mese di aprile, nei settori non agricoli, si è registrato un aumento di 266 mila nuovi posti di lavoro, dato molto peggiore rispetto alle attese del consensus (circa 1 milione di nuovi impieghi). Il tasso di disoccupazione sale dal 6,0% al 6,1% (aspettative al 5,8%).
Riviste al ribasso nel complesso le cifre dei mesi scorsi (+78 mila posti di lavoro in totale rispetto alle stime precedenti). Il dato di febbraio è stato rivisto al rialzo di 68 mila unità a +536k, quello di marzo al ribasso di 146 mila unità a +770k.
Il tasso di partecipazione alla forza lavoro si è attestato al 61,7% (ancora lontano dai livelli di febbraio quando si attestava al 63,3%).
I salari medi salgono dello 0,7% m/m (consensus +0%). I salari sono saliti dello 0,3% a/a (consensus -0,4%).
Il numero di disoccupati che hanno dichiarato di essere in sospensione temporanea dalle attività lavorative (“temporary layoff”) sono scesi a 2,1 milioni di unità. I disoccupati che hanno perso del tutto il posto del lavoro sono pari a 3,5 milioni (2,2 milioni in più rispetto a febbraio 2020).
Crollano le quotazioni del dollaro sui mercati valutari, acquisti sull’obbligazionario, indici azionari contrastati.
Il deludente dato sulla creazione di posti di lavoro ha avuto un impatto immediato sui mercati finanziari. Il dollaro ha mostrato un forte calo sulle piazze valutarie. Il dollar index paniere che misura la forza del dollaro contro le principali valute internazionali è sceso da 90,9 a 90,4 punti. Il cambio euro/dollaro è saltato da 1,2060 fino a un massimo a 1,2130. Forti acquisti sul mercato obbligazionario che portano i rendimenti del Treasury decennale a scendere dall’1,57% all’1,50%. Sui mercati azionari l’effetto è stato più contrastato. Reazione positiva per gli indici tecnologici (Nasdaq 100 e Nasdaq Composite), forti oscillazioni per S&P500 e Dow Jones IA.
I dati deludenti sul mondo del lavoro statunitense confermano le strategie ultra-accomodanti del presidente della FED, Jerome Powell. È troppo presto per iniziare le exit strategy dalle misure non convenzionali portate avanti dalla commissione operativa dell’istituto centrale. Per l’inizio del tapering ovvero delle riduzioni degli stimoli monetari (processo già iniziato da altre banche centrali come Bank of Canada e Bank of England) sarà necessario aspettare ancora.
Gli acquisti mensili della FED resteranno probabilmente a 120 miliardi di dollari in asset (Treasuries e MBS). Per il momento il mantra di Powell “è ancora troppo presto per cambiare politica monetaria, perché gli obiettivi (occupazione e inflazione) sono ancora lontani” è valido ed è confermato dai dati. L’approccio della FED rimarrà quindi “wait and see” e “data driven”. Sul fronte occupazionale l’economia statunitense non si sta surriscaldando ed è ancora lontana rispetto agli obiettivi.
Commento di Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia
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Profilo dell’analista
Filippo A. Diodovich, Market Strategist per IG, è un esperto di analisi fondamentale e tecnica, applicata ai mercati finanziari (azionari, valutari, obbligazionari, delle commodities e dei derivati).
Dopo aver conseguito una laurea in Economia Politica all’Università Bocconi di Milano inizia il proprio percorso professionale nel 2002 presso l’ufficio studi di una delle maggiori banche d’affari statunitensi per poi passare nel 2003 a lavorare per un’azienda italiana specializzata nell’utilizzo delle metodologie dell’analisi tecnica per valutare l’andamento delle piazze finanziarie. È entrato a far parte del team di IG nel 2012.
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