L’Oro salirà del 10% entro il 2026? Le previsioni di Goldman Sachs

Da secoli l’oro rappresenta il simbolo universale di sicurezza e valore, ma oggi sta vivendo una fase che potrebbe ridefinirne il ruolo nei portafogli di investitori e istituzioni. Goldman Sachs ha acceso i riflettori con una previsione audace: il metallo giallo potrebbe crescere del 10% e superare i 4.300 dollari entro il 2026. Dietro questa prospettiva non ci sono semplici speculazioni di breve periodo, bensì movimenti strutturali che coinvolgono da due fonti principali:

• Acquisti delle banche centrali
• Aumento delle posizioni detenute tramite ETF sull’oro

In un contesto di tensioni geopolitiche, debito crescente e fiducia vacillante nelle valute tradizionali, l’oro torna a imporsi come alternativa credibile. La domanda allora è inevitabile: siamo all’inizio di un nuovo ciclo rialzista destinato a sorprendere anche i più scettici?

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Perché le banche centrali stanno comprando oro

Un elemento chiave che sostiene la domanda è il ruolo delle banche centrali. Dal 2022, infatti, il ritmo degli acquisti è cresciuto di oltre cinque volte rispetto alla media del decennio precedente.

L’evento scatenante è stato il congelamento delle riserve valutarie russe da parte dell’Occidente nel 2022, che ha rappresentato un vero “campanello d’allarme” per i gestori di riserve internazionali. Da quel momento, molti Paesi hanno percepito l’oro come l’unico vero asset sicuro, soprattutto se detenuto fisicamente nei propri forzieri nazionali.

Alcuni dati rilevanti:

• La Cina possiede oro per circa l’8% delle sue riserve totali.
• La media mondiale è vicina al 20%.
• Le indagini sulle intenzioni di acquisto da parte delle banche centrali si trovano oggi ai massimi storici.

Secondo Goldman Sachs, ci sono almeno altri tre anni di accumulo accelerato da parte delle banche centrali, destinati a spingere ulteriormente le quotazioni.

L’effetto degli ETF sull’oro

Un secondo fattore che contribuisce alla forza del metallo prezioso riguarda gli ETF.

Nel solo mese di settembre, i flussi verso gli ETF sull’oro sono stati sei volte superiori rispetto a quanto previsto da un modello legato ai tassi d’interesse. Ciò significa che gli investitori privati e istituzionali stanno diversificando con decisione verso l’oro, spinti dall’incertezza macroeconomica e dal desiderio di protezione contro inflazione e instabilità valutaria.

Va sottolineato che il mercato dell’oro è circa 70 volte più piccolo del mercato dei Treasury americani: anche piccoli spostamenti di capitale possono generare rialzi consistenti delle quotazioni.

Il legame tra tassi della Fed e oro

L’analisi di Goldman Sachs non trascura l’aspetto ciclico legato alla politica monetaria della Federal Reserve.

Ogni taglio di 100 punti base da parte della Fed tende a favorire un incremento delle posizioni sugli ETF in oro. In un contesto in cui il mercato prevede ulteriori riduzioni dei tassi d’interesse nei prossimi trimestri, la dinamica potrebbe alimentare un rally ancora più marcato del metallo prezioso.

Cosa significa per gli investitori

Le previsioni sull'oro di Goldman Sachs dipingono uno scenario molto interessante per chi valuta il metallo giallo come asset di protezione.

Se da un lato i flussi delle banche centrali rappresentano un supporto strutturale, dall’altro il contesto macro con tassi in calo e timori geopolitici aggiunge un ulteriore driver ciclico di crescita.

Per un investitore, ciò si traduce in un’opportunità di considerare l’oro non solo come bene rifugio tradizionale, ma anche come strumento strategico di diversificazione in un portafoglio orientato al medio-lungo termine.

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